INTERVISTA: "L’uguaglianza è femminismo"

NAZIONI UNITE, 18 marzo 2010 (IPS) – (IPS/Terraviva) “Credo che l’Islam sia stato frainteso. Nessuna legge islamica dice violate i diritti delle donne e reprimetele”, afferma il Premio Nobel per la pace Shirin Ebadi. “La democrazia, i diritti umani e la leadership femminile non vanno assolutamente contro la dottrina islamica”. E le donne in Iran lo sanno bene.

Shirin Ebadi Arash Ashourinia/IPS

Shirin Ebadi
Arash Ashourinia/IPS

Da oltre 35 anni, Shirin Ebadi, vincitrice del premio nel 2003 e co-fondatrice della Campagna per il Nobel alle donne, è avvocato e attivista in Iran e nel mondo in difesa dei diritti di donne, minori, rifugiati, minoranze religiose e prigionieri politici nel suo paese.

Dopo le controverse elezioni iraniane lo scorso anno, è stata costretta a rimanere all’estero. “Ma nonostante l’uso delle forza e della violenza per disperdere la folla, e le terribili immagini di sopraffazione che tutti abbiamo visto a Teheran, moltissime donne erano lì e affollavano le strade, perché volevano far sentire la loro voce”, ha detto.

D: I difensori dei diritti delle donne si sono dati molto da fare negli ultimi anni per ottenere il riconoscimento di una condizione di parità nel diritto iraniano. La forte presenza delle donne in piazza è parte di questa battaglia?

SE: Oltre il 63 per cento degli studenti universitari in Iran sono donne, così come un gran numero dei docenti universitari del paese. Molti dottori, avvocati, dirigenti e ingegneri in Iran sono donne. Le donne hanno ottenuto il diritto di voto più di 50 anni fa, sono state parlamentari. Tuttavia, nonostante l’ottima posizione raggiunta dalle donne nel paese, dopo la rivoluzione sono state approvate leggi pessime e altamente discriminatorie.

Di fatto, la vita di una donna vale la metà di quella di un uomo. Per fare alcuni esempi, se una donna e un uomo vengono feriti per strada per una qualunque ragione, una donna riceve la metà per risarcimento danni rispetto a un uomo. La testimonianza di due donne in tribunale equivale alla testimonianza di un uomo. Un uomo può sposare quattro donne e divorziare quattro volte senza nessuna motivazione, mentre ottenere il divorzio resta molto difficile per una donna.

Queste leggi hanno suscitato un forte malcontento fra la popolazione femminile nei confronti del governo, per questo non appena si presenta l’opportunità scendono in piazza a protestare. Come hanno fatto dopo i risultati elettorali.

Nei video e nelle foto delle proteste si vedono molte donne e ragazze in strada, e come sappiamo il video dell’omicidio di Neda (Neda Agha-Soltan, 27 anni, uccisa da un cecchino Basiji mentre assisteva a un corteo) è diventato un simbolo di questi movimenti. Neda significa “voce” in farsi, ed è come se la voce del movimento fosse uscita dalle labbra di questa donna.

D: È possibile conciliare i progressi sociali e politici delle donne con la dottrina islamica?

SE: Certo, le donne (musulmane) possono essere leader, e non sono solo io a dirlo; diversi alti rappresentanti del clero in Iran lo hanno ribadito, come l’Ayatollah Sanei. E non dimentichiamo gli esempi di altri paesi islamici, come l’Indonesia, dove 25 anni fa il presidente era una donna, il Bangladesh, e Benazir Bhutto in Pakistan.

Non è il caso dell’Iran, dove per legge il presidente e anche il leader supremo deve essere un uomo.

D: Rispetto ai paesi vicini, il movimento femminista in Iran sembra molto vivace

SE: In Iran il movimento femminista è più forte rispetto ai paesi vicini, e questo grazie all’impegno sociale delle donne storicamente molto vitale in Iran, oltre al lavoro della società civile. Il movimento femminista è nelle case di tutti gli iraniani che credono nell’uguaglianza. La forte presenza di donne nelle università dimostra che sono più istruite degli uomini; credete che in una società come questa le donne possano accettare che la loro vita valga la metà rispetto a quella degli uomini?

D: Alcune donne, per essere presenti qui alla Commissione sullo Status delle donne (CSW) a New York e testimoniare la violenza e gli abusi che subiscono nei loro paesi, come quelle che arrivano dalla Birmania, hanno rischiato la loro vita. Lei ha fatto lo stesso, cos’è che l’ha spinta più di ogni altra cosa?

SE: Ogni cosa ha un suo prezzo, anche la libertà e la democrazia. Se pensassimo soltanto alla nostra sicurezza personale o a quella delle nostre famiglie, non avremmo società democratiche.

D: Lei continua a chiedere con tenacia un’azione internazionale per fermare la repressione del governo contro l’opposizione nel suo paese, lo ha fatto anche di recente al Consiglio dell’Onu per i diritti umani, a Ginevra. Quali sono le sue aspettative?

SE: Che i diritti umani non vengano oscurati dalla questione del nucleare in Iran. © IPS