Le città possono raggiungere l’obiettivo rifiuti zero?

BUENOS AIRES, ago 2018 (IPS) – Come affrontare il problema dei rifiuti nelle città? La prima cosa è porsi un obiettivo chiaro: che in futuro niente sia destinato all’incenerimento o allo smaltimento finale, secondo l’esperto mondiale sul tema, il docente britannico di chimica e tossicologia ambientale Paul Connett.

Autore del libro “La soluzione rifiuti zero”, Connett è intervenuto a Buenos Aires per illustrare la sua tesi, mentre nella capitale argentina è in corso un aspro dibattito sulla questione dei rifiuti.

L’obiettivo rifiuti zero può essere raggiunto grazie a una combinazione di fattori che permettano la transizione da un’economia lineare a una circolare: il coinvolgimento della comunità e la responsabilità delle imprese”, ha detto Connett all’IPS.

Lo scorso 18 luglio, l’esperto aveva presentato nella sala della Legislatura (il Parlamento) della città autonoma di Buenos Aires una strategia in dieci passi accolta con entusiasmo dal pubblico presente alla sua conferenza su “Incenerimento: una battuta d’arresto per l’ambiente”.

“La società deve separare i rifiuti, che devono essere ritirati porta a porta, e deve dire all’industria: se non possiamo riciclare, riutilizzare o destinare i rifiuti al compostaggio, dobbiamo smettere di produrli. Serve una migliore progettazione industriale per il ventunesimo secolo”, ha detto all’IPS.

Connett, cresciuto in Inghilterra e residente negli Stati Uniti, è laureato all’Università britannica di Cambridge, che più di vent’anni fa si è specializzata nella gestione dei rifiuti, realizzando presentazioni in oltre 60 paesi.

È stato invitato in Argentina dall’associazione ambientalista Greenpeace, un’organizzazione della società civile che negli ultimi mesi ha protestato contro la decisione presa quest’anno dalle autorità della Città di Buenos Aires di ripristinare l’incenerimento dei rifiuti, che era stato vietato.

La capitale argentina mette fine così in modo curioso a un percorso avviato lo scorso novembre, quando la Legislatura locale votò una legge di gestione integrale dei rifiuti solidi urbani, allora considerata innovativa e nota come la legge “Rifiuti Zero”.

La legge fissava obiettivi graduali di riduzione delle quantità di rifiuti da destinare alle discariche nelle periferie della città, fino a non mandare più nulla nel 2020.

Ma negli anni seguenti, i progetti che seguirono ai piani per attuare la separazione e il riciclaggio dei rifiuti fallirono miseramente, al punto che la spazzatura non solo non diminuì, ma aumentò: da 1.492.867 tonnellate inviate da Buenos Aires alle discariche nel 2004, si passò a 2.086.740 nel 2012, secondo le cifre ufficiali.

Da allora, l’immondizia generata dalla città cominciò a ridursi, anche se lontano dagli obiettivi fissati dalla norma: nel 2017 furono interrate 1.101.203 tonnellate, mentre la legge aveva stabilito un obiettivo di 373.217.

Nella capitale argentina vivono tre milioni di persone, che diventano 15 milioni se si considera l’area metropolitana, conosciuta come la Gran Buenos Aires, che rappresenta il 34 per cento del paese sudamericano, di 44 milioni di abitanti.

“Le autorità cittadine non hanno fatto praticamente nulla per ridurre la quantità di rifiuti inviata allo smaltimento finale. Se negli ultimi anni c’è stata una riduzione, è stato grazie al lavoro dei cartoneros, ha detto all’IPS Leonel Mingo, coordinatore delle campagne di Greenpeace Argentina.

I cartoneros in Argentina sono persone escluse dal circuito del lavoro che ogni notte vanno in giro spingendo i loro carretti per le città, in cerca di cartone o altri oggetti di un qualche valore economico che trovano nella spazzatura.

Il governo autonomo della Città di Buenos Aires ha assegnato uno status formale a più di 5000 cartoneros, denominati “recuperatori urbani”, che sono riuniti in 12 cooperative. Oggi indossano uniformi e usufruiscono di assistenza sanitaria. Alcuni di loro separano i rifiuti nei quattro centri ecologici che dipendono dallo Stato.

