I nuovi "Obiettivi di Sviluppo Sostenibile" delle Nazioni Unite

NAZIONI UNITE, mag 2013 (IPS) – A quanto pare le Nazioni Unite non avevano ancora risorse online degne della nuova era digitale quando nel 2001 idearono i tanto propagandati Obiettivi di Sviluppo del Millennio (MDG), da raggiungere entro la scadenza fissata del 2015.

Charles Mpaka/IPS Charles Mpaka/IPS

Charles Mpaka/IPS
Charles Mpaka/IPS

Ma mentre si prepara a formulare la sua nuova agenda economica post 2015, l'Onu sostiene di essere un passo più avanti questa volta.

L’organizzazione mondiale raggiunge oggi una attiva comunità online, in un dialogo con governi, società civile, settore privato e gruppi di esperti per stabilire nuovi “Obiettivi di Sviluppo Sostenibile” (SDGs) per il 2015 e oltre.

Olav Kjorven, vice segretario generale e direttore dell’Ufficio politiche di sviluppo del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP), ha detto all’IPS che “le Nazioni Unite hanno finora coinvolto più di 200mila persone in 189 paesi attraverso un mix di media digitali, applicazioni per cellulari, conferenze e sondaggi con voto”.

La “conversazione globale”, come viene soprannominata dalle Nazioni Unite, è un’iniziativa avviata ufficialmente lo scorso marzo che sarà portata avanti fino alla fine del 2015.

Kjorven ha affermato che le squadre dell’Onu operative sul campo si stanno assicurando che i gruppi sociali normalmente esclusi dai processi mondiali, come le donne, le comunità indigene, i giovani, le persone disabili, vengano consultati su quali sono le loro priorità per lo sviluppo della loro comunità.

Gli otto Obiettivi di Sviluppo del Millennio prevedono traguardi specifici nella riduzione della povertà, istruzione universale, parità fra i sessi, miglioramento della salute infantile e materna, lotta all’Hiv/Aids, sostenibilità ambientale e promozione di un partenariato mondiale per lo sviluppo.

Gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile proposti, che potrebbero essere 10, 20 o anche di più, includerebbero produzione e consumo sostenibile, una nuova governance globale, tutela dell’ambiente e rafforzamento nell’attuazione degli obiettivi.

Una commissione di alto livello nominata dal segretario generale Ban Ki-moon presenterà il suo rapporto finale su un’agenda per lo sviluppo post 2015 a New York a fine maggio.

Tra i membri della commissione il primo ministro inglese David Cameron, la presidente della Liberia Ellen Johnson-Sirleaf e il presidente indonesiano Susilo Bambang Yudhoyono.

Nel loro rapporto “The Global Conversation Begins” (la Conversazione Globale comincia), pubblicato lo scorso marzo, le Nazioni Unite affermano che questo nuovo dialogo ha reso possibile “come mai prima d’ora una serie di consultazioni con i popoli di tutto il mondo per condividere le loro idee su una nuova agenda dello sviluppo da costruire sui successi degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio”.

Lo studio ha rivelato che gli incontri vis-a-vis sono stati facilitati grazie ad un’attiva e crescente comunità online, dove i partecipanti hanno condiviso opinioni e conoscenze e partecipato a MY WORLD, il sondaggio mondiale dell’ Onu sulle priorità per la prossima agenda dello sviluppo.

Intervistato dall’IPS, Kjorven ha spiegato che in Perù e in Ecuador le squadre dell’Onu si stanno concentrando in particolare sui bambini, i giovani, le donne e i leader popolari della regione amazzonica.

In Colombia, ha spiegato, dalle consultazioni con le organizzazioni indigene è scaturita una proposta per cinque obiettivi specifici riguardanti i popoli indigeni della Colombia.

In Uganda, una campagna con SMS ha coinvolto 17mila persone che hanno espresso il loro punto di vista su questioni di loro interesse.

“Per esempio in Nigeria raggiungeremo 150mila persone nelle comunità di 32 stati diversi che potranno unirsi a MY WORLD attraverso schede cartacee” ha osservato.

