PENA DI MORTE: Dopo il voto sulla moratoria restano divisioni profonde

NAZIONI UNITE, 19 novembre 2007 (IPS) – Quella di giovedì è stata una giornata di trionfo per il movimento contro la pena di morte, dopo che la Terza Commissione dell’Assemblea Generale Onu ha approvato una risoluzione simbolica per una moratoria mondiale sulla pena capitale.

Novantanove paesi hanno votato in favore della risoluzione, 52 hanno votato contro e 33 si sono astenuti. Otto i paesi assenti dal meeting: Repubblica democratica del Congo, Guinea-Bissau, Kiribati, Perù, Senegal, Seychelles, Somalia e Tunisia.

Stati Uniti, Singapore e Cina si sono uniti ad alcuni paesi in via di sviluppo, in maggioranza del mondo islamico, per votare contro la risoluzione, mentre tra gli astenuti ci sono Butan, Camerun, Repubblica dell’Africa centrale, Ciad, Congo e Cuba.

Mesi di incontri, campagne e conferenze tese a incoraggiare la moratoria all’Assemblea Generale Onu, sono culminati nel voto della scorsa settimana, pervasa da un’atmosfera di tensione dovuta alle visioni contrastanti sulla legalità e l’efficacia della pena capitale.

”La questione solleva sentimenti molto forti, che abbiamo riscontrato tra i delegati”, ha detto all’IPS Yvonne Terlingen, rappresentante di Amnesty International alle Nazioni Unite.

La bozza di risoluzione, sostenuta dall’Unione Europea e altri 60 paesi, ha bisogno di essere vagliata dal voto dei 192 membri dell’Assemblea Generale. Se approvata, non sarebbe vincolante, ma avrebbe un grosso peso morale. Secondo i diplomatici, è probabile che l’Assemblea Generale confermi la decisione, probabilmente il mese prossimo.

”Siamo soddisfatti della maggioranza significativa di paesi che hanno votato per la risoluzione, aldilà delle nostre aspettative”, ha dichiarato Terlingen. “In questa situazione, molti altri stati saranno incoraggiati ad abolire la pena di morte, o almeno a rivedere le loro leggi al riguardo”.

È quel che si aspetta in futuro il movimento contro la pena di morte, e lo conferma l’Unione Europea, tra i fautori della risoluzione e principale sostenitore della moratoria.

”Questo è un giorno importante per i diritti umani e l’obiettivo dell'Europa è ottenere l’abolizione della pena capitale in tutto il mondo. Sulla base di questa ampia coalizione, confermeremo i nostri sforzi per raggiungere l’obiettivo nell’interesse dell’umanità”, ha dichiarato il commissario Ue per le relazioni esterne, Benita Ferrero-Waldner.

In una dichiarazione commossa dopo l’approvazione della risoluzione, l’Ambasciatore italiano all’Onu, Marcello Spatafora ha detto: “Spero fortemente che, approvando questa risoluzione, verrà avviato un processo di lavoro congiunto, perché si possa procedere insieme sulla stessa strada, con eguale dignità e nel rispetto reciproco”.

Tuttavia, il conteggio dei voti che Terlingen e gli attivisti contro la pena capitale considerano una sostanziosa maggioranza e un’ampia coalizione, viene interpretato da Singapore e da altri come il segnale di un consenso piuttosto incerto sulla questione.

”Il voto sulla risoluzione ha chiarito che non esiste un consenso internazionale sulla pena di morte. Circa la metà dei membri dell’Onu non hanno votato in favore della risoluzione, creando palese disagio in molte delegazioni. È una questione di giustizia penale, non di diritti umani”, ha detto all’IPS Vanu Gopala Menon, ambasciatore di Singapore all’Onu.

Secondo Menon, l’unico successo dei grandi sostenitori è stato di acuire le divisioni e cercare di imporre agli altri membri la propria visione del mondo.

”Singapore non cambierà il suo sistema penale di fronte a questo voto. È nostro diritto sovrano decidere in base al nostro sistema giudiziario”; ha aggiunto.

Nei giorni di dibattito, i paesi che si sono opposti alla risoluzione, compresi Barbados e Siria, evidenziavano l’evidente moralismo dei sostenitori, e l’intrusione in questioni di sovranità nazionale.

Tuttavia, ha detto Terlingen “la risoluzione non era sostenuta solo dall’Ue, ma anche da un ampio numero di stati in Africa e Sud America, e da molti altri paesi del Sud”.

Nel tentativo di far sentire la propria voce, paesi come Singapore, Usa, Egitto e Barbados hanno introdotto 14 emendamenti scritti e quattro orali sulla risoluzione – compreso il diritto alla vita dei bambini non nati. Nei mesi precedenti al voto, gli attivisti temevano che questi emendamenti avrebbero minacciato la risoluzione, ma sorprendentemente, sono stati tutti superati nei dibattiti precedenti al voto.

Per una volta, Stati Uniti e Iran erano dalla stessa parte. “Gli Usa riconoscono ai sostenitori della risoluzione posizioni oneste sulla questione. Ciononostante, è importante riconoscere che il diritto internazionale non proibisce la pena capitale”, ha riferito nella sua dichiarazione durante il meeting Robert S. Hagen, vice rappresentante al Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite.

Hagen ha inoltre dichiarato che il Patto internazionale sui diritti civili e politici riconosce specificamente il diritto dei paesi a imporre la pena di morte per i crimini più gravi, punizione da eseguire con le adeguate tutele e nell’adempimento di un processo giusto.

Negli Stati Uniti, vige attualmente una moratoria di fatto sulla pena capitale dato che la corte suprema del paese riesamina la legalità delle iniezioni letali come metodo di esecuzione.

Secondo Amnesty Intentional, oltre il 90 per cento delle esecuzioni dello scorso anno si sono tenute in Cina, Iran, Iraq, Pakistan, Sudan e Usa, anche se il numero di esecuzioni registrate è diminuito da 2.148 nel 2005, a 1.591 l’anno seguente.

Cresce il numero di paesi abolizionisti – 133 stati l'hanno già abolita, per legge e nella pratica.

Due moratorie proposte per la pena di morte erano transitate in passato dall’Assemblea Generale: nel 1994 e nel 1999. La prima era stata battuta per otto voti e l’ultima venne ritirata all’ultimo minuto.