Si stima tuttavia che i cartoneros siano più del doppio, visto che molti non sono riusciti a vedersi riconosciuti legalmente e lavorano al nero. Sono proprio loro che stanno in prima fila nella lotta contro l’incenerimento, perché temono di vedersi privati dei propri mezzi di sussistenza.

“Siamo un importante attore sociale e difenderemo i nostri diritti. Siamo 12.000 cartoneros e abbiamo la capacità di garantire un circuito di riciclaggio sufficiente ad adempiere alla legge Rifiuti Zero. “Non permetteremo l’incenerimento”, ha detto all’IPS una di queste lavoratrici, Jaqueline Flores.

Flores, della Cooperativa El Amanecer, ha raccontato “nell’ultima crisi del 2001 ho cominciato questa professione e per anni mi sono guadagnata così la vita. Oggi faccio parte di una squadra di 100 promotrici ambientali, e suoniamo il campanello degli abitanti di Buenos Aires per chiedergli di consegnare i loro rifiuti differenziati ai cartoneros”.

A maggio, la Legislatura della Città approvò la modifica alla legge Rifiuti Zero, allentando gli obiettivi di riduzione dei rifiuti e autorizzando l’incenerimento.

Il sindaco Horacio Rodríguez Larreta – della alleanza Cambiemos, guidata dal presidente Mauricio Macri – autore della legge, ha annunciato l’installazione di impianti di termovalorizzazione, per trasformare i rifiuti in energia.

Ma l’applicazione del piano è ancora avvolta nell’incertezza, visto che a giugno una giudice ha sospeso l’applicazione delle legge, accogliendo una petizione congiunta di cooperative di cartoneros e organizzazioni ambientaliste, secondo i quali l‘incenerimento inquinerà l’aria di Buenos Aires.

Il sindaco è ricorso in appello e adesso si attende la sentenza finale.

“Come a Buenos Aires, molte grandi città latinoamericane hanno problemi con l’immondizia, che i politici non sanno come risolvere. Bisogna essere stupidi o corrotti per costruire un inceneritore”, ha dichiarato Connett.

L’esperto ha detto all’IPS che diversi paesi latinoamericani, a causa della loro grande estensione, hanno un grande potenziale per la riduzione dei rifiuti.

“Il lavoro di una grande città dovrebbe essere esportare i rifiuti organici nelle zone rurali, dove devono essere convertite in compost e utilizzate in agricoltura”, ha segnalato.

“A sua volta, dalle campagne bisognerebbe mandare i rifiuti riciclabili nella città, dove possono occuparsene perché ci sono molte persone che possono trarne beneficio”, ha aggiunto Connett.

L’esperto ha poi citato alcuni esempi virtuosi di Stati Uniti e Europa.

Tra questi, San Francisco, California, che è riuscita a ridurre la quantità di rifiuti destinati allo smaltimento finale dell’80 per cento.

Uno degli elementi fondamentali è stata l’installazione di un impianto di compostaggio a 70 chilometri dalla città, che riceve rifiuti organici e li trasforma in fertilizzanti, che vengono utilizzati in oltre 200 vigneti della zona.

“Io sono l’economia circolare vivente”, ha detto Connett durante l’incontro di Buenos Aires, spiegando di aver pagato appena sei dollari la giacca che indossava, fatta di materiale riciclato.

L’economia circolare vuol dire sostituire il modello basato sul principio produco-consumo-spreco con quello di produco-consumo-riciclo.

Si è poi espresso a favore di multe per coloro che generano rifiuti che non possano essere riutilizzati o riciclati: “I rifiuti sono un’invenzione umana, che dobbiamo ‘disinventare’ mediante diversi comportamenti e cambiamenti nella progettazione industriale”, ha detto.

Ha poi chiuso il suo intervento con un appello al pubblico: “Non lasciate mai che gli esperti traggano conclusioni che potete raggiungere grazie al vostro buon senso”.

(Traduzione e editing a cura di Francesca Buffo)