Le donne del G20 rivendicano i propri diritti nelle aree rurali

Le donne del G20 rivendicano i propri diritti nelle aree rurali

BUENOS AIRES, ott 2018 (IPS) – Le donne rurali hanno un ruolo centrale nella produzione alimentare ma sono discriminate nell’accesso alla terra o sottomesse attraverso i matrimoni infantili, secondo le conclusioni del gruppo sulla parità di genere interno al G20, durante un incontro nella capitale argentina.

La situazione delle donne rurali è stato uno dei quattro temi al centro del Vertice delle donne Women 20, uno dei sette settori della società civile attivi nell’ambito del G20 (Gruppo dei 20) che riunisce paesi industrializzati ed emergenti e che quest’anno è presieduto dall’Argentina.

La missione dei cosiddetti ‘gruppi di affinità’ è quella di formulare raccomandazioni ai principali leader mondiali, che si riuniranno a Buenos Aires dal 30 novembre al 1° dicembre di quest’anno.

Ma nella giornata di incontri privati e nei due giorni di eventi pubblici sui diritti delle donne e i temi legati al genere, all’inizio di ottobre, le donne indigene e contadine hanno brillato per la loro assenza, mentre si discuteva dell’invisibilità della donna rurale e del suo ruolo nello sviluppo.

Invece, nei cartelli del summit, ospitato nel maestoso edificio della vecchia sede centrale delle Poste argentine, spiccavano le immagini di rappresentanti politiche e delle ONG, funzionarie di organismi internazionali e dirigenti aziendali donne.

Il discorso di chiusura è stato pronunciato dal presidente Mauricio Macri, destinatario del documento di raccomandazioni del W20 discusso per sette mesi da 155 delegate dei diversi paesi e nel quale si presentano le principali sfide da affrontare per il loro valore strategico di motore per uno sviluppo sostenibile.

Nelle giornate di Buenos Aires non sono mancate le controversie, per esempio quando un gruppo di organizzazioni argentine, alcune delle quali presenti alle discussioni sul documento, hanno criticato in un comunicato che “il 55 per cento dei rappresentanti nelle commissioni fa parte di multinazionali o fondazioni ad esse collegate”.

“Il programma degli eventi del summit (del W20) non rappresentava la diversità del gruppo di donne che ha discusso ed elaborato il comunicato”, ha detto Natalia Gherardi, direttrice esecutiva del Gruppo Latinoamericano di Giustizia e Genere (ELA, in spagnolo) e una delle nove delegate argentine che hanno preso parte al dibattito.

“Evidentemente interessava di più dare spazio alle manager delle imprese che hanno finanziato le giornate”, ha aggiunto parlando con l’IPS.

Allo stesso tempo, mentre si svolgeva la riunione e a poca distanza dalla sua sede, un gruppo di donne del ‘Forum femminista contro il G20’ manifestavano “contro il neoliberalismo delle imprenditrici del W20”.

Il vertice si è tenuto in un momento in cui l’Argentina vive una situazione sociale delicata, provocata negli ultimi mesi da una forte svalutazione della moneta locale che ha accelerato l’inflazione.

Per fronteggiare la crisi, Macri ha cercato l’aiuto del Fondo Monetario Internazionale, il quale ha imposto un drastico programma di riduzione della spesa pubblica, e lo stesso governo ha ammesso che negli ultimi mesi la povertà è aumentata e continuerà a farlo.

“Queste riunioni servono a sensibilizzare su temi che più avanti potranno trasformarsi in politiche pubbliche. È molto importante parlare, perché prima non si parlava”, ha detto all’IPS María Noel Vaeza, direttrice del programma di ONU Donne.

Secondo Vaeza, un’uruguaiana laureata in legge, “ci sono ancora 52 paesi nei quali servono dei cambiamenti legislativi perché la donna rurale possa ereditare la terra quando resta vedova”.

Nel caso dell’America Latina, la principale emergenza è “eliminare i matrimoni infantili. Nelle zone rurali, ci sono bambine che vengono date in moglie a 12 anni e poi abbandonano la scuola perché devono occuparsi dei figli”, ha detto la funzionaria dell’agenzia della Nazioni Unite che promuove la parità di genere.

La situazione delle donne e delle bambine rurali è stata anche al centro quest’anno della 62ma sessione della Commissione delle Nazioni Unite sullo status giuridico e sociale della donna (Commission on the Status of Women, CSW), che si è tenuta lo scorso marzo a New York.

Nelle conclusioni di quella assemblea, si erano sollecitati i governi a “promulgare leggi per promuovere la registrazione delle terre delle donne e la certificazione dei loro titoli di proprietà, indipendentemente dal loro stato civile”.

Nell’attuale documento del W20 è stato chiesto di promuovere la partecipazione economica e l’inclusione nei processi decisionali delle donne rurali, attraverso l’assegnazione di fondi per rafforzare le cooperative e le imprese e promuovere l’accesso al credito.

Oltre allo sviluppo rurale, gli altri tre grandi temi del W20 sono stati l’inclusione nel mercato del lavoro, digitale e finanziaria.

“I leader mondiali devono guardare alle politiche dei loro paesi per capire quali devono cambiare”, ha detto Lilianne Ploumen, parlamentare laburista olandese.

Ploumen, fondatrice di She Decides (‘lei decide’), un movimento di difesa dei diritti delle donne, ha detto all’IPS che “le donne rurali producono più della metà degli alimenti consumati nel mondo ma hanno meno accesso alla terra, ai crediti, al reddito e all’educazione”.

“Se avessero lo stesso accesso degli uomini, ci sarebbe meno fame nel mondo”, ha dichiarato.

Da parte sua, Edith Obstchatko, esperta di politiche presso l’Instituto Interamericano de Cooperación para la Agricultura (IICA), ha detto all’IPS che “tutti gli indicatori ci dimostrano che le donne rurali sono svantaggiate rispetto agli uomini rurali e alle donne urbane”.

“La mancanza di infrastrutture nell’ambito rurale le danneggia in modo particolare. E i nuovi problemi, come il cambiamento climatico, le colpiscono di più, perché sono più vulnerabili”, ha detto l’esperta dell’IICA, un organo della Organizzazione degli Stati Americani (OSA).

Secondo i dati diffusi dal W20, le donne rurali rappresentano più di un terzo della popolazione mondiale e il 43 per cento della forza lavoro agricola. La maggior parte di loro lavora in imprese familiari e non riceve nessun compenso per il lavoro svolto. E quando lo ricevono, l’ammontare è in media del 25 per cento inferiore di quello degli uomini.

Tra le altre questioni centrali risalta l’educazione, ed è stato riconosciuto che circa due terzi delle persone analfabete nel mondo sono donne che vivono nelle aree rurali. È poi emerso il tema della proprietà della terra, visto che le donne sono proprietarie di meno del 30 per cento della terra, nonostante la situazione sia molto diversa di paese in paese.

Un altro punto critico è quello dell’accesso ai diritti sessuali e riproduttivi: le giovani residenti nelle campagne hanno un tasso di gravidanza tre volte maggiore rispetto a quelle che vivono nelle città.