Kyrgyzstan: Bambini sfruttati dalle multinazionali del tabacco

NEW YORK, 16 luglio 2010 (IPS) – Nella speranza di trovare un futuro migliore, molte famiglie del Kyrgyzstan partono per trovare lavoro. Il vicino Kazakhstan ha la più forte economia dell’Asia Centrale e le aziende di tabacco attirano lavoratori fuggiti dalla disoccupazione in Kyrgyzstan.

Una volta impiegati, rivela il il nuovo rapporto di Human Rights Watch, al posto dei vantaggi sperati i lavoratori trovano difficoltà economiche e sfruttamento.

I lavoratori del Kyrgyzstan arrivano in Kazakhstan per i 9 mesi di raccolta e mietitura, spesso portando i loro bambini con sé. Nelle interviste rilasciate a Human Rights Watch hanno dichiarato che eseguono spesso lavori fisici estremi per molte più ore al giorno di quanto consenta la legge del lavoro del Kazakhstan senza pausa nel week-end, né giorni di vacanza.

Molti immigrati per arrivare a destinazione sono costretti a pagare i loro trasportatori.

Ricevono un salario bassissimo e spesso solo alla fine delle stagioni di raccolta in modo che dipendano, fino alla fine dell’impiego, dai loro datori di lavoro per cibo, ristori e cure mediche, il cui costo viene poi decurtato dal loro stipendio.

Lo stipendio viene pagato a rata unica al capofamiglia, solitamente il maschio adulto.

Questa modalità di pagamento e la necessità di lasciare il passaporto nelle mani del proprietario della terra rende ancora più difficile abbandonare questo sistema “criminale”, dice il rapporto.

“Certo che c’è il desiderio di lasciare buttarsi tutto alle spalle, ma come?” dice uno dei lavoratori intervistati. “I nostri passaporti sono stati dati ai proprietari terrieri, non abbiamo soldi. Se lasciassimo adesso, tutto il nostro lavoro sarebbe stato vano. E senza soldi, come potremmo tornare a casa?”

Alcuni lavoratori intervistati da Human Rights Watch denunciano di essere stati trattati come schiavi in Kazakhstan. Il costo della vita e le spese di viaggio sostenute hanno fatto sì che i lavoratori si indebitassero con i loro datori di lavoro così da essere costretti a lavorare per un’altra stagione per ripagare il debito.

Altri sono stati impiegati anche in più lavori contemporaneamente, ovviamente senza paga.

In particolare Human Rights Watch prende in considerazione la situazione dei bambini, che spesso lavorano di fianco ai loro parenti saltando la scuola. La coltivazione di tabacco richiede un forte impegno fisico e per questo dovrebbe essere vietato ai minori di 18 anni. Molti genitori vogliono che i loro figli lavorino ma altri, desiderosi di un’istruzione per i loro figli, non sono accontentati.

I lavori forzati e il lavoro minorile sono illegali, sia per la legge internazionale del lavoro sia per il governo del Kazakhstan. Molti lavoratori immigrati non sono legali sul territorio del Kazakhstan e temono quindi di chiedere aiuto alle autorità locali.

Human Rights Watch crede che Phillip Morris International, la multinazionale che compra il tabacco coltivato in Kazakhstan abbia un ruolo determinante.

“Philip Morris International e le sue filiali hanno la responsabilità di proteggere i diritti umani nel rispetto degli standard internazionali come responsabilità d’azienda, e nel rispetto delle leggi nazionali della giurisdizione in cui operano” dice Jane Buchanan di Human Rights Watch..

“La recente esperienza nell’industria dell’abbigliamento ha portato alla luce il consenso internazionale circa le responsabilità d’azienda anche nei confronti del lavoro che si svolge nelle filiali. Nessuna azienda potrebbe beneficiare o trarre profitti da pratiche di sfruttamento che avvengono in qualunque parte della loro catena di produzione.”.

I rappresentanti della Philip Morris International hanno incontrato Human Rights Watch per discutere della situazione e hanno assicurato che porranno fine alle violazioni dei diritti del lavoro.

Human Rights Watch spera che il rapporto possa portare anche a un cambiamento della politica in Kazakhstan.

Tra gli altri cambiamenti Buchanan riferisce che l’organizzazione sta promuovendo la creazione di un meccanismo che favorisca le denunce delle vittime. “Il paese deve riconoscere i diritti dei lavoratori migranti e impegnarsi per impedire il lavoro minorile e garantire l’accesso all’educazione a tutti i bambini in età scolare”.

“E’ il momento per il governo di porre fine a queste violazioni dei diritti dei lavoratori emigranti e prendere decisioni risolutive”.