Chi controlla gli organi di controllo del nucleare

UXBRIDGE, Canada, 22 marzo 2011 (IPS) – Mentre il Giappone deve far fronte a un incidente nucleare che potrebbe rivelarsi il peggiore nella storia, sembra evidente che qualsiasi dibattito sulla sicurezza dell’energia atomica dovrebbe trattare il tema dell’indipendenza degli organismi regolatori.

L'impianto di Fukushima I rilascia vapore radioattivo, 14 marzo. DigitalGlobe

L’impianto di Fukushima I rilascia vapore radioattivo, 14 marzo.
DigitalGlobe

Il 26 aprile 1986, diversi incendi ed esplosioni nella centrale ucraina di Chernobyl liberarono materiale radioattivo che si diffuse per tutta l’Europa orientale e occidentale, in particolare nella stessa Ucraina, in Bielorussia (oggi Belarus) e in Russia, allora repubbliche sovietiche.

Venticinque anni dopo, il reattore numero quattro di Chernobyl continua a emettere radioattività nonostante sia sepolto sotto una spessa ma deteriorata copertura di cemento armato. Europa e Stati Uniti stanno cercando di raccogliere più di 2 miliardi di dollari per costruire un sarcofago permanente che contenga le radiazioni.

Il disastro di Chernobyl viene attribuito ad una tecnologia obsoleta e alla scarsa trasparenza caratteristica del regime sovietico.

L’incidente nella centrale giapponese di Fukushima I, gestita dalla società elettrica di Tokyo (Tepco) è avvenuto per i danni provocati dal terremoto di nove gradi della scala Richter, e il successivo tsunami l’11 di questo mese. Ma “Tepco non ha buoni precedenti quanto alla sicurezza o alla trasparenza nell’informazione”, ha detto Mycle Schneider, analista per le politiche energetiche e nucleari che adesso si trova a Parigi, anche se abitualmente lavora in Giappone.

Nel 2002 si è scoperto che Tepco falsificava le informazioni sulla sicurezza, e l’impresa è stata costretta a chiudere i suoi 17 reattori, inclusi quelli della centrale di Fukushima I, che si trova a circa 240 chilometri a nord di Tokyo, ad est del paese, sull’oceano Pacifico.

I dirigenti della Tepco hanno ammesso di aver presentato nei vent’anni precedenti circa 200 rapporti tecnici contenenti dati falsificati. La notizia è venuta alla luce grazie alle rivelazioni di un ingegnere nucleare statunitense che aveva lavorato per l’impresa, ha detto Schneider a Tierramérica (TA).

Nel 2007, un terremoto di magnitudo 6,6 gradi ha costretto la Tepco a chiudere i sette reattori della centrale nucleare più grande del mondo, situata sulla costa ovest del Giappone.

L’impianto di Kashiwazaki-Kariwa è stato chiuso per 21 mesi, per effettuare riparazioni e test antisismici straordinari. Solo quattro dei suoi reattori hanno ripreso a funzionare.

“Non esiste nessun luogo in Giappone che non sia incline ai terremoti”, ha detto Schneider.

Il Giappone ricava un terzo dell’elettricità da 55 reattori nucleari, e questo lo colloca al terzo posto dopo la Francia, con 59, e gli Stati Uniti, con circa 100. Il Giappone non ha petrolio, gas naturale né carbone ed è un forte consumatore di energia. Il paese ha in programma la costruzione di altri 15 reattori.

In altri impianti nucleari giapponesi si sono già registrati diversi casi di falle.

Nel 2004, un incidente ha provocato la morte di cinque lavoratori. Nel 1996, un altro incidente ha scatenato una pioggia radioattiva che ha raggiunto le periferie del nord-est di Tokyo, ma la notizia ha avuto scarsa diffusione, visto che il governo ha proibito ai media di parlarne, secondo quanto riferito dal giornalista Yoichi Shimatsu, ex editor del The Japan Times Weekly, in un articolo pubblicato su The 4th Media.

Gli ambientalisti giapponesi protestano da diverso tempo per normative statali inadeguate e una certa mentalità dell’industria nucleare che tende a nascondere i propri errori.

