SUD AMERICA: Bloccare l’ondata di privatizzazione dell’acqua

MONTEVIDEO, 9 ottobre 2005 (IPS) – Gli stati del Sud America devono urgentemente fare qualcosa per garantire che l’acqua venga legalmente riconosciuta una risorsa sociale, non economica, e per bloccare l’avanzata delle multinazionali, che stanno guadagnando sempre maggior controllo sui servizi pubblici nel Sud in via di sviluppo, avverte la fondazione francese France Libertés.

Danielle Mitterrand, fondatrice di France Libertés e vedova dell’ex-presidente francese François Mitterrand (1981-1995), era a capo di una delegazione della fondazione in un recente giro in Sud America. Lo scopo del viaggio era promuovere il concetto dell’acqua come un bene pubblico, e protestare contro la privatizzazione dell’acqua e le società che gestiscono i sistemi fognari.

”Inizialmente, la fondazione operava solo in difesa dei diritti umani, compresi i diritti legali, economici e sociali, ma un po’ alla volta abbiamo capito che il diritto all’acqua è essenziale, e che l’acqua sta diventando uno dei problemi più urgenti nel mondo”, ha dichiarato Catherine Legna, responsabile dei progetti di France Libertés.

”Dal nostro punto di vista, considerare l’acqua una materia prima è assolutamente inaccettabile”, ha dichiarato Legna all’IPS. “I prodotti si possono comprare e vendere, ma comprare e vendere risorse indispensabili per la vita stessa, come l’acqua, è intollerabile”.

La prima tappa della delegazione è stata il Brasile, dove i rappresentanti della fondazione hanno firmato con il governo di sinistra di Luiz Inácio Lula da Silva accordi nei quali le autorità brasiliane si impegnano a proibire qualunque tentativo di privatizzare l’acqua nel paese.

France Libertés farà anche da collegamento tra le amministrazioni municipali in Brasile e le imprese pubbliche francesi Eaux de Paris e Ville de Grenoble, per condividere esperienze nella “gestione sociale” dell’acqua. La fondazione ha inoltre promesso consulenza legale alle autorità municipali brasiliane nei casi in cui le multinazionali che amministrano i servizi legati all’acqua non siano riuscite a rispettare i termini dei loro contratti.

Gli attivisti si sono poi diretti in Bolivia, su invito dei movimenti sociali della città occidentale di El Alto, sobborgo proletario in via d’espansione vicino La Paz.

Attraverso massicce proteste di strada, a gennaio, gruppi della società civile hanno costretto il governo a cancellare il suo contratto con la società francese Suez-Lyonnaise des Eaux, che amministrava la compagnia dell’acqua.

I movimenti sociali di El Alto, che conta una vasta popolazione indigena di 800.000 persone, hanno accusato la compagnia francese di aver violato il contratto e di imporre tariffe ingiustificatamente alte.

La società è stata inoltre accusata di non aver mantenuto la sua promessa di investire 800 milioni di dollari nella costruzione di un impianto per il trattamento dell’acqua, di scaricare rifiuti nel Lago Titicaca e di impedire a molta gente l’accesso all’acqua.

”La Bolivia ha una situazione tra le più disastrose, anche se è il paese con il movimento sociale più solido, perché si basa sulle profonde radici indigene della sua popolazione”, ha dichiarato Legna. ”Hanno un forte senso di solidarietà e una consapevolezza del concetto di utilizzo dell’acqua come bene pubblico”, ha aggiunto l’attivista.

France Libertés farà da intermediaria perché la società pubblica per la gestione dell’acqua nella città centrale di Cochabamba si assicuri la consulenza delle città francesi di Parigi e Grenoble.

”Riteniamo che abbia più senso per i governi cittadini, che sanno cosa significa amministrare queste risorse, prendere contatti direttamente tra loro”, ha proseguito Legna.

Gli attivisti hanno denunciato che negli ultimi anni, gran parte dell’acqua pulita del pianeta è finita sotto il controllo delle multinazionali.

