Disobbedienza civile contro una rigida politica sull’immigrazione

HELSINKY, 12 maggio 2010 (IPS) – Juha Souranta era fino a poco tempo fa un professore di sociologia che conduceva una tranquilla carriera accademica all’Università di Tampere, e non aveva mai avuto molto a che fare con questioni riguardanti l’asilo politico per stranieri in difficoltà.

Ma quando un amico di Minneapolis, negli Stati Uniti, gli ha scritto raccontandogli che l’immigrazione finlandese stava per deportare in Grecia un minore afgano in cerca d’asilo, si è subito messo in moto.

“Non avrei potuto tollerare una situazione in cui un giovane fosse messo in una condizione di incertezza o anche di vero e proprio rischio. Se potevo fare qualcosa, dovevo farlo”, ha dichiarato Suoranta all’IPS.

In un atto di disobbedienza civile, l’uomo ha perciò deciso di nascondere Ashraf Sahil, un giovane fuggito dai Talebani afgani, contravvenendo a un ordine del tribunale che prevedeva il trasferimento immediato del ragazzo in Grecia, secondo quanto sancito dal Regolamento Dublino, per cui gli stati membri dell’Ue sono tenuti a individuare lo stato competente per l'esame di una domanda di asilo.

Il Regolamento Dublino è entrato in vigore nel settembre 1997 ed è stato firmato dalla Finlandia nel gennaio del 1998.

“Anche se non sapevo cosa significasse asilo, espulsione, immigrazione clandestina o accordo di Dublino, sapevo che era importante fare qualcosa, o almeno cercare aiuto” racconta Suoranta, che aggiunge: “Quando ho scoperto che non c’era nessuna organizzazione che potesse essere d’aiuto, neanche la Chiesa, ho capito di trovarmi di fronte a un dovere morale”.

Quello di Suoranta non è un caso isolato. Molte persone, e anche la Chiesa luterana, hanno cominciato a proteggere dall’espulsione i richiedenti asilo perché sostengono che l’immigrazione finlandese metta in atto le espulsioni senza considerare in modo approfondito ogni singolo caso.

Il docente ha documentato la sua esperienza in un opuscolo pubblicato questa primavera, ‘The Hider’s Diary’. Il suo scopo è quello di raccontare la realtà quotidiana dei richiedenti asilo e di chi li protegge; una realtà spesso nascosta, ma che, secondo lui, “in un mondo che va verso la globalizzazione” deve essere svelata al pubblico finlandese.

Spesso la gente comune e le chiese locali nascondono i richiedenti asilo mentre il tribunale esamina i loro casi, specialmente nell’eventualità di possibili errori da parte delle autorità competenti.

Nel caso di Sahil, la polizia non aveva depositato al servizio immigrazione finlandese il certificato di nascita originale, che conferma la minore età del ragazzo, e questo è stato fondamentale per il destino del giovane. Sulla base del certificato, la Corte amministrativa di Helsinki ha infatti cancellato la sua espulsione.

Nella prima metà dell’anno scorso la Finlandia, un piccolo paese del Nord Europa con una popolazione di 5,4 milioni di abitanti, ha respinto un numero record di richiedenti asilo. Secondo le statistiche del dipartimento dell’immigrazione, a fine giugno erano stati espulsi 1.100 richiedenti, un numero equivalente a quello relativo all’intero 2008.

La Finlandia sta usando il Regolamento di Dublino per accelerare le procedure d’asilo. Secondo questo accordo dell’Unione europea, la Finlandia ha la possibilità di espellere i richiedenti asilo e trasferirli in altri stati membri.

Tuttavia, questa legge non è vincolante, e i singoli stati possono decidere autonomamente se respingere o meno i richiedenti provenienti da altri stati europei.

Ma Sanna Rummakko, funzionaria del Consiglio finlandese per i rifugiati, afferma: “La Finlandia ha sempre seguito alla lettera il Regolamento di Dublino e solo di rado ha inserito nella normale procedura finlandese i casi soggetti a questo regolamento, pur essendo ben consapevole delle imperfezioni e dei rischi per i diritti dei rifugiati”.

“In Grecia, i richiedenti asilo vivono per strada, hanno pochissime possibilità di richiedere asilo politico e il 97 percento ha buone probabilità di ricevere una risposta negativa”, ha dichiarato all’IPS Rummakko.

Secondo la funzionaria, centinaia di rifugiati ogni anno vengono espulsi dalla Finlandia e mandati in Grecia, in Italia, a Malta o in altri stati membri dove le leggi comunitarie per la protezione internazionale non vengono rispettate.

“I richiedenti asilo non vengono protetti dalle nostre autorità, che non si curano della effettiva gravità delle circostanze che li spingono a fuggire”, aggiunge. “In questa situazione è totalmente accettabile ricorrere alla disobbedienza civile, sia essa attuata dai singoli cittadini o dalla Chiesa”.

Considerando che per proteggere un richiedente non è possibile uscire allo scoperto, non si può sapere con precisione il numero di persone che offrono protezione agli immigrati, ma dal 2000 le chiese finlandesi hanno nascosto circa 20 richiedenti asilo.

A febbraio Jussi Pajuoja, vice difensore civico parlamentare, ha ricordato a una parrocchia della città di Turku che la Chiesa non ha alcun diritto legale per proteggere i richiedenti asilo a rischio d’espulsione.

Ma Jouni Lehikoinen, il vicario della parrocchia a cui era riferito l’intervento di Pajuoja, ha risposto dicendo: “Non abbiamo il controllo delle leggi sull’immigrazione. Noi esaminiamo con attenzione i documenti di chi cerca protezione e interveniamo se il processo si è dimostrato inadeguato, o se la persona in questione si trova di fronte a un serio pericolo”.

Per gli standard europei, il numero di richiedenti asilo ammessi in Finlandia è relativamente basso. Secondo il Servizio immigrazione del Ministero degli interni, sulle 5.998 persone che l’anno scorso hanno cercato asilo in Finlandia, ne sono state accettate solo 116, mentre l’Alta commissione per i rifugiati delle Nazioni Unite parla di ben 10mila richiedenti arrivati nella vicina Svezia.

Fin dal 2001 per la Finlandia il numero limite di rifugiati raggiungibile ogni anno è di 750 individui. Dall’anno scorso, invece, la quota massima per la Svezia è di 1.900 rifugiati.

La maggior parte dei rifugiati che arrivano in Finlandia proviene da territori colpiti dalle guerre come l’Iraq, la Somalia, l’Afganistan, l’Iran, la Russia (nella zona del Caucaso Settentrionale); e recentemente a chiedere asilo ci sono anche i Rom della Bulgaria.

Rummakko accusa gli stati del Nord Europa di non voler riformare l’accordo di Dublino perché ne traggono vantaggio, e perché gli permetterebbe di liberarsi del problema scaricandolo sui paesi del Sud Europa.

“Gli stati del Nord Europa non si sono impegnati in sede comunitaria per emendare o sostituire il sistema di Dublino. Non c’è nessuna volontà politica di farlo”, ha dichiarato.

Nonostante la lunga battaglia con i funzionari finlandesi, Suoranta afferma che il giovane Sahil non è ancora completamente al sicuro, perché il suo caso è ancora sotto il controllo del servizio immigrazione e potrebbe essere rivisto in qualunque momento.

“Ma il fatto che non sia stato espulso e che stia frequentando un istituto professionale finlandese credo che sia merito dell’ostinata disobbedienza civile”, afferma. © IPS