OBIETTIVI DEL MILLENNIO-GUATEMALA: Donne indigene in fondo alla lista

GUATEMALA, 9 maggio 2007 (IPS) – Il Guatemala avanza lentamente e in modo non omogeneo verso gli Obiettivi di sviluppo del millennio (MDG). A metà strada verso il traguardo finale del 2015, mortalità materna e analfabetismo restano i problemi più persistenti.


“Uno degli obiettivi più difficili da raggiungere è la riduzione della mortalità materna”, che secondo le stime del 2005 registra 121 decessi ogni 100.000 nati vivi, ha dichiarato María Castro, sottosegretaria per la pianificazione e programmazione della Presidenza del Guatemala (Segeplan), in occasione di un forum organizzato da Fundación Solar e Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Undp) tenutosi il 27 aprile nell’Università di Landívar di Città del Guatemala.

Secondo i dati a disposizione, la mortalità materna è passata da 248 ogni 100.000 nati vivi nel 1989, a 121 nel 2005, ma l’obiettivo per il 2015, di 62 decessi ogni 100.000 nati, è “ancora molto lontano”.

Questo perché le più colpite sono le donne indigene delle aree rurali, principali vittime di esclusione e con il minore accesso ai servizi come l’assistenza sanitaria.

Secondo Castro, questi decessi, nella maggior parte dei casi dovuti a emorragie durante il parto, “sono il principale indicatore di esclusione”, in un paese in cui il 21,5 per cento dei 12,7 milioni di abitanti vive nella povertà estrema.

L’incontro “Il ruolo e le sfide della società guatemalteca verso gli Obiettivi di sviluppo del millennio”, ha chiuso una settimana di workshop per discutere lo stato di attuazione degli obiettivi fissati dalla comunità internazionale nel 2000.

In quell’occasione, i leader mondiali si sono impegnati a ridurre drasticamente l’indigenza e la fame, migliorare la salute materna e infantile, porre fine all’analfabetismo, combattere l’Aids e altre malattie gravi, assicurare l’uguaglianza di genere nell’educazione, nel lavoro e in politica, promuovere lo sviluppo sostenibile e scambi commerciali internazionali più equi.

Uno degli obiettivi più difficili da raggiungere per il Guatemala è il secondo, che prevede di raggiungere l’educazione primaria universale e migliorare l’alfabetizzazione dei giovani tra i 15 e i 24 anni. Anche in questo caso, i settori più svantaggiati sono la popolazione rurale, gli indigeni e le donne: sei donne indigene su dieci al di sopra dei quindici anni non sanno né leggere né scrivere.

Secondo il rapporto Segeplan 2006 sull'avanzamento degli MDG in Guatemala, nonostante alcuni progressi nell’evoluzione degli indicatori, soprattutto quanto alle iscrizioni nella scuola primaria, resta alto il tasso di abbandono scolastico, e perciò si richiedono “sforzi importanti affinché tutti i bambini e le bambine portino a termine l’educazione primaria”.

“La povertà è difficile da debellare, se non la si attacca frontalmente con le forze di governo, la società civile e ognuno di noi”, ha dichiarato al forum Beat Rohr, rappresentante del Pnud in Guatemala.

Questo paese ha dei precedenti mutevoli riguardo alla povertà: nel 1989, il 20 per cento della popolazione viveva nella povertà estrema (con redditi inferiori a un dollaro al giorno); una percentuale che si è ridotta al 16 per cento nel 2000, ma che nel 2004 è tornata ad aumentare al 21,5 per cento, secondo le stime ufficiali.

L’obiettivo è arrivare al 2015 con un’incidenza di povertà estrema non superiore al 10 per cento.

Negli ultimi 10 anni, l’attività economica ha registrato un andamento molto lento, con una media del 2,4 per cento annuale del prodotto interno lordo (PIL), attribuibile, tra i diversi fattori, al forte calo negli investimenti diretti, alle persistenti disuguaglianze sociali, alla forte dipendenza dall’agricoltura e ad una scarsa copertura della protezione sociale.

Rohr ha deplorato la presenza di “realtà tragiche”, come il 48 per cento di bambini e bambine che soffre di malnutrizione cronica, ricordando che questo problema non colpisce solo il corpo, ma anche la mente. “Sono necessari degli sforzi enormi”, ha commentato.

Il primo MDG, ossia sradicare la povertà estrema e la fame nel mondo, coincide con l’agenda dei lavori delineata negli Accordi di pace firmati dal governo e dai ribelli nel 1996, che hanno messo fine a 36 anni di conflitto armato.

”Se non affrontiamo con coraggio questo problema – la malnutrizione cronica – che colpisce soprattutto la popolazione indigena, avremo tristi prospettive per il futuro”, ha commentato María Castro.

La rappresentante del governo ha riconosciuto che occorrono politiche sociali più efficaci, e una maggiore redistribuzione dei redditi.

In Guatemala, che occupa il 117esimo posto nell'indice dello sviluppo umano, che comprende 177 nazioni, i popoli indigeni rappresentano più del 40 per cento della popolazione, e comprendono in particolare 22 comunità etnolinguistiche di origine maya e, in percentuale minore, le comunità xincas e garífunas.

Per quanto riguarda la sostenibilità ambientale, ossia il settimo obiettivo di sviluppo, Castro ha ammesso che nonostante gli sforzi di riforestazione e di ampliamento dei parchi naturali, non si è riusciti a scoraggiare il diffuso consumo di legna da ardere come fonte d’energia.

Quanto alla lotta contro l’Aids e altre malattie, prevista dal sesto MDG, la funzionaria ha segnalato che il Guatemala è riuscito ad aumentare l’uso dei preservativi come metodo principale per prevenire il contagio per via sessuale dell’Hiv, ma ben 73.000 adulti tra i 15 e i 49 anni vivono con questa malattia.

Secondo il secondo rapporto sugli MDG, si registra un processo di “femminizzazione” dell’epidemia, e si è raggiunta la quasi parità tra casi di uomini e donne.

María Bolaños, direttrice del Centro canadese di studi e cooperazione internazionale (CECI), ha lanciato un appello alla società civile affinché partecipi al raggiungimento degli obiettivi, esigendo di più dai politici e dai leader di governo, e ha sottolineato che gli Accordi di pace “si inquadrano perfettamente” nelle linee degli MDG.

“Questo è un paese multiculturale e multietnico”, ha affermato Simeón Taquirá, sacerdote del Consiglio degli anziani Maya.

Secondo il religioso, la medicina maya, xinca e garífuna dovrebbero essere preservate, recuperate e legalizzate, e le loro tecniche ancestrali di coltivazione e visione del mondo insegnate nelle università. Il religioso ha anche sostenuto la necessità di progetti agricoli sostenibili.

”I nostri popoli sono stati emarginati”, ha asserito Taquirá, criticando gli atteggiamenti paternalistici come quello di “regalare galline, ma non insegnare come trarne profitto e creare progetti sostenibili nel tempo”.