Il militarismo deve essere abolito, così come l’impiccagione e la fustigazione

BELFAST, ago, 2014 (IPS) – Una volta ho chiesto al famoso attivista per la
pace
americano Dan Berrigan un consiglio per la mia
attività di militante pacifista. Mi ha risposto:
“prega e resisti”. Mi chiedo però quanto prendiamo
sul serio la resistenza? Qual è il nostro
ideale? E in che modo la resistenza ne fa parte? A
cosa dobbiamo resistere? E come possiamo resistere
in modo efficace? Quali metodi sono consentiti? E
nel resistere, quali sono i nostri obiettivi?

Mairead Maguire

Mairead Maguire

Vorrei che il movimento pacifista mondiale adottasse una prospettiva di totale abolizione del militarismo. Una prospettiva che ci permetterebbe di sapere dove stiamo andando, e ci darebbe forza e ispirazione nel perseguire i nostri diversi progetti, che sia nella lotta contro il commercio di armi, per l’abolizione del nucleare, la non violenza, la cultura della pace, l’abolizione delle armi e della guerra dei droni, i diritti umani e dell’ambiente.

Sapremmo, nel perseguire l’ideale di un mondo disarmato e demilitarizzato, che siamo parte di una nuova “coscienza” in crescita costante di uomini e donne, che scelgono di sostenere la vita, il diritto alla coscienza individuale, amando i nostri nemici, i diritti umani e il diritto internazionale, e risolvendo i nostri problemi senza ucciderci l’un l’altro.

Perché bisogna opporre resistenza al militarismo? In Europa stiamo assistendo ad un aumento della militarizzazione, al suo crescente ruolo di spinta agli armamenti e al suo cammino pericoloso verso una nuova “guerra fredda” e aggressione militare, sotto la guida degli Stati Uniti/Nato.

L’Unione europea e diversi dei suoi membri, che avevano sempre adottato all’interno delle Nazioni Unite iniziative per la risoluzione pacifica dei conflitti, e in particolare paesi tradizionalmente pacifici come Norvegia e Svezia, sono oggi tra le principali risorse di guerra degli Usa/Nato.

L’Unione europea è una minaccia per la sopravvivenza della neutralità, visto che sempre più paesi vengono invitati ad unirsi alla Nato, e costretti a rinunciare alla loro neutralità per scegliere (senza necessità) tra Est e Ovest.

Molte nazioni sono state coinvolte nella violazione del diritto internazionale, attraverso le guerre di Stati Uniti/Gran Bretagna/Nato in Afghanistan, Iraq, Libia, e così via. La Germania, terzo maggiore esportatore di attrezzature militari al mondo, continua ad incrementare il proprio bilancio militare e la sua complicità con la Nato; a favorire le basi militari Usa, da cui far partire i droni per compiere uccisioni illegali ed extragiudiziali, su ordine del presidente Usa, in paesi come Afghanistan e Pakistan.

La Germania ha inoltre fornito ad Israele i suoi sottomarini nucleari e continua ad essere connivente sotto la Convenzione di Ginevra nei crimini di guerra israeliani contro Gaza e nell’occupazione illegale della Palestina.

Bisogna abolire la Nato e intensificare la nostra opera di smantellamento del complesso militare- industriale, attraverso la resistenza civile e non violenta.

Gli strumenti della resistenza sono fondamentali. In quanto pacifista profondamente impegnata nella non violenza come metodo per realizzare il cambiamento sociale/culturale/politico, credo che sia necessario utilizzare mezzi coerenti con questo obiettivo, e l’uso della violenza è sbagliato.

Il nostro messaggio, che il militarismo e la guerra non risolvono il problema della violenza, è una sfida per cercare nuovi metodi, e per questo dobbiamo insegnare la scienza della pace ad ogni livello della società.

Siamo tutti consapevoli del fatto che ci sono forze al lavoro determinate a portare avanti il loro programma di militarizzazione della società, e ci sono governi/aziende/mezzi di comunicazione che tentano di rendere la guerra e la violenza accettabili.

Il pericolo maggiore per le nostre libertà, erose dai governi e messe in pericolo dai gruppi “armati”, è una comunità civile impaurita, apatica, che non vuole prendere posizione per i diritti umani e la vera democrazia, contro la violenza e la guerra.

Qualche speranza ci viene dal fatto che la maggior parte delle persone vuole la pace e non la guerra. Eppure, ci troviamo di fronte a un problema di civiltà. Dobbiamo affrontare una sfida politica- ideologica, con l’incrementarsi di ciò su cui il presidente Eisenhower metteva in guardia il popolo americano: il complesso militare-industriale. Avrebbe portato gli Stati Uniti alla distruzione, avvertiva.

Adesso sappiamo che un gruppo ristretto formato dall’elite militare/industriale/accademica/dei media/delle imprese mondiale – il cui programma è il profitto, le armi, la guerra e le risorse preziose – detiene il potere oggi e occupa posizioni chiave all’interno dei governi eletti. Lo vediamo nelle lobby delle armi e israeliane, tra le altre, che hanno una forte influenza nella politica Usa.

Lo abbiamo visto nelle guerre, le invasioni, le occupazioni e le guerre per procura, tutte mosse apparentemente in nome “dell’intervento umanitario e la democrazia” ma che in realtà non fanno altro che provocare enormi sofferenze, soprattutto alle popolazioni povere, a causa delle politiche delle armi, della guerra, del dominio e il controllo di altri paesi e delle loro risorse.

Smascherare questo programma di guerra e chiedere l’attuazione dei diritti umani e del diritto internazionale è il lavoro del movimento di pace. Possiamo discostarci da questo cammino di distruzione affermando con chiarezza qual è il mondo nel quale vogliamo vivere, chiedendo di porre fine al complesso militare-industriale, e insistendo affinché i nostri governi adottino politiche di pace.

Noi del Movimento per la Pace siamo l’alternativa al militarismo e alla guerra, e proprio perché vogliamo un mondo diverso dobbiamo essere partecipi della sua costruzione. Non dobbiamo fermarci ai miglioramenti e alle riforme del militarismo, ma offrire un’alternativa.

Il militarismo è un’aberrazione e un sistema disfunzionale. Il militarismo deve essere superato e cessare, come l’impiccagione e la fustigazione! (IPS COLUMNIST SERVICE)

(Traduzione e editing di Francesca Buffo)