Il problema è che le imprese di energia nucleare come Tepco e le agenzie governative di vigilanza sono “essenzialmente le stesse”, ha spiegato a Tierramérica Gordon Edward, presidente della non governativa Coalizione canadese per la responsabilità nucleare.

E la situazione è la stessa in Giappone, Canada, Stati Uniti e in altri paesi, ha detto.

“Ci sono pochi esperti nucleari indipendenti nel mondo. Tutti lavorano per l’industria, o lo hanno fatto prima e adesso sono i regolatori”, ha commentato.

Il Canada ha una grande industria nucleare di proprietà statale, con 17 reattori che apportano il 15 percento dell’elettricità del paese.

Il governo canadese ha venduto reattori Candu a diversi paesi, tra cui l’Argentina e, più recentemente, la Cina.

Gli impianti nucleari del Canada sono stati diverse volte oggetto di riparazioni, tutte estremamente costose, e anche di chiusure, principalmente per infiltrazioni. Anche se non ci sono state vittime, i costi di riparazione ammontano a migliaia di milioni di dollari.

L’industria e gli organi di supervisione non hanno interesse ad informare la popolazione o i governi, dice Edwards. “Non spiegano mai che la radioattività non è una cosa che può essere spenta. Non spiegano che anche quando un reattore viene chiuso, continua a generare un’enorme quantità di calore che deve essere eliminato per impedire la fusione del combustibile”, ha segnalato.

Un chiaro esempio è il reattore numero quattro di Fukushima I, che era chiuso da dicembre. Ma il combustibile già utilizzato, immerso nelle piscine di stoccaggio ha cominciato a riscaldarsi quando il sistema di raffreddamento ha smesso di funzionare in seguito al terremoto.

Per John Luxat, esperto di sicurezza nucleare dell’Università McMaster, vicino Toronto, gli edifici di Fukushima hanno resistito bene, ma ci sono stati problemi con il generatore elettrico che doveva alimentare il sistema di raffreddamento.

Il Canada ha un importante organismo di vigilanza, la Commissione canadese per la sicurezza nucleare (CNSC, nell’acronimo inglese), ha segnalato Luxat a Tierramérica, incaricata di far rispettare le norme.

Alla sua direzione, il governo nomina esperti dell’industria e di altri settori. Ogni nuova norma alza considerevolmente i costi, ha ammesso Luxat, che ha lavorato nell’industria nucleare canadese.

“Nel 2008, quando la presidentessa del CNSC (Linda Keen) ha tentato di rendere le norme canadesi conformi con gli standard internazionali, il governo l’ha destituita”, ha detto a Tierramérica Shawn-Patrick Stensil, analista nucleare di Greenpeace Canada.

Uno dei cambiamenti che Keen aveva promosso era stato ordinare l’uso di generatori di supporto alimentati a gasolio, in caso di falle elettriche causate da un terremoto, ha aggiunto.

“L’indipendenza della Commissione è stata compromessa dopo la nomina di un presidente favorevole all’industria nucleare”, ha detto. La CNSC e l’industria si rifiutano di divulgare i loro studi sulla sicurezza perché vengano valutati da colleghi indipendenti, sostenendo che sia troppo pericoloso renderli pubblici, ha commentato Stensil.

“L’industria esagera sempre sul tema della sicurezza e dei benefici, e sminuisce i costi e i rischi”, ha detto a Tierramérica Mark Mattson, dell’organizzazione non governativa Lake Ontario Waterkeeper.

“È impossibile fare in modo che portino prove a sostegno dei loro argomenti”, sostiene.

La maggior parte dei reattori nucleari canadesi si trova nell’area della “grande Toronto”, ad est del paese, dove vivono quasi sei milioni di persone.

Alla fine di questo mese, si terranno udienze pubbliche per discutere della costruzione di altri due reattori, anche se di fatto la decisione di costruirli è già stata presa a livello politico, ha commentato Mattson. “In realtà non avremmo necessità di produrre altra energia. L’unico motivo per cui si va avanti su questo cammino è per aiutare l’industria”, ha concluso. © IPS

* Articolo pubblicato originariamente dalla rete latinoamericana di quotidiani di Tierramérica. http://www.tierramerica.info/