FSM-VENEZUELA: L’anno chiave del Venezuela – L’analisi del sociologo Edgardo Lander

PORTO ALEGRE, 1 febbraio 2010 (IPS) – Il professore dell’Università centrale del Venezuela, intervenendo al Forum social mundial di Porto Alegre, parla della profonda “schizofrenia” del processo bolivariano, “all’origine delle turbolenze che scuotono il paese”.

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Per il sociologo venezuelano Edgardo Lander, intervenendo al Forum social mundial di Porto Alegre (Brasile), i prossimi sei mesi potrebbero ridefinire il futuro politico del Venezuela. “Il processo politico venezuelano è ancora segnato da una profonda schizofrenia”, sostiene il professore dell’Università centrale del Venezuela e membro del Consiglio latinoamericano di scienze sociali (Clacso).

“La mobilitazione sociale scatenata dall’ascesa di Chávez nel 1999 ha risvegliato le masse dalla loro apatia. Si sentono padrone del paese. Milioni di persone, prima sottomesse, vogliono dire la loro. E lo fanno nei Consigli comunali, nei comitati dell’acqua, negli spazi aperti ai dibattiti sulle politiche sulla salute e l’educazione”, osserva.

Ma “la mobilitazione è stata scatenata dallo Stato, e dipende fortemente da esso”, continua Lander, uno dei coordinatori dei Forum sociali delle Americhe.

Per esempio, spiega, “i Consigli comunali, capisaldi del nuovo processo politico, tendevano a prendere sul serio tutte le proposte di dibattito lanciate dal presidente. Ma che fare se nel bel mezzo di un’intensa polemica, i membri del Consiglio accendono la tv e vedono il presidente annunciare che ha già preso una decisione sull’argomento in cui erano immersi? Non è normale che si sentano delle semplici comparse”?, si chiede.

Secondo Lander, le diverse crisi che attraversano oggi il Venezuela sono legate, nel bene o nel male, con il carattere particolare del chavismo. Esso si appella alle iniziative dal basso per fronteggiare il conservatorismo delle elite. Ma non ha voluto, o non è stato capace, almeno per ora, di liberare le masse, perfino dal loro stesso grande leader… Perciò produce inefficienza, conformismo e personalismo, sostiene Lander.

La crisi elettrica, prosegue, è solo uno dei sintomi. La mancanza di elettricità sta diventando sempre più grave, non ha soluzione a breve termine e causerà un black-out che rischia di sconvolgere l’economia, avverte.

Esiste una causa naturale: la prolungata siccità, che ha devastato un paese dove il 70 per cento dell’elettricità dipende dall’energia idroelettrica. La diga del Guri, sul fiume Caroní, nel sudest del paese, da cui proviene più della metà dell’energia generata, perde 11 centimetri al giorno.

All’inizio di questa settimana, Chávez ha lanciato un appello di emergenza al presidente brasiliano Lula, chiedendo che invii degli esperti per aiutarlo a trovare una soluzione.

Ma in un paese con abbondanti risorse idriche, le colpe non sono attribuibili solo al clima. Come accadde al Brasile a fine secolo XX, le ragioni del black-out sono da ricercare anche nell’inefficienza, l’incapacità di pianificazione e le carenze amministrative.

“Una delle manifestazioni della cultura personalista è pensare che, per guidare bene un’impresa o un settore dell’economia, sia sufficiente l’impegno politico”, dice Lander.

Sul piano economico, il secondo problema del Venezuela è il rischio di inflazione e della mancanza di approvvigionamenti, provocati da una forte caduta della valuta nazionale rispetto al dollaro.

L’8 gennaio scorso, il governo si è visto obbligato ad abbandonare la politica del cambio fisso che manteneva dal 2003, e la quotazione di 2,15 bolivares per dollaro, stabilita nel 2005. Sul mercato nero, la valuta Usa costava il doppio, e un volume sempre più alto di transazioni veniva effettuato al di fuori dei canali legali.

C’è stata una svalutazione del 100% della moneta, e il valore del dollaro è passato a 4,30 bolivares per la maggior parte delle transazioni finanziarie, fatta eccezione per un piccolo canestro di prodotti di prima necessità (come alimenti e medicine) e degli acquisti dello Stato, favoriti da una quotazione di 2,60 bolivares per dollaro.

Per un’economia che importa quasi tutto, la tendenza è un’inflazione accelerata.

Per Lander, il chavismo ripete gli errori dei governi precedenti nel non affrontare l’enorme dipendenza petrolifera del paese. Negli anni della “bonanza”, in Venezuela piovevano così tanti dollari che il paese poteva permettersi il lusso di comprare tutto all’estero.

Ma come affrontare adesso uno scenario in cui si combinano razionamento di energia, disorganizzazione economica e inflazione accelerata? Lander vede l’asse della crisi venezuelana spostato sulle elezioni parlamentari previste per settembre.

L’opposizione, assicura Lander, non cadrà più negli stessi errori infantili che commetteva in passato, quando arrivò ad abbandonare lo scontro, restando fuori dal parlamento.

Adesso invece pensa sul medio-lungo periodo e non cercherà di trasformare le proteste di piazza delle ultime settimane in un colpo di stato, come fece nell’aprile del 2002..

A secondo di quanto sarà profonda la crisi, a suo giudizio non è da escludere che l’opposizione conquisti la maggioranza nel Congresso, e in questo caso il presidente verrebbe privato del controllo che esercita sullo Stato in un momento cruciale per il suo progetto politico.

Come reagirebbe il chavismo di fronte a questa possibilità concreta? È un’incognita, ma anche una speranza, osserva Lander. Da una parte, ci saranno settori disposti a negare il risultato delle urne, sostenendo che il “processo rivoluzionario” deve avanzare, a qualunque costo.

Ma dall’altra parte, c’è spazio per delle rettifiche, sostiene. Non si tratterebbe di abbandonare i progressi raggiunti, ma di un potere meno personalista, più aperto alle divergenze e alla necessità di intrecciare alleanze sociali e politiche. Nella migliore delle ipotesi, il chavismo, per continuare ad appoggiarsi alle masse, dovrebbe riconoscere di fatto che queste devono essere autonome, aggiunge.

Il processo bolivariano sarà capace di questo passo avanti? Da questa grande domanda, ancora senza risposta, dipende il futuro immediato del Venezuela”, conclude Lander. © il manifesto