IMPATTO TSUNAMI: Sri Lanka: le elezioni hanno la precedenza sugli alloggi

COLOMBO, 8 ottobre 2005 (IPS) – La democrazia non costa poco, e le vittime srilankesi dello tsunami dello scorso 26 dicembre stanno scoprendo che la loro già lunga attesa di alloggi permanenti potrebbe protrarsi per un altro anno, dopo la fine delle elezioni presidenziali di novembre.

In effetti, le autorità parlano ora di circa 250.000 persone non residenti nei campi profughi e che dovranno aspettare almeno un anno e mezzo, se non di più, prima di avere sopra le loro teste una lamiera che possano definire propria.

L’attenzione si è già spostata dagli sforzi per la rapida costruzione di case permanenti, all’idea di migliorare le condizioni nei campi “temporanei” installati per gli sfollati.

“Adesso dobbiamo trasformarci nel ruolo di lavoratori sociali e lavorare giorno e notte, oltre che nei fine settimana e nelle vacanze”, ha raccontato Tilak Ranaviraja, commissario generale per i servizi di base e responsabile di monitorare la ricostruzione, in un recente incontro organizzato dalle Nazioni Unite, sulla fornitura di alloggi temporanei.

Ranaviraja ha ammesso che nel portare a termine la questione degli alloggi permanenti si sta attraversando un periodo “incerto”.

Il paese sta affrontando le sue quarte elezioni in cinque anni, e gli sforzi per la ricostruzione sono passati in secondo piano a causa della campagna elettorale.

Per di più, i risultati elettorali possono avere effetti diretti e di ampia portata sugli sforzi della ricostruzione, visto che una delle questioni principali della campagna è la distribuzione degli aiuti internazionali tra le separatiste Tigri Tamil per la liberazione del Tamil Eelam, che controlla il nord e l’oriente dell’isola, e il governo.

Certo, il primo ministro Mahinda Rajapakse, uno dei principali candidati alla presidenza, ha concluso un accordo elettorale con il Fronte di liberazione popolare, promettendo di eliminare il meccanismo di distribuzione degli aiuti che l’attuale presidente Chandrika Kumaratunga ha siglato con le Tigri Tamil.

Il leader dell’opposizione e candidato presidenziale Ranil Wickremasinghe, ha detto la scorsa settimana che abolirà la zona cuscinetto, se verrà eletto, oltre a sopprimere l’agenzia governativa per la ricostruzione, la Task Force for Rebuilding the Nation (Tafren).

Mentre Kumaratunga sperava che l’emergenza tsunami avrebbe favorito la riconciliazione tra i gruppi etnici combattenti dello Sri Lanka, l’accordo della Struttura di gestione operativa post-tsunami (P-TOMS, Post-Tsunami Operational Management Structure) tra le Tigri Tamil e il governo, è stato sfidato in tribunale con successo dai partiti pro-cingalesi.

Anche troppo visibilmente, le zone dominate dai cingalesi a sud dell’isola stanno portando avanti efficacemente la ricostruzione, mentre languiscono i lavori a nord e a est, che hanno sofferto una devastazione molto più grave.

Lo sforzo per la ricostruzione sembra essere più lento nelle due zone orientali di Ampara e Batticaloa. Ad Ampara, dove si sono registrati i danni peggiori, Tafren sta ancora cercando donatori che si impegnino per ricostruire 7314 case, delle 12.481 distrutte nell’area.

Invece, nel distretto sud di Hambantota, dove servono 1057 unità, sono stati firmati accordi con i donatori per la ricostruzione di 4044 unità, e Tafren ha dichiarato che entro la fine di settembre era già cominciata la costruzione di 4760 unità, ossia oltre 3000 unità in più rispetto alle stime dei bisogni.

Si assiste poi a scarse logiche razionali o conformità ai regolamenti, così che subito a nord della cittadina di Galle stanno sorgendo ville a due piani complete di tetti a tegole e verande, nella zona cuscinetto tra l’autostrada costiera e il mare, mentre la maggior parte dei pescatori sono alloggiati in baracche di lamiera a due stanze lontane dalla costa, insopportabilmente roventi.

Le zone degli alloggi nella parte orientale sono situate in aree a rischio inondazione, e c’è adesso il serio pericolo che gli sfollati debbano essere nuovamente spostati, con l’inizio della stagione delle piogge.

Tafren ha condannato l’irregolarità degli sforzi per la ricostruzione, per la volontà dei donatori a lavorare nel sud, per le difficoltà pratiche e logistiche ad est. L’agenzia di governo può solo guidare i donatori, ma non si può costruire nulla se il governo non firmerà un memorandum di chiarificazione con le agenzie dei finanziamenti.

Ma in privato, gli operatori di Tafren denunciano una mancanza di volontà politica per sollecitare la ricostruzione ad est.

C’è poi una mancanza di terre alternative agibili per lo spostamento ad est, soprattutto vicino ai villaggi costieri densamente popolati come Sainathimaruthu, Maradamunai e Karathivu ad Ampara, dove sono morte più di 8000 persone.

I due distretti sono stati anche al centro di una guerra intestina tra le Tigri Tamil e un gruppo scissionista che ha provocato oltre 200 morti. Anche le tensioni tra i villaggi caratterizzati da divisioni etniche hanno scoraggiato la volontà dei donatori di impegnarsi nelle due aree, secondo gli operatori di Tafren.

Lo stesso sforzo complessivo per la ricostruzione ha subìto dure critiche dal Revisore generale D.D. Mayadunne, che in un rapporto presentato al parlamento il mese scorso dichiarava che era stato speso solo il 13,5 per cento del denaro degli aiuti, ben sei mesi dopo lo tsunami.

Quanto agli alloggi, il rapporto dice che è stato usato appena il 12,3 per cento del totale dei fondi promessi. Nel documento si evidenziano inoltre diversi casi di spreco e possibile corruzione.

I donatori e altri non sono stati in grado di chiarire la sorte di 686 container degli aiuti per lo tsunami dovuti alle tasse statali. Ad agosto era stato speso solo il 37 per cento di circa 40 milioni di dollari Usa raccolti a livello locale per i soccorsi e la ricostruzione, e Mayadunne afferma nel rapporto che sono stati fatti scarsi rendiconti dei fondi raccolti.

Dopo aver presentato il documento, Mayadunne ha segnalato che avrebbe fatto pressioni per un dibattito in Parlamento sul tema, ma ci sono scarse possibilità che ciò si verifichi, se non a elezioni concluse. Lo tsunami ha provocato oltre 32.000 morti, e 4000 persone sono ancora disperse nell’isola dell’Oceano indiano, che conta 19,5 milioni di abitanti. La Banca asiatica di sviluppo ha stimato i danni totali ad oltre un miliardo di dollari, di cui quasi la metà, 400 milioni di dollari, nel settore abitativo.

Si calcola che circa un milione di abitanti dello Sri Lanka siano rimasti colpiti dallo tsunami subito dopo la tragedia, la peggiore nella storia moderna del paese.

Nonostante le promesse di oltre tre miliardi di dollari agli sforzi per la ricostruzione nazionale complessiva, l’aspetto degli alloggi è stato accantonato, e perciò Tafren ha avvertito che il paese sta fronteggiando una penuria di più di 5000 case nei distretti orientali più colpiti dal disastro.

Fino ad ora, alle vittime sono state consegnate appena 334 case sul totale di 49.273, come risarcimento per le abitazioni distrutte entro la zona cuscinetto di 100 metri, all’interno della quale è vietato costruire. Ad est, il dato è di un magro 48 su un bisogno totale di oltre 17.000 alloggi.

Tafren ha dichiarato che dovranno essere ricostruite altre 45.000 case al di fuori della zona cuscinetto. Al momento vengono ricostruite grazie a concessioni del governo e di donatori, consegnate in diverse tranche.

Un sondaggio dell’agenzia di aiuti internazionale Oxfam, in un rapporto pubblicato sei mesi dopo il disastro, ha rivelato che le onde avevano danneggiato maggiormente i poveri. “Le comunità povere erano più vulnerabili: le loro fragili abitazioni sono state spazzate via dall’acqua, mentre le case in mattoni dei più ricchi hanno resistito di più; i villaggi poveri in zone remote hanno aspettato di più per ricevere aiuto”, segnala il documento.

In un villaggio dello Sri Lanka, gli abitanti che avevano perso le loro case hanno anche subito un calo del 94 per cento dei loro redditi individuali: da 64 centesimi e quattro centesimi al giorno. La stessa inchiesta mostra che il governo stava dirigendo più aiuti alle imprese registrate, colpendo indirettamente le fasce più povere tra le vittime.

“Ciò significa, ad esempio, che i proprietari di stabilimenti di fibra di cocco sono stati risarciti dei danni, ma i lavoratori poveri degli stessi impianti che combattono ogni giorno per la sopravvivenza non ne beneficeranno”, ha dichiarato Oxfam.

Il governo ha riconosciuto il rischio di un inasprimento dei livelli di povertà a causa dello tsunami. Il suo Rapporto nazionale sugli Obiettivi di sviluppo del millennio 2005 dice che una persona su tre che abita in ogni distretto colpito dallo tsunami, fuori della Provincia occidentale, vive al di sotto della soglia di povertà nazionale, pari a 14 dollari al mese.

“La tragedia dello tsunami ha aumentato la vulnerabilità di un’ampia percentuale di persone, e proprio di quelle il cui reddito doveva essere rafforzato con il programma del governo di riduzione della povertà”, dice il rapporto.

Gli operatori degli aiuti, che hanno partecipato agli incontri dell’Onu, hanno affermato che, negli accampamenti temporanei, diversi settori, tra cui le fognature e la raccolta rifiuti, richiedono un pronto miglioramento, soprattutto in vista della stagione dei monsoni, che comincia questo mese.

Hanno poi parlato del bisogno di proteggere i gruppi vulnerabili, in particolare contro il traffico e l’abuso di sostanze e le malattie a trasmissione sessuale, oltre a chiedere una migliore rete di comunicazioni e scambio di dati tra Colombo e le aree del disastro.

“Ci stiamo occupando della vita delle persone e dei loro bisogni basilari. Non possiamo rischiare che le loro condizioni e le loro preoccupazioni siano lasciate alla sorte”, ha detto Miguel Bermeo, il coordinatore umanitario delle Nazioni Unite residente in Sri Lanka.