Alla domanda se i risultati ottenuti forniscono precise indicazioni su quali debbano essere le priorità nell’agenda per lo sviluppo post 2015, Kjorven ha segnalato tre punti principali.

Prima di tutto, accelerare i progressi verso la realizzazione degli MDGs adattandoli alle sfide attuali, quali le crescenti diseguaglianze nei diversi paesi e l’impatto della globalizzazione.

In secondo luogo, dalle consultazioni emerge la necessità di un’agenda universale che si occupi di problemi come il degrado ambientale, la disoccupazione e la violenza.

Terzo, le persone vogliono partecipare, sia nella stesura dell’agenda che monitorando i progressi nell’attuazione dei programmi post 2015.

Farah Mihlar, coordinatrice della prevenzione dei conflitti nel Minority Rights Group International (MRG) di Londra, ha detto all’IPS che “organizzazioni come MRG hanno cercato di incoraggiare i nostri partner in tutto il mondo a prendere parte a questi dialoghi e consultazioni, ma certo si tratta di un processo molto limitato”.

Gli MDG post 2015, ha detto, si rivolgono e coinvolgono le persone meno abbienti e più emarginate che “purtroppo non dispongono delle risorse e delle capacità necessarie a partecipare in questi processi”.

“Una delle mancanze degli attuali Obiettivi di Sviluppo del Millennio è che sono stati elaborati senza un contributo sufficiente dei paesi in via di sviluppo e non hanno raggiunto i gruppi emarginati, come le minoranze” ha sottolineato.

Le Nazioni Unite avrebbero dovuto imparare dagli errori e correggere il sistema per poter accogliere le voci dei più poveri ed emarginati, ha aggiunto.

“Per riuscire nel loro intento ed essere efficaci, i prossimi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile non possono essere elaborati da commissioni elitarie riunite in comode sale conferenza nelle capitali”, ha affermato, ma “devono includere le voci delle comunità e delle persone a cui gli MDG sono rivolti”.

Non è ancora troppo tardi, ha dichiarato Mihlar, perché molti organismi internazionali e agenzie dell’Onu lavorano con organizzazioni partner nei paesi in via di sviluppo e “c’è ancora tempo per aprire un dialogo e inserire le loro voci nelle processo decisionale”.

Intanto, una coalizione di attivisti ha dichiarato che le organizzazioni della società civile sono “profondamente preoccupate per la direzione che la commissione di alto livello può prendere riguardo i ruoli del governo, delle imprese e delle istituzioni multilaterali nella società”.

Tra gli otto temi fondamentali sollevati dalla società civile ci sono i problemi dell’accaparramento delle terre e dell’acqua, il modello di sviluppo del settore estrattivo, l’inosservanza dei confini planetari, la mancanza di giustizia fra i sessi, l’attuale architettura economica e finanziaria globale; le violazioni dei diritti umani; conflitti, violenze e responsabilità; corruzione.

“Dobbiamo assolutamente combattere tutti i ‘veleni’ presenti nella società” ha affermato Amitabh Behar, copresidente di Chiamata Globale all’azione Contro la Povertà (GCAP), riferendosi in particolare all'“accaparramento di terreni aziendali, megaminiere, ingiuste regole del commercio internazionale, speculazione finanziaria, corruzione e privatizzazione di servizi sociali fondamentali, che stanno aumentando le diseguaglianze, danneggiando l’ambiente e impoverendo le comunità in tutto il pianeta”.

“Questi veleni inoltre spesso alimentano violenza e conflitti nella nostra società” ha aggiunto Marta Benavides, copresidente di GCAP e organizzatrice della rete Feminist Task Force.

“Dietro a molte guerre nel mondo ci sono l’avidità, la lotta per le risorse e la mancanza di lavori dignitosi. Nessuna società può evolversi in un ambiente dominato dalla paura e dall’insicurezza. La vera pace è una condizione essenziale per lo sviluppo ed è ad essa che il comitato di alto livello deve dedicarsi”.