COOPERATIVE: ‘Un miliardo di realisti, non di idealisti’

QUÉBEC, Canada, ott 2012 (IPS) – La forza del movimento cooperativo è data dal senso di responsabilità che si genera tra i suoi membri, ma è preoccupante che l’economia mondiale non riconosca “la forma di impresa a cui ci dedichiamo”.

Beatrice Paez Beatrice Paez

Beatrice Paez
Beatrice Paez

La lamentela arriva da Dame Pauline Green, presidente dell’Alleanza Cooperativa Internazionale, che con i suoi otto anni d’esperienza spera di trasformare questo tipo di organizzazione imprenditoriale in un modello che guidi le istituzioni mondiali nelle loro decisioni politiche.

Secondo Green, anche se esistono cooperative che occupano con successo aree dimenticate da altri settori dell’economia, ce ne sono altre che continuano a essere emarginate e discriminate nei loro sforzi di riconfigurare la direzione della politica economica mondiale.

Inoltre, ha sottolineato, né la Banca Mondiale né il “Business 20” (B20), una rete di consulenza del Gruppo dei 20 paesi ricchi ed emergenti, hanno economisti esperti in cooperative nei propri consigli direttivi.

L’IPS ha intervistato Green nell’ambito del Vertice Internazionale delle Cooperative, tenutosi dall’8 all’11 ottobre nella città canadese di Québec.

D: Le cooperative sono attive in tutto il mondo, ma in quali regioni il movimento ha bisogno di rafforzarsi?

R: Un’enorme quantità d’energia deve essere convogliata nei paesi protagonisti della Primavera Araba. Quello che vogliamo è coinvolgerli attraverso le reti sociali di Internet. Vogliamo attirarli sul piano della società civile, intorno a temi come le cooperative edilizie e le cooperative di professionisti.

Quando la popolazione è scesa in piazza durante la Primavera Araba, non stava cercando solo la libertà politica, ma anche la giustizia economica.

Nel 2050, non ci saranno terreni coltivabili a sufficienza per sfamare l’intera popolazione mondiale, che si stima raggiungerà i 9 miliardi di persone. Della terra rimanente utilizzabile per aumentare la produzione, il 73 o l’80 percento si trova in Africa.

Il punto è come infondere energia ai piccoli produttori africani, e come farlo in modo che siano gli stessi agricoltori a poter godere dei benefici.

La nostra paura è che non succeda niente, e che semplicemente dovremo stare a guardare le multinazionali comprare tutte le proprietà immobiliari dei piccoli produttori, e questi ricevere un impulso minimo, i cui effetti dureranno ben poco.

D: Quali sono le priorità dell’Alleanza Cooperativa Internazionale?

R: Per noi, il problema è che l’economia mondiale non riconosce la forma di impresa a cui ci dedichiamo. Quest’anno il nostro obiettivo è avere un impatto sull’economia mondiale. Un miliardo di persone nel mondo non è idealista, bensì realista.

Crediamo di poter aprire alcune porte per le nostre imprese, piccole o grandi che siano, e dimostrare il loro valore ai governi.

D: Non tutte le imprese sono immuni dalla corruzione: le cooperative hanno una posizione comune su come affrontare e mitigare questo flagello?

R: La forza del movimento cooperativo è data dalla responsabilità di fronte ai suoi membri, che sono allo stesso tempo dirigenti e responsabili del suo andamento.@IPS