GRECIA: I social media si fanno strada tra i grandi magnati

ATENE, 20 settembre 2011 (IPS) – Un rapporto poco lusinghiero sui media greci redatto da un ex inviato statunitense nel paese e trapelato su Wikileaks, non ha suscitato grandi reazioni nel pubblico: è stato preso semplicemente come un fedele ritratto della realtà greca.

Il rapporto inviato a Washington da Charles P. Ries, mostra che i media greci erano gestiti da un “piccolo gruppo di persone che hanno fatto o ereditato fortune nel sistema dei trasporti, delle banche, delle telecomunicazioni, dello sport, del petrolio, delle assicurazioni, e così via, e che sono o sono stati parenti, sposati o amanti di funzionari politici e del governo e/o di altri magnati degli affari e dei mezzi di comunicazione”.

E' difficile contestare le rivelazioni di Wikileaks, poiché è un dato di fatto che i media greci, privi di obiettività e impantanati nel nepotismo, hanno perso la fiducia del pubblico. I media tradizionali hanno toccato il fondo due anni fa in un sondaggio sulla fiducia nelle istituzioni pubbliche.

Sorprendentemente, si era verificato un calo nelle vendite delle edizioni domenicali dei quotidiani nazionali, un tempo apprezzati per le loro taglienti analisi politiche.

Un giornale ad alta tiratura che ufficialmente vendeva 300mila copie nel 2005, ha visto crollare il volume delle vendite ben al di sotto delle 100mila da maggio 2010 e, anche durante l’apice della crisi del debito greco, non ha mai superato le 75mila copie.

La fiducia del pubblico è crollata in occasione dei disordini del dicembre 2008, quando è stato scoperto che un canale privato aveva aggiunto effetti sonori alle riprese di una folla inferocita che aggrediva alcuni poliziotti, in seguito all’omicidio di un sedicenne, Alexis Grigoropoulos da parte di un agente.

La versione originale, trapelata sul popolare sito di YouTube subito dopo, conteneva solo il suono degli spari.

“È la dimostrazione che i media tradizionali stanno rapidamente perdendo il loro pubblico”, dice Aggeliki Boubouka, giornalista specializzata nei nuovi media. ” È un dato di fatto che una massa di ventimila persone usa Internet e le nuove tecnologie per ottenere informazioni sul paese”.

Per Boubouka, il crescente impatto dei social media in Grecia si nota da come “i principali giornali, le stazioni radio e i canali faticano a capire questo nuovo ambiente”.

“Per la prima volta i media tradizionali sono stati costretti a modificare il loro discorso, dopo che le persone che usano i social media hanno affrontato questioni specifiche, tra cui i disordini del 2008 e la prima ‘Freedom Flottiglia’ lo scorso anno.

Boubouka fa parte di 'Eleftherotupi', un'importante pubblicazione progressista che ha dominato il giornalismo per più di trent'anni in Grecia, ma che da tre mesi non paga gli stipendi e sta per chiudere.

“La realtà dei media qui sarà molto diversa ed entreranno in gioco nuove figure. Nessuno può dire come cambieranno le cose, ma la trasformazione sta già destando preoccupazione ai poteri convenzionali”.

Dall'inizio dell'anno, i più importanti canali televisivi come 'SKAI TV' e 'Mega' hanno sperimentato nei nuovi programmi l'interazione in diretta con Twitter.

SKAI Radio, la più grande stazione del paese, sta preparando un grande blog. Molti giornalisti affermati stanno cercando anche di creare propri siti web di notizie e di analisi.

'TVXS', che è apparsa qualche anno fa, è stata una delle emittenti televisive che ha ottenuto più successo e ha attirato migliaia di utenti, mentre 'Protagon' ha promosso un sito con commenti di personaggi famosi. Entrambe sono gestite da giornalisti televisivi di successo, ma che si ritrovano sfidati da blogger anonimi.

Giornalisti più giovani, cui le difficili condizioni di lavoro hanno negato le possibilità di carriera, stanno cercando di raggiungere un pubblico online. 'Parallilografos', un sito che è comparso per la prima volta qualche mese fa, ora riceve più di 3mila visite giornaliere.

I possessori di smartphone, che riprendono manifestazioni o altri eventi e li riportano in diretta su Twitter, si sono moltiplicati negli ultimi quattro anni sfidando così i protagonisti dei media convenzionali che hanno osato ignorare l'opinione pubblica.

“Ora migliaia di persone controllano anche le fonti alternative, oltre ai media tradizionali, prima di formarsi un proprio punto di vista”, dice Spyros Papadopoulos, noto come 'ToVytio' tra i blogger e fan di Twitter.

Ricorda ancora quando il primo Twitt dell'assassinio di Grigoropoulos è andato online tre minuti dopo che il colpo mortale era stato sparato.

“Ultimamente si sta verificando una sorta di decentramento. Prima di una manifestazione la gente discute su Twitter per decidere un tag comune su cui riferire nel corso dell’evento, ha detto Papadopoulos.

All'inizio di quest'anno, Papadopoulos si è unito a un gruppo di blogger e giornalisti dilettanti della stazione radio online 'Radiobubble' per coprire i grandi eventi e fornire una copertura alternativa alle ultime notizie, cui i cittadini contribuiscono in diretta dal campo.

Un pubblico di oltre 3mila persone ha seguito la trasmissione di ‘Radiobubble’ durante i grandi scioperi e i disordini di quest'anno ad Atene.

Un momento di informazione cruciale è stato la circolazione di un documentario di attualità chiamato 'Debtocracy' che ha criticato la politica di austerità del governo. Il film è stato prodotto da Katerina Kitidi e Aris Xatzistefanou con un budget di 16mila euro (21.927 dollari) raccolto dal pubblico.

“Una volta caricato il film online, abbiamo chiesto al pubblico di partecipare alla distribuzione; in pochi giorni abbiamo registrato 500mila visite sulla nostra pagina”, ha detto Xatzistefanou che ha perso il suo lavoro in un’importante stazione radio subito dopo la trasmissione del documentario.

“Quando il suo impatto è diventato evidente, i canali televisivi greci l'hanno ignorato e i giornali ne hanno parlato negativamente. Credo che l’abbiano disprezzato per ragioni politiche e perché è qualcosa che non si può controllare. I media greci sono tradizionalmente molto autoritari”, ha detto Xatzistefanou.

'Debtocracy' ora registra 1,5 milioni di visite sul suo sito web. E' stato sottotitolato in molte lingue e trasmesso in Gran Bretagna, Spagna, Portogallo e Belgio; si prevede la diffusione anche in America Latina.

“Il ruolo dei social media in Grecia è un po' diverso da quello dei media coinvolti nella primavera araba”, dice Xatzistefanou. “Qui non stiamo combattendo per la libertà di espressione, ma contro il dominio dei media convenzionali sulle analisi e sull’interpretazione della realtà. Ci stiamo arrivando”. © IPS