MEDIA-MESSICO: Semaforo rosso su Internet

CITTÀ DEL MESSICO, 12 gennaio 2010 (IPS) – Un trattato internazionale contro la pirateria negoziato dal Messico e da altri paesi potrebbe bloccare l’accesso a Internet, violare il diritto alla privacy e alla libera espressione, e indebolire il sistema multilaterale in tema di proprietà intellettuale, avvertono alcuni attivisti.

 ONU/DPI


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Canada, Corea del Sud, Stati Uniti, Giappone, Nuova Zelanda, Svizzera e Unione europea (Ue), avevano annunciato all’inizio del 2007 l’intenzione di negoziare l’Accordo di commercio Anti-pirateria (Acta, nell’acronimo inglese).

Cinque mesi dopo, questi paesi tennero un incontro preliminare sul tema, e adesso si preparano ad un meeting in Messico per la fine di questo mese. Un successivo incontro tra i negoziatori dell’Acta è previsto per il prossimo aprile in Nuova Zelanda.

La bozza di accordo contiene sei capitoli su temi quali il rispetto dei diritti di proprietà intellettuale, la cooperazione internazionale e la struttura istituzionale. Il primo include sezioni sulle responsabilità civili e penali, azioni di frontiera e Internet.

I riferimenti alla “cyber-strada” sono ciò che più preoccupa le organizzazioni civili impegnate nella promozione di un maggiore accesso a Internet.

Il documento di accordo propone che i fornitori di Internet vigilino in modo proattivo sui diritti d’autore dei materiali distribuiti dagli utenti.

Queste imprese dovranno inoltre bloccare l’accesso a Internet per le persone sospettate di pirateria, pena sanzioni. Ciò significa, per esempio, che un’intera famiglia rischia di rimanere senza collegamento se uno dei suoi membri viene accusato di pirateria, senza diritto ad un processo né ad un avvocato.

Questo genere di accordo implica l’adozione del modello statunitense di “avviso e sequestro”, che prevede il ritiro di materiali sospetti da parte dei fornitori di Internet anche in mancanza di prove e senza passare per un processo.

Si applicherebbe il sistema dei tre avvisi. Se un cybernauta è accusato di violare la proprietà intellettuale per tre volte, sarà disconnesso dal servizio. Multe e un periodo di detenzione completano il quadro.

“Se scarico un’applicazione che mi permette di scambiare archivi, la domanda è: se si possono perseguire, chi e come controllerà la mia attività su Internet? Si starebbero violando i diritti, visto che se un terzo lo viene a sapere, significa che sta controllando la mia attività”, ha osservato Agustín Ríos, vicepresidente del Comité Jurídico de la Asociación Mexicana de Internet (AMIPCI), un'organizzazione che include le imprese legate alla cosiddetta “autostrada dell’informazione”.

In Messico, sono 27,6 milioni gli utenti di Internet. In paesi come Francia e Svezia, esistono leggi analoghe a ciò che sta proponendo l’Acta.

La costituzione messicana garantisce il diritto all’accesso alle informazioni e alla privacy, per cui un trattato di questo tipo potrebbe entrare in contraddizione con queste garanzie.

Fino ad oggi, le trattative sono rimaste segrete, e questo ha suscitato il forte disappunto di organizzazioni non governative negli Stati Uniti, Europa e Messico.

Le bozze di accordo sono state diffuse su alcuni siti Internet lo scorso novembre, facendo trapelare ciò che questi paesi stanno tentando di negoziare.

Lo scorso marzo, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che sollecitava a rivelare tutti i documenti legati all’Acta. Ma il governo statunitense ha respinto le raccomandazioni, facendola passare per una questione relativa alla sicurezza nazionale.

In Messico, sono incaricati di seguire gli accordi l’Instituto Mexicano de la Propiedad Industrial (IMPI), statale, la Secretaría (ministero) de Economía e la Procura Generale de la Repubblica (PGR).

Nel giugno 2008 a Ginevra, Svizzera, si è tenuto il primo round di negoziati, con la partecipazione di delegati dall’Australia, Canada, Corea del Sud, Emirati Arabi Uniti, Stati Uniti, Giappone, Marocco, Messico, Nuova Zelanda e Unione europea.

Il secondo round si è svolto a luglio dello stesso anno a Washington, in presenza degli stessi attori, più Singapore e Svizzera. A ottobre si sono nuovamente incontrati a Tokyo e a dicembre a Parigi. La riunione annuale 2009 ha avuto luogo a novembre a Seul.

Il tema dell’Acta è stato discusso ampiamente in blog e reti sociali come Facebook e Twitter.

“Le riforme proposte con la firma del trattato sconvolgerebbero l’attuale natura di Internet per trasformare la rete in una specie di TV via cavo, dove sarebbero i fornitori a scegliere i contenuti trasmessi dalla “loro rete”, e l’utente pagherebbe per ogni contenuto extra (pay per view)”, ha spiegato Antonio Martínez, editore del giornale web “criticapura.com” e promotore di una Rete libera.

“È fondamentale manifestare il nostro disaccordo di fronte alla mancanza di trasparenza di questo trattato, e far conoscere le nostre preoccupazioni di fronte alle violazioni dei diritti civili fondamentali e di accesso all’informazione che l’Acta propone, secondo le scarse informazioni che abbiamo”, si sottolineava sulla pagina web openacta.org, creata appositamente per scambiare opinioni sull’accordo.

“Non ha senso negoziare un simile accordo, prima di tutto perché già esistono trattati internazionali che affrontano questo tema, relativo alla cooperazione internazionale per combattere la falsificazione e la pirateria, e poi perché abbiamo già disposizioni sui diritti d’autore. Non è il momento giusto per firmare un accordo del genere”, ha precisato Ríos.

Il Messico è nel mirino di Washington per quanto riguarda la falsificazione e la distribuzione di film, musica e programma per computer.

In questo paese, sei CD su 10 sono copie illegali, e tre videogiochi su quattro sono falsi, secondo l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo economico (OCSE), che include le 30 nazioni più ricche del pianeta.

Lo scorso agosto, l’IMPI inviò al Congresso legislativo un rapporto sui progressi della pirateria. Nel 2007, le autorità sequestrarono 2,6 milioni di merci per un valore di circa 800mila dollari e, nel primo semestre 2009, la PGR confiscò più di 53 milioni di articoli pirata.

I quattro settori più colpiti sono i programmi per computer, musica, cinema e libri.

In agenda per il primo semestre 2010, il Senato prevede l’approvazione di riforme alle leggi sulle Dogane e i Diritti d’autore. I cambiamenti proposti includono la creazione di un modello unico di etichette di importazione per ridurre il numero dei prodotti pirata che passano per le dogane messicane.

Per legge, solo il presidente della Repubblica può firmare trattati internazionali, con l’approvazione del Senato. Per questa ragione, la Camera Alta ha richiesto al governo tutti i testi legati all’Acta.

La AMIPCI chiederà al Senato che chiami a rispondere il direttore generale del Instituto Mexicano de la Propiedad Industrial, Jorge Amigo, perché spieghi i dettagli dei negoziati sul trattato proposto.

Per ciò che considerano un limite nella tutela della proprietà intellettuale e del funzionamento di questi organismi, il gruppo di paesi intende creare degli strumenti legali paralleli all’Organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale (OMPI) e ai suoi trattati. In questo modo, si eviterebbero posizioni tradizionalmente severe di paesi come Brasile, Cina, India o Russia.

Nel dicembre 1996, i membri dell’OMPI hanno sottoscritto i trattati sul diritto d’autore e sulle interpretazioni ed esecuzioni e sui fonogrammi, entrati in vigore nel 2002. Il primo comprende programmi di calcolo e database, tutela dei diritti di distribuzione, di noleggio e di comunicazione al pubblico di questi materiali.

Il secondo include i diritti di proprietà intellettuale degli interpreti, come attori, cantanti o musicisti, e dei produttori di fonogrammi.

Questi strumenti legali vincolanti coesistono con l’“Accordo sugli aspetti dei diritti di proprietà intellettuali legati al commercio”, contenuto in uno degli allegati dell’accordo che diede il via all’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) nel 1994, e che verte sulle proprietà industriali e intellettuali e il loro legame con gli scambi mondiali.

“Condividere le conoscenze e l’informazione non è mai pirateria né falsificazione. Non si possono mettere i diritti di proprietà intellettuale davanti ai diritti dei cittadini. Bisogna regolamentare giuridicamente Internet per aprirlo, garantirlo, ampliarlo, non circoscriverlo né limitarlo”, si legge sul sito openacta.com. © IPS