8 marzo: Guardiane della vita e della terra

ROMA, mar, 2013 (IPS) – Ovunque nel mondo, ma soprattutto nelle regioni più povere del pianeta, le donne rappresentano una forza vitale che si rinnova ogni giorno, a volte contro ogni probabilità.

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Le donne rurali, per esempio, rappresentano il 43 percento della forza lavoro agricola nei paesi in via di sviluppo. Combattere contro la fame è la loro quotidianità.

Sono i soldati senza volto della guerra più devastante del nostro tempo, quella che paradossalmente sarebbe la più facile da vincere: la guerra contro la fame, che colpisce un abitante su otto sulla Terra, qualcosa come 870 milioni di esseri umani.

In milioni di case in tutto il mondo, spesso sono le donne a prendere le decisioni quotidiane per assicurare che ci sia cibo su una tavola altrimenti vuota.

È responsabilità del governo e delle agenzie di cooperazione internazionale conferire maggiore potere alle donne per rendere giustizia al ruolo centrale che svolgono.

Questo vuol dire riconoscere alle donne i diritti, gli strumenti e le risorse di cui hanno bisogno per adempiere al loro difficile ruolo.

Il ruolo centrale della donna per la sicurezza alimentare e l’alimentazione comincia con i mille giorni che trascorrono dalla gravidanza fino al compimento del secondo anno di età del bambino, un arco di tempo che segna per sempre lo sviluppo dell’individuo.

Le donne possono fare la differenza, nel bene o nel male, di fronte alle drammatiche statistiche che ogni anno registrano 2,5 milioni di morti infantili.

Riuscire a mettere il cibo in tavola per la famiglia significa migliorare le possibilità che ha una donna al di là dell’istinto materno: utilizzare le sue energie e le sue lezioni di vita per dissodare la terra e raccoglierne i prodotti.

Questo è particolarmente vero in Africa, scenario delle principali battaglie contro la fame del ventunesimo secolo. Circa 239 milioni di persone in Africa soffrono la fame, il 23 percento dell’intera popolazione nazionale.

È nelle aree rurali, abitate dal 60 percento della popolazione africana, che emergono in modo più evidente gli aspetti di questa lotta contro la tragedia, e l’importanza del ruolo delle donne.

Sono loro le capofamiglia di un quarto dei nuclei familiari rurali. In Sudafrica, la quota raggiunge il 45 percento.

Le guerre, i conflitti etnici, le migrazioni e il collasso ambientale hanno intensificato la presenza assoluta e relativa delle donne nei mercati della manodopera agricola negli ultimi anni.

La loro partecipazione al mercato del lavoro agricolo nel Nord Africa è aumentata dal 30 al 43 percento dal 1980. E in diversi paesi sono la maggioranza, come nel Lesotho, dove rappresentano il 65 percento della forza lavoro agricola.

Le nuove responsabilità attribuite alle donne si aggiungono al loro compito tradizionale di nutrire e prendersi cura della famiglia. Il doppio e a volte triplo carico del lavoro nei campi, a casa e nella comunità non sempre viene riconosciuto, né condiviso dagli uomini nel nucleo familiare. Spesso questo rende più difficile la loro emancipazione.

Paradossalmente, ovunque nel mondo sono le donne a subire le maggiori restrizioni nell’accesso alla proprietà legale della terra, e questo a sua volta limita il loro accesso al credito e agli incentivi di cui avrebbero bisogno per massimizzare l’impegno che dedicano al benessere della comunità.

Riconoscere questi diritti e accessi per colmare il divario tra i sessi nei sistemