FORUM SOCIALE MONDIALE: Di nuovo alla guida del cambiamento sociale

RIO DE JANEIRO, 28 gennaio 2010 (IPS) – Il Foro Sociale Mondiale (FSM) è solo “uno strumento”, che non deve essere confuso con il movimento globale per un altro mondo, sostiene Chico Whitaker, uno dei fondatori dell’incontro, che celebra quest’anno il suo decimo anno di vita con un seminario di valutazione dei propri risultati, nella città che lo ha visto nascere, Porto Alegre (25-29 gennaio).

 Paulino Menezes/Terraviva/IPS


Paulino Menezes/Terraviva/IPS

È un meccanismo, “uno strumento per unire le persone; il Forum non cambia il mondo; questo è compito della società, attraverso un movimento di giustizia globale variegato”, aggiunge Whitaker, che rifiuta per il FSM l’etichetta “movimento dei movimenti”, definizione a suo parere troppo vicina a un partito politico.

Whitaker, architetto di professione, ha fatto sua la missione di spiegare la natura del Forum e di difenderne la Carta dei Principi, scritta nel 2002. Per più di cinquant’anni è stato attivista per la giustizia sociale, ed è rappresentante della Commissione “Giustizia e Pace” della Chiesa cattolica nel Consiglio Internazionale del FSM.

Nel 2005 ha scritto il libro “O desafio do Fórum Social Mundial: um modo de ver” (La sfida del Foro Sociale Mondiale: un modo di vedere), nel quale espone i principi e i processi di questo incontro mondiale della società civile, la sua evoluzione, la sua struttura orizzontale e le “tentazioni” di ribaltare un cammino politico che già ha dimostrato la sua inefficienza e perversità.

Raramente viene compresa la grande vocazione del FSM di aprire nuove strade e costruire un’unità nel movimento per “un altro mondo”, che abbraccia una tale diversità di attivisti, ha spiegato all’IPS Whitaker. Le tensioni all’interno del Forum e del Consiglio Internazionale stesso si devono in gran parte ai gruppi che difendono le vecchie vie.

Secondo il bilancio di Whitaker di questi 10 anni, il FSM ha contribuito indirettamente a svariate forme di progresso, attraverso la promozione di connessioni tra i movimenti. Tra i suoi meriti, la fine dell’Area di Libero Commercio delle Americhe (ALCA) promossa dagli Stati Uniti, e la crescita della coscienza indigena in America Latina, che nel caso della Bolivia ha portato al governo Evo Morales, primo presidente indigeno del paese.

Il modo di pensare degli Stati Uniti è cambiato dalla nascita del FSM e questo si rifletterà nel secondo Forum nazionale che si terrà a luglio di quest’anno a Detroit, città-simbolo del modo di vivere americano. Il FSM ha inoltre accelerato lo sviluppo della “economia solidale”, ha affermato Whitaker.

Cambiare il mondo è l’obiettivo del FSM, senza però indicare “modelli predefiniti, né un’unica strategia” come fatto compiuto, ma esigendo cambi “a tutti i livelli, incluso quello personale”, ha aggiunto Whitaker.

Secondo il suo punto di vista, i numerosi incontri hanno permesso la diffusione di “una migliore comprensione di questo lungo processo, che è più complesso di quanto si sia mai potuto immaginare”.

La crisi finanziaria internazionale degli ultimi due anni, nata negli Stati Uniti, ha aperto nuove frontiere per l’analisi e l’educazione politica dei giovani, fornendo nuovi esempi per mostrare le tragedie del capitalismo, ha detto.

Senza indicare nessun modello specifico di possibile società futura, e senza la pretesa di utilizzare il potere dello stato per promuovere i cambiamenti, il FSM nasce con uno slogan un po’ generico e ingenuo “un altro mondo è possibile”. In termini tradizionali, ciò non sembrerebbe una promessa di movimento di lunga durata.

Eppure, le edizioni internazionali annuali del FSM hanno mobilitato moltitudini di persone, e le iniziative locali, tematiche e nazionali si sono moltiplicate in tutti i continenti, creando un dialogo plurale come meccanismo per stimolare movimenti e idee. Quest’anno, sono stati programmati 27 incontri decentralizzati, senza nessun evento centrale.

All’ultimo Forum Mondiale del 2009, nella città di Belém, nord del Brasile, si è registrato un grosso aumento di giovani presenti. Su 150mila partecipanti, il 64 per cento aveva meno di 34 anni e l’81 per cento era rappresentato da laureati e studenti universitari, secondo un sondaggio dell’Istituto brasiliano di analisi sociali ed economiche (Ibase).

Ma in 10 anni è cresciuta anche l’insoddisfazione tra i militanti politici con i loro progetti, utopie, movimenti e partiti propri. Di fronte alla mancanza di risoluzioni e programmi d’azione concreti, molti lamentano un fallimento o perdita di vigore del processo del FSM.

I fondatori del FSM, tuttavia, in particolare i brasiliani, sono riluttanti alle modifiche in questo senso, poiché temono che trasformandosi in attore politico, come un partito o un movimento, si perderebbe il ruolo delle organizzazioni sociali, negando la natura stessa del Forum e la sua Carta dei Principi, con strategie e obiettivi contraddittori.

Questi attivisti criticano ad esempio il Forum Sociale Mondiale Tematico di Salvador (29-31 gennaio), capitale dello stato brasiliano nordorientale di Bahia, accusato di essere un’iniziativa governativa e non della società civile.

L’incontro di Bahia, sostenuto dal governo nazionale di sinistra del presidente Luiz Inácio Lula da Silva e dal governo dello stato di Bahia, ha lo scopo di promuovere il dialogo tra i governi e la società civile in Africa e America Latina, oltre che di riflettere e scambiare esperienze sul tema della forte influenza afro-brasiliana in questo stato, ad esempio in campo culturale e religioso.

Uno dei principali temi a dibattito sarà lo sviluppo della “nuova economia”, che si basa essenzialmente su temi “intangibili” come la conoscenza, che “non sono in competizione”e “non si consumano con l’uso”, ma favoriscono la collaborazione, ha osservato Ladislau Dowbor, professore di economia all’Università Cattolica di San Paolo, tra i coordinatori dei dibattiti a Bahia.

Per esempio le imprese che utilizzano tecnologie avanguardistiche per la produzione di robot, hanno deciso di creare una rete per la condivisione di conoscenze, utilizzando software liberi, perché si sono accorti che la “collaborazione è più redditizia” rispetto a mettere al riparo i prodotti dietro ai brevetti, ha affermato l’economista.

Oggi, “tre quarti del valore di un prodotto non sono rappresentati dalla sua parte materiale, come mano d’opera e materie prime, ma dalla conoscenza che vi sta dietro”. Anche il settore sociale ha un peso enorme nell’economia: per esempio, i servizi sanitari negli Stati Uniti rappresentano il 17 per cento del PIL, ha aggiunto.

Tutti questi sviluppi stanno aprendo nuovi spazi ai processi di collaborazione e solidarietà, ha concluso Dowbor.©IPS