Scarsa informazione nell’Anno Internazionale delle Cooperative

ROMA, 31 agosto 2012 (IPS) – Sono passati più di sei mesi dall’avvio dell’Anno Internazionale delle Cooperative delle Nazioni Unite (IYC: International Year of Cooperatives), e non ci sono dubbi sul fatto che abbia mancato il suo obiettivo di richiamare l’attenzione mondiale su questo formidabile strumento di produzione sociale.

Mario Lubetkin, DG di IPS IPS

Mario Lubetkin, DG di IPS
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C’è stato senz’altro un aumento nella diffusione dell’informazione riguardante le cooperative, ma non è niente se si considera l’enorme importanza e il grande potenziale del movimento delle cooperative in tutto il mondo.

Il cooperativismo è nato all’inizio del XIX secolo in Inghilterra, dove veniva promosso da sindacati che si opponevano all’espansione capitalistica della Rivoluzione Industriale. Ha svolto la funzione di aumentare il potere d’acquisto dei lavoratori salariati attraverso le cooperative dei consumatori.

Da allora il sistema dei beni delle cooperative si è diffuso in tutto il mondo, nell’industria, nel settore primario, nel commercio e in altri rami del settore dei servizi.

Le cooperative hanno anche una presenza importante nei mezzi di comunicazione, dove centinaia di media focalizzano l’attenzione al mondo cooperativo, e migliaia sono essi stessi cooperative, come l’Associated Press statunitense, il quotidiano francese Le Monde o l’agenzia IPS, che dalla sua nascita nel 1964 si occupa del tema delle cooperative nel quadro di una politica editoriale incentrata sullo sviluppo e la società civile, in particolare nei paesi del Sud.

L’Alleanza Cooperativa Internazionale (ICA), fondata nel 1895, include 267 organizzazioni di 96 paesi e rappresenta più di un miliardo di persone nel mondo.

Secondo il direttore generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura (FAO), José Graziano da Silva, in agricoltura l’associazione dei produttori aumenta i benefici perché agendo collettivamente può trarre maggiore vantaggio dalle opportunità, avere più accesso ai servizi, ottenere prezzi migliori nell’acquisto dei prodotti e maggiori margini di guadagno. I benefici delle cooperative sono inoltre un motore per lo sviluppo locale, perché rafforzano le comunità e stimolano l’economia, creando posti di lavoro e incrementando le entrate.

Da Silva vede nelle cooperative un alleato strategico nel promuovere il tipo di sviluppo socioeconomico sostenibile di cui il mondo ha bisogno. Questo implica che, affinché lo sviluppo sia sostenibile, bisogna sconfiggere la fame e l’emarginazione sociale che affliggono più di 900 milioni di persone nel mondo.

La presidente del Costa Rica, Laura Chichilla, fa l’esempio del suo paese, dove un terzo delle persone economicamente attive fa parte di cooperative. “Il cooperativismo è un fattore decisivo per la modernizzazione e lo sviluppo tecnologico dei sistemi produttivi. In Costa Rica rappresenta più del 4 per cento del prodotto interno lordo (PIL) e più del 10 per cento del PIL agricolo”, afferma.

Grazie al cooperativismo, aggiunge, il Costa Rica è diventato un modello di inclusione sociale. Le cooperative hanno un ruolo di spicco non solo nell’economia ma anche nell’educazione e nella sanità. Per esempio, il 23 per cento del sistema scolastico è gestito da cooperative”.

Il brasiliano Roberto Rodriguez, rappresentante FAO per le cooperative, sostiene che “la globalizzazione economica intralcia la pace e la democrazia perché genera esclusione sociale e concentrazione della ricchezza, mentre le cooperative, che operano come braccio economico dell’organizzazione sociale, lavorano per contrastare questa tendenza.

Le cooperative costituiscono un ponte tra il mercato e il benessere collettivo e sono quindi importanti per la difesa della pace e della democrazia”, sostiene.

Come possiamo notare, l’importanza del cooperativismo come strumento alternativo all’attuale modello economico in crisi contrasta con il fallimento dell’Anno Internazionale delle Cooperative, che non è riuscito a ravvivare e rinnovare l’interesse dei media per il mondo delle cooperative.

Questo si spiega in parte con la dispersione del messaggio, nonostante gli sforzi delle Nazioni Unite, dell’AIC e dei diversi mezzi di comunicazione cooperativi nel mondo. È mancato un coordinamento efficace per una vera sinergia tra attori cooperativi e media.

È comunque evidente che il movimento delle cooperative ha bisogno di una strategia di comunicazione sociale aggiornata e di strumenti adeguati per diffondere il proprio messaggio e raccontare le sue attività, più di quanto non sia stato fatto finora dalle diverse organizzazioni.

Ciò che serve è un vero e proprio consorzio di mezzi di comunicazione cooperativi o organizzati come cooperative, e un momento di incontro in cui si coordino le informazioni e gli sforzi per rafforzare l’impatto dei messaggi principali. Allo stesso tempo, bisogna creare degli strumenti virtuali comuni per far circolare sia temi tradizionali che i nuovi contenuti dei social media.

L’efficacia di questi strumenti dipenderà dalla formazione e la preparazione di giornalisti specializzati nel cooperativismo. Come in altri campi del giornalismo, servono professionisti aggiornati in questo settore specifico dell’informazione.

Non esistono al mondo bisogni sociali o economici per i quali la cooperazione non sia un fattore decisivo. Per questo, il cooperativismo diventa un imperativo di fronte alle grandi sfide dell’umanità, ma anche come forma di gestione partecipativa e orizzontale, capace di generare migliori risultati. Potremmo dire che il cooperativismo non è mai stato tanto urgente come forma di organizzazione e come alternativa al sistema di produzione delle multinazionali. In questo senso, niente è più moderno e più necessario dell’impresa cooperativa.© IPS