Colte, alla moda e col velo

KARACHI, Pakistan, 18 novembre 2010 (IPS) – Sono donne giovani e istruite che abitano in città, frequentano caffè, negozi chic e alla moda, e fanno lezioni di yoga quando sono libere dal lavoro.

Zofeen Ebrahim/IPS Zofeen Ebrahim/IPS

Zofeen Ebrahim/IPS
Zofeen Ebrahim/IPS

Ma indossano anche l'hijab, o copricapo musulmano che persino in questo paese a prevalenza musulmana dell' Asia meridionale le rende spesso oggetto di derisione.

In realtà, mentre abiti più ‘conservatori’ come il burqa – che lasciano scoperto solo il volto della donna (a volte anche occhi e mani) – sono stati indossati qui per secoli e sono considerati abiti dell'Asia del sud, i progressisti considerano l' hijab un abbigliamento più in sintonia con la cultura araba. Comunque, entrambi hanno lo scopo di 'nascondere' la donna dallo sguardo estraneo attraverso l'abbigliamento e l'imposizione di spazi fisici separati.

Accade però che ciò che alcune donne musulmane indossano come ricordo della scelta di rimanere modeste e umili, fa sì che invece siano associate all'estremismo, nonostante loro siano convinte che indossare il velo ed essere moderni non siano due cose in contraddizione fra loro.

Come risultato, le donne pachistane che indossano il velo e l' 'abaya' (abito nero che copre la donna dal collo in giù), sono spesso apostrofate in modo sprezzante, “ninja”, “fundos” “talebane” o “mullani” (versione femminile dei mullah).

Molte persone con loro si sentono a disagio. Una giornalista che indossa l' hijab racconta che quando ha fatto un colloquio per lavorare in un media, il suo intervistatore l'ha guardata da capo a piedi e le ha chiesto se fosse in grado di lavorare in un ambiente “liberale”.

Ansa Khan, 40 anni, racconta che una banca ha rifiutato di farle aprire un conto lì perché aveva il viso coperto. Il direttore della banca sosteneva che la persona che richiede l'apertura del conto deve mostrare il suo volto, ma non c'era personale femminile in quel momento.

Moazzam, che dà lezioni di Corano alle donne, continua: “E' interessante come, nel corso degli anni, le persone mi facciano domande come: “Ma tu scherzi?”, “Commetti errori?”, “Tu e la tua famiglia di cosa parlate?”, “Ti arrabbi mai?”, “Guardi la TV?”

Di certo, queste donne hanno un atteggiamento ironico in un paese in cui ci si aspetta che vestano in maniera modesta prima di tutto. Ma le donne come Khan pensano che la scelta di indossare questi abiti possa ricordare alla gente eventi spiacevoli.

Come l'incidente del 2007 a Islamabad dove circa 6.500 donne che indossavano l'hijab e l'abaya della Moschea di Hafsa, un seminario della moschea di Lal, avevano sfidato il governo. Ne seguì una dura repressione che portò alla morte di numerosi studenti.

Allo stesso tempo, le immagini di donne con l'abaya e il burqa trasmesse incessantemente dai media nelle società più conservatrici – come l'Arabia Saudita e l'Afghanistan dei Talebani – ha portato molte persone ad associare questi abiti con un punto di vista ultra-conservatore.

L'aspettativa più comune per le donne come lei, racconta la giornalista che indossa l'hijab, è di essere “perfette (come angeli)”. Moazzam concorda, e dice: «Hanno una buona opinione di me perché sto cercando di seguire un comandamento della mia religione che riguarda l’aspetto esteriore”.

Touba Naeem, che ha indossato l'hijab negli ultimi otto anni, sostiene che la gente guarda il suo abbigliamento e dà per scontato che lei “non sia divertente”. Single a 27 anni, aggiunge,”l'hijab può essere un potenziale danno alle proposte di matrimonio”.

E' interessante notare che la maggior parte di queste donne dichiarano che le peggiori critiche non arrivano dall'esterno ma dai loro familiari. Una donna racconta che suo padre e suo fratello maggiore si sono opposti inizialmente alla sua decisione di indossare l'hijab. Un' altra donna dice che quando ha iniziato ad indossare un velo, “mio fratello avrebbe voluto levarmelo dalla testa”.

Una giovane donna mondana, racconta di aver iniziato ad indossare il velo solo dopo il suo matrimonio e suo marito è stato restio ad accettare l'hijab. Quando ha indossato l'abaya è scoppiato il finimondo. “Ha rifiutato di presentarmi ai suoi amici o di sedersi con me nelle riunioni tra amici, come se si vergognasse”. Ha accettato sia il l'hijab che l'abaya solo nel corso degli anni.

Nonostante tutti i disagi, queste donne rimangono convinte della loro scelta. Oltre a considerarla come un'offerta a Dio, sostengono che il loro modo di vestire le rende libere dalle preoccupazioni sul loro aspetto e consente a loro – e agli altri – di concentrarsi su cose più importanti.

“Non mi sento più un oggetto. Adesso le persone notano il mio sorriso, il mio modo di parlare, e mi prendono più seriamente”, dice Moazzam.

La giovane donna dice di aver pesato i pro e i contro nella scelta di indossare il velo e ha concluso: “Il disagio di non indossarlo pesa più del piacere di mostrarlo. Sono felice di farlo”.

Moazzam sostiene però che le donne che si coprono non devono trattare la vita come “un’altra brutta giornata”.

“Devi apparire al meglio e rimanere te stessa, per la tua famiglia ma soprattutto, per te”

“La moda, perché no?” dice Moazzam. “Io sono come ogni altra donna. Sono arrivata a un punto però in cui nascondo i miei gioielli alla moda o il taglio di capelli. Ma mi piace così”. ©IPS