GIAPPONE: Da paese donatore a destinatario degli aiuti, anche di Cina e Russia

TOKYO, 13 aprile 2011 (IPS) – In Giappone, aprile è il mese dell’“Hanami”, ovvero la festa della fioritura del ciliegio: da oltre un millennio la popolazione festeggia lo spettacolo dei ciliegi in fiore riunendosi nelle strade e nei parchi delle città intorno a questi alberi dai fiori rosa, illuminati dalle tipiche lanterne.

Suvendrini Kakuchi/IPS Suvendrini Kakuchi/IPS

Suvendrini Kakuchi/IPS
Suvendrini Kakuchi/IPS

Ma un mese dopo il terremoto e lo tsunami dell’11 marzo, che ha registrato circa 30mila tra morti e dispersi, la forte mobilitazione intorno agli aiuti ha messo in secondo piano i festeggiamenti dell’Hanami a Tokyo e nelle altre principali città del paese.

“In seguito al terribile disastro di Tohoku, tutto il paese si è attivato con un vasto movimento di aiuti”, ha detto lo scrittore giapponese e critico sociale Kyoichi Kobayashi. “È un’esperienza totalmente nuova per la popolazione, che era abituata a uno stile di vita benestante dopo il boom economico del dopo-guerra”.

Ma dall’isola settentrionale del Giappone, Hokkaido, fino a Okinawa, punta meridionale dell’arcipelago, centinaia di gruppi locali volontari, imprese e organizzazioni hanno dato il via a frenetici piani di aiuti, oppure lavorano come volontari per aiutare le popolazioni delle zone colpite dal disastro.

Ad esempio, il festival di cinema internazionale organizzato ogni anno a Okinawa dal colosso giapponese dell’intrattenimento Yoshimoto Kogyou, ha cambiato il suo tradizionale obiettivo di fondo, dare uno slancio all’economia di Okinawa, in una raccolta fondi per Tohoku.

Shintaro Ishihara, governatore di Tokyo, capitale e fulcro dell’economia locale, ha chiesto alla popolazione di evitare le celebrazioni dell’Hanami per mostrarsi solidali con la tragedia di Tohoku. “Non è il momento adatto per bere e festeggiare questo periodo dell’anno, in nessun momento della giornata”.

Queste misure inusuali, secondo Koboyashi, sono un chiaro esempio di come il Giappone, dopo decenni che lo hanno visto occupare il forte ruolo di paese donatore, grazie alla sua ricchezza economica, adesso deve gestire la nuova immagine di paese bisognoso di aiuto.

La grande recente catastrofe, compresa l’attuale emergenza nucleare, ha spiegato Kobayashi, ha dato al Giappone una lezione amara: essersi dimostrato impreparato nonostante la sua storica vulnerabilità ai terremoti.

“Il caos che abbiamo vissuto a Tohoku – migliaia di persone ancora stipate nei centri di evacuazione e la mancanza di cibo e acqua – fa riflettere, ha detto l’esperto. “In pochi secondi”, il Giappone si è trasformato da paese che fino a poco tempo era tra le prime nazioni donatrici al mondo, “in un destinatario degli aiuti”.

Questo nuovo scenario di emergenza è stato ben descritto dallo stesso leader giapponese, il primo ministro Naoto Kan, in un comunicato pubblicato lunedì sui quotidiani di tutto il mondo. Ha parlato dei “Kizuna”, o segnali di amicizia, mostrati da più di 130 paesi e regioni dopo la tragedia, e ha promesso che il Giappone si “riprenderà grazie ai propri sforzi ma anche con l’aiuto della comunità globale”. Il paese diventerà “ancora più forte… per ricambiare” il vostro sostegno, ha detto Kan.

L’esperto di relazioni internazionali Takeshi Inoguchi ha spiegato che le donazioni provenienti da paesi con Ruanda e Sri Lanka – che ogni giorno devono combattere al loro interno contri i tanti ostacoli di cui sono vittime – sono state molto apprezzate dal Giappone. “Il popolo giapponese considera questa generosità un importante segnale di incoraggiamento in questo periodo di lutto, e prova un profondo senso di gratitudine”, ha detto Inoguchi.

Le donazioni bilaterali provenienti da 117 paesi sono state devolute attraverso la Croce Rossa giapponese e hanno totalizzato oltre 33 milioni di dollari (2,8 miliardi di yen) secondo alcuni dati ufficiali diffusi nel paese.

Inoguchi ha anche sottolineato che, oltre alle calorose manifestazioni di sostegno internazionale e agli eserciti di volontari arrivati in massa a Tohoku, ci sono anche altri sviluppi incoraggianti.

Un caso eclatante è il supporto e l’aiuto della Cina. Prima del terremoto, le relazioni sino-giapponesi erano molto tese a causa di questioni territoriali irrisolte, ma i leader di Pechino sono stati in prima linea negli sforzi degli aiuti al Giappone.

Il quotidiano Asahi ha scritto martedì che la Cina ha reagito in modo “pacato” alla dispersione in mare di materiale radioattivo dell’impianto danneggiato di Fukushima in luoghi così vicini alla frontiera.

La reazione della Cina è in netto contrasto con il braccio di ferro della clamorosa vicenda del settembre 2010, quando uno skipper cinese era stato arrestato dal Giappone, e poi rilasciato, dopo che il suo peschereccio era entrato in collisione con due motovedette giapponesi, nei pressi delle isole Senkaku, uno dei territori contesi fra i due paesi.

Gli aiuti stanno arrivando anche dalla Russia, con cui le relazioni bilaterali sono in crisi dallo scorso novembre, quando il leader russo Dmitri Medvedev si era recato in visita nei Territori Settentrionali, occupati dalla Russia ma reclamati dal Giappone.

La Russia ha inviato 161 operatori e annunciato misure di aiuti nel settore energetico in un momento in cui il Giappone è vittima di diversi black-out.

Mokoto Torri, un abitante di Tokyo che quest’anno ha deciso di rinunciare alle celebrazioni dell’Hanami, ha dichiarato che “è una terribile tragedia”. Ma con lo sguardo avvilito rivolto alle lunghe file di alberi ricoperti di piccoli fiori rosa che costeggiano la strada, ha mormorato: “Mi chiedo se dopotutto sto facendo la cosa giusta”. © IPS