MEDIA: I radio-attivisti delle favelas brasiliane

PORTO ALEGRE, 10 agosto 2004 (IPS) – Un gruppo di giovani attivisti brasiliani hanno messo i loro semplici strumenti – un microfono, un mixer e un’antenna “fatta in casa” – in un tavolo del giardino vicino al mercato del Parco Farropilha a Porto Alegre per “dare voce alle persone”, ha detto Chico Caminati del gruppo Sub Media

Rute stava vendendo i suoi dolci fatti in casa vicino all’improvvisata stazione radiofonica nella città a Sud del Brasile. “Sono grata a questi ragazzi per l’iniziativa. Non ho mai visto una radio funzionare finora”, ha detto ad IPS.

“E’ molto importante per noi che ci venga data la possibilità di essere ascoltati. Non esiste democrazia nella comunicazione in Brasile, e i politici si interessano a noi solo prima delle elezioni”, ha detto il quarantenne Jorge quando ha preso il microfono per qualche minuto.

Il giorno prima gli attivisti avevano “amplificato” Restinga, un quartiere povero nel Sud di Porto Alegre, connettendo un microfono alla locale Radio Restinga, che secondo i regolamenti governativi sarebbe illegale.

L’iniziativa si è trasformata in una festa di strada per l’intera comunità. I bambini hanno intervistato gli adulti, e un gruppo locale di percussionisti ha trasmesso la sua musica grazie alla radio.

“Abbiamo bisogno di trasferire le tecnologie dai pochi privilegiati che le detengono alle persone comuni. Vogliamo dare alle persone la possibilità di esprimersi e manifestare i loro bisogni”, ha spiegato Caminati.

“Noi andiamo ad incontrare le persone nelle strade perchè crediamo che la spontaneità sia al centro del processo di creazione di programmi radio: noi cerchiamo quello che sta circolando nelle strade, che altrimenti non raggiungerebbe mai i media. Noi diamo voce alle persone che generalmente non hanno accesso ai processi di comunicazione”, aggiunge Tatiana Wells del gruppo mediatactica.org.

Wells, Caminati e altri 80 attivisti stavano partecipando al Polymedia Lab, un progetto di condivisione e creazione di forme alternative di comunicazione, che era parte del programma per il quarto incontro annuale di OurMedia.

OurMedia è una rete di ricercatori, attivisti e praticanti da tutto il mondo che lavorano nei media alternativi e comunitari. Creata nel 2000 dai ricercatori John Downing e Clemencia Rodriguez, conta ora più di 300 membri di università, movimenti sociali, organizzazioni non governative (ONG) e rappresentanti di gruppi di media dei cittadini, sia dal Sud che dal Nord del mondo.

Circa 200 persone di cinque continenti hanno partecipato all’incontro, nella Pontificia Università Cattolica (PUC) di Porto Alegre.

Durante i quattro giorni della conferenza, attivisti dell’America Latina, dell’Europa e degli Stati Uniti hanno condiviso la loro tecnologia al Polymedia Lab, organizzando seminari e creando collettivamente video della conferenza.

Due stazioni radio e una televisione, organizzate in due grandi stanze alla PUC, hanno trasmesso in tempo reale la conferenza e hanno raggiunto il resto del mondo con lo streaming via Web.

“L’idea era di avere un laboratorio dove tutte le persone che stanno facendo nella pratica media alternativi o tattici potessero convergere per scambiare esperienze e conoscenze in un contesto di collaborazione. Dagli accademici a coloro che mettono in pratica, il Polymedia è stato uno spazio per collegare i ricercatori e le università con il mondo dell’attivismo”, ha detto l’organizzatore del Polymedia Pablo Ortellado.

Il laboratorio è stato organizzato da gruppi di media alternativi, attivisti di Indymedia, una rete internazionale di media indipendenti, e Radiolivre.org, la rete brasiliana di radio libere.

Il programma giornaliero di workshop e video shows è stato creato collettivamente dai partecipanti al Polymedia Lab, in un contesto di collaborazione spontanea e apprendimento collettivo.

Il gruppo Media Sana di Recife, nel nord del Brasile, ha portato la sua performance di “riciclaggio dei media” e ha poi trasmesso la pratica agli altri partecipanti.

“Noi rimontiamo video presi dalla televisione, mixandoli con la musica connettendo i computer con strumenti musicali”, ha detto Gabriel Furtado, che fa parte del gruppo.

“Noi vogliamo restituire la comunicazione alle persone, ricostruendo i discorsi mediatici in una prospettiva critica, dal punto di vista dei diritti dei cittadini”, ha aggiunto.

”Fai il tuo proprio mezzo di comunicazione” era il motto del Polymedia, dove ognuno ha potuto imparare a costruire la sua propria (illegale) stazione radio o televisiva.

“Le leggi non sono un problema perché sono le stesse leggi che si devono adattare alle nostre pratiche. Il diritto di espressione è un diritto umano fondamentale”, ha detto Caminati.

“Noi vogliamo cambiare il modo in cui i cittadini pensano il loro rapporto con i media. Noi dobbiamo riconquistare i mezzi di comunicazione come soggetti attivi e smettere di essere ascoltatori passivi”, ha detto Juliana Vergueiro di Radio Muda.