Iniziativa del ministro dell’Interno italiano per l’inserimento dei migranti

L'altissimo bilancio di morti tra migranti e rifugiati che hanno tentato il viaggio della salvezza attraverso il Mediterraneo verso l’Italia nei primi mesi del 2016 indica la gravità dell’attuale crisi dei migranti europea Ilaria Vechi/IPS

ROMA, giu, 2016 (IPS) – Finora, il 2016 si è rivelato fatale per migliaia di migranti che hanno tentato di attraversare il Mediterraneo per trovare la salvezza in Italia. Tra gennaio e marzo, si è registrata una allarmante spirale di morti tra i migranti e i rifugiati nel loro viaggio della speranza dal Nord Africa verso l’Italia.

Il portavoce dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) William Splinder, commentando i dati pubblicati sui movimenti migratori nell’area, ha detto che “finora abbiamo riportato 2.510 decessi, rispetto ai 1.855 dello stesso periodo del 2015, e ai 57 dei primi cinque mesi del 2014”. Paradossalmente, per molti migranti rischiare la vita nelle infide acque mediterranee è la parte meno dura del tragitto verso l’Italia. Una volta sbarcati, infatti, devono nella maggior parte dei casi affrontare disoccupazione, mancanza di un tetto, privazione dei diritti, arresto e detenzione nei Centri di identificazione ed espulsione (CIE).

Le prospettive sono tetre e le opportunità limitate per le migliaia di sfollati che non si fermano davanti a nulla nella ricerca di un luogo sicuro che garantisca loro il diritto umano fondamentale alla sicurezza.

Dopo anni di dispute sui diritti dei rifugiati in Italia, il ministro dell’Interno Alfano ha sottolineato l’importanza di assicurare ai migranti un’esistenza sostenibile e produttiva, siglando un accordo per un’iniziativa sul lavoro per i rifugiati insieme a Confindustria.

L’accordo potrebbe rivelarsi importante in questo contesto, nonostante gli aspetti controversi evidenziati da alcuni mezzi di stampa, visto il crescente numero di migranti decisi a trovare rifugio sulle coste italiane. A fine maggio, un articolo del Daily Mail britannico riportava l’arrivo di oltre 1000 immigrati clandestini ai quali era stato consentito l’accesso in Italia solo dopo che avevano minacciato di gettare in mare i bambini imbarcati se fossero stati costretti a tornare indietro.

Nello stesso mese, almeno 880 persone sono annegate in seguito a naufragi o al capovolgimento dei barconi nel Mediterraneo. Situazioni tragiche spesso richiedono misure estreme. Simili catastrofi che mettono a rischio tante vite umane mettono in luce la necessità di misure innovative così come il fallimento delle attuali norme che regolano l’immigrazione in Italia.

Quanto alle misure proposte dalla Commissione europea per la riforma del sistema comune europeo di asilo, il Consiglio italiano per i rifugiati (CIR) le ha giudicate poco convincenti e innovative. Come ha spiegato Christopher Hein del CIR, “l’approccio adottato dalla Commissione è estremamente limitato e il principio di fondo che determina la responsabilità dello Stato nell’esaminare le richieste d’asilo rimane in sostanza invariato: continua a danneggiare fortemente prima di tutto i richiedenti asilo, e in secondo luogo il primo paese in cui approdano”.

A livello nazionale, i migranti hanno dovuto far fronte a seri ostacoli a causa della legge Bossi-Fini attuata nel 2002, una legge che condanna l’aiuto e il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Per questo motivo a fine maggio i migranti sono arrivati al punto di minacciare il sacrificio dei loro figli piuttosto che tornare indietro: la Bossi-Fini prevede infatti che le autorità ignorino le richieste di soccorso e di asilo.

La legge prevede inoltre che un immigrato trovato in acque internazionali, già fuori dal raggio d’azione della guardia costiera italiana, possa essere rimpatriato nel paese di provenienza o nei paesi vicini. Tutte misure che sono state accolte con forti critiche dalle organizzazioni umanitarie internazionali.

La deportazione forzata in acque internazionali infatti non solo viola l’articolo 13 della Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948 – “Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio” – ma anche la Convenzione di Ginevra del 1951, in quanto la maggior parte dei rifugiati viene rispedito a casa e non riceve nessuna offerta di protezione.

Ma le condizioni sono molto dure anche per chi riesce a trovare asilo in Italia. Emblematica in tal senso la risposta di un profugo sudanese alla domanda di un giornalista del Pulitzer Center on Crisis Reporting su dove avrebbe voluto essere il mese dopo: Spero di essere morto. Quando stai qua non c’è futuro”.

La situazione per gli sfollati in Italia è estremamente complicata ormai da diversi anni. Il governo italiano su questo tema risponde che le sue politiche su immigrati e rifugiati politici servono per combattere il terrorismo. Dall’altra parte, secondo gli attivisti per i diritti umani questa logica serve solo a creare circostanze disumane per profughi e migranti, privandoli di ogni dignità.

Luciano Scagliotti, coordinatore della Rete europea contro il razzismo (ENAR) ha spiegato le conseguenze della “lotta contro il terrorismo del governo” e come questo abbia portato ad un aumento di profughi e migranti costretti a rivolgersi al mercato nero e a subire forme di sfruttamento, finendo ad esempio a lavorare per organizzazioni mafiose nella raccolta ortofrutticola nella campagna torinese o nelle province del meridione per due-quattro euro al giorno.

Visto il crescente numero di rifugiati che ogni giorno arrivano nel bel paese, è fondamentale riconoscere il ruolo fondamentale dell’Italia nell’attuale crisi dei migranti a livello europeo. Il 23 giugno, un primo passo è stato fatto con la firma dell’ accordo quadro tra il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia e il Ministro Alfano sull’inserimento al lavoro per i rifugiati.

Un accordo volto ad offrire a migranti e rifugiati percorsi formativi e tirocini finanziati dal governo presso le imprese associate a Confindustria. Sarà inizialmente attuata per un periodo di tre anni e rinnovata successivamente. Il ministro Alfano ha dichiarato dopo la firma: “Siamo stati immigrati e accogliamo immigrati (…). Sulla scommessa dell’integrazione dobbiamo avere visione e coraggio”.

L’iniziativa del governo italiano evidenzia come la crisi dei migranti non sia un’emergenza del momento, mentre ondate di rifugiati si riversano in tutta Europa. Per il ministro Alfano si tratta di una questione di lungo periodo che richiede soluzioni sostenibili.

(Traduzione e editing di Francesca Buffo)