SVILUPPO-AFRICA: Più acqua e più sanità

JOHNNESBURG, 30 ottobre 2008 (IPS) – “La sanità potrebbe essere la chiave per il successo o il fallimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (MDG). “È una vera e propria bomba a orologeria pronta ad esplodere, in termini di salute e ambiente”, ha detto Damas Mashauri ai partecipanti ad un seminario su acqua e sviluppo sostenibile in corso a Johannesburg, Sud Africa.

Julius Mwelu/IRIN Julius Mwelu/IRIN

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L’acqua è un bisogno basilare, ma più di 1,1 miliardi di persone nel mondo non hanno un accesso adeguato a questa risorsa.

“E non è l’unico problema. La gente non ha accesso neanche ai servizi igienici di base”, osserva Mashauri, docente dell’Università di Dar es Salaam. “Il problema dell'accesso a diverse forme di sanità nell’Africa sub-sahariana è una realtà davvero allarmante”.

Secondo Mashauri, il 35 per cento degli africani non ha accesso ai servizi igienici di nessun tipo. Il 53 per cento degli africani ha accesso alle latrine su fossa – proprie o comuni a tutto il quartiere, e appena l’otto per cento ha accesso alle latrine con risciacquo.

L’accademico ha presentato la sua relazione alla nona edizione del simposio sull’acqua (29-31 ottobre) promosso da WaterNet, Water Research Fund for Southern Africa (WARFSA), Global Water Partnership Southern Africa (GWP-SA) e Comunità per lo sviluppo dell’Africa meridionale (SADC).

Il simposio, intitolato quest’anno “Acqua e sviluppo sostenibile per un migliore sostentamento”, riunisce delegati provenienti da tutta l’Africa meridionale e orientale.

Reginald Tekateka, presidente regionale di GWP-SA, ha spiegato che l’obiettivo del simposio è promuovere un’interazione tra policy-maker, accademici, professionisti e attori principali coinvolti nel settore dell’acqua, e guardare ai settori che necessitano di ulteriori ricerche e sostegno. “Il simposio mette l’accento sull’integrazione dei saperi”.

Mashauri ha richiamato l’attenzione sulla lunga storia delle politiche di sviluppo dell’acqua, cominciata con il convegno del 1977 in Argentina e che ha portato alla dichiarazione, negli anni ’80, del Decennio internazionale dell’acqua potabile e dei servizi igienici. Ma quanto al tema di questa conferenza, ha osservato, c'è ancora molto da fare.

“Guardando indietro nella storia delle Nazioni Unite, le diverse conferenze che si sono tenute negli anni hanno avuto un ruolo molto importante nel delineare le politiche globali. A cominciare dall’Argentina nel 1977; e poi con la definizione dei “Principi di Dublino” nel 1992. Ma non ci sono ancora prove di miglioramenti nel campo del sostentamento”, ha spiegato Mashauri ai delegati.

Redatti in occasione della Conferenza ONU su ambiente e sviluppo del 1992 a Rio de Janeiro, i Principi di Dublino sollecitavano un approccio partecipativo nello sviluppo e nella gestione delle risorse dell’acqua. L’acqua, si affermava, è una risorsa finita e vulnerabile, essenziale per la vita sulla terra e per l’ambiente; ha un valore economico per tutti i suoi usi concorrenti e deve essere riconosciuto come bene economico; e le donne devono avere un ruolo centrale nell’approvvigionamento, nella gestione e nella salvaguardia di questa risorsa preziosa.

La sfida che abbiamo davanti, ha avvertito Mashauri, è investire di più nel sub-settore della sanità. “Abbiamo bisogno di finanziamenti per le infrastrutture igienico-sanitarie e dell’acqua, e per la conservazione e per un'equa distribuzione di questa risorsa”.