Hanno inoltre avvertito che nel giro di poco tempo, un piccolo gruppo di società controllerà circa il 75 per cento di tutta l’acqua per il consumo mondiale degli uomini, mentre un numero crescente di governi privatizzerà acqua e sistemi fognari.

Le principali concessionarie sono le francesi Vivendi-Générale des Eaux e Suez-Lyonnaise des Eaux, che controllano il 40 per cento del mercato e offrono servizi a circa 110 milioni di persone in più di 100 paesi.

Nel 2004, Suez ha registrato guadagni netti di 2,42 miliardi di dollari, il 2,8 per cento in più dell’anno precedente.

I governi spiegano che la loro motivazione fondamentale a passare al settore privato la distribuzione e trattamento dell’acqua potabile e i servizi fognari è di migliorare i servizi pubblici.

Tuttavia, secondo gli attivisti, anziché ridurre il problema dell’accesso pubblico limitato all’acqua pulita, le società private impongono tariffe gonfiate, e le pratiche corporative corrotte provocano gravi crisi nelle città e, a volte, in interi paesi.

Un quarto della popolazione mondiale non ha accesso all’acqua pulita, il che comporta la morte di almeno 34.000 persone ogni anno.

L’Onu avverte che, se non verranno prese misure drastiche, entro i prossimi 20 anni, 1,8 miliardi di persone vivranno in paesi o regioni colpite da grave insufficienza d’acqua.

Mitterrand ha visitato Buenos Aires poco dopo la decisione di Suez di ritirarsi da Aguas Argentinas, una compagnia privatizzata negli anni ’90 che serve 10 milioni di persone nell’area della Grande Buenos Aires.

La compagnia francese aveva deciso di lasciare l’Argentina a causa della resistenza da parte dell’amministrazione di Néstor Kirchner a consentire un aumento delle tariffe, congelate durante la catastrofe economica del paese sudamericano alla fine del 2001.

A Buenos Aires, Mitterrand ha dichiarato che Suez “non ha rispettato il suo contratto” con il governo argentino. Secondo la fondatrice dell’associazione, i servizi pubblici dovrebbero sempre essere offerti dallo stato, e non da sistemi misti o da privati, “che non funzionano”.

La delegazione ha deciso di terminare il suo viaggio sudamericano in Uruguay, “come simbolo, un esempio da mostrare al mondo intero”, ha dichiarato Legna.

”Il caso dell’Uruguay è unico al mondo, ecco perché siamo qui. Non per dare consigli, ma per uno scambio di esperienze”, ha sottolineato.

In un referendum dello scorso anno, il 64,7 per cento degli elettori uruguayani hanno votato a favore dell’introduzione di un emendamento costituzionale secondo cui “l’acqua è una risorsa naturale essenziale per la vita” e l’accesso alle condotte d’acqua e ai servizi fognari è un “diritto umano fondamentale”.

La riforma costituzionale definisce inoltre l’acqua come un bene pubblico e assicura la partecipazione della società civile ad ogni livello di gestione delle risorse d’acqua nel paese.

In base alla nuova clausola, l’acqua distribuita tramite condotte verrà fornita “esclusivamente e direttamente da enti di proprietà legale dello stato”, e le concessioni a ditte private devono essere cancellate.

Ciò ha sollevato questioni relative ai contratti stipulati con le società spagnole Uragua e Aguas de la Costa, che stavano già operando nella provincia sud-orientale di Maldonado.

Tuttavia, il governo di sinistra di Tabaré Vázquez, entrato in carica lo scorso anno, ha emesso un decreto che permette alle compagnie di continuare ad operare a Maldonado, poiché la riforma costituzionale non è retroattiva.

Alla fine, il governo ha ritirato la concessione alla società Uragua per violazione del contratto e per non aver investito nelle opere fognarie come promesso.

In Uruguay, Mitterrand ha incontrato il vicepresidente Rodolfo Nin Novoa e il sindaco di Montevideo Ricardo Ehrlich per esprimere la sua preoccupazione sul decreto governativo. “Abbiamo chiesto l’uscita di tutte le compagnie private che forniscono l’acqua”, ha dichiarato in una conferenza stampa dopo il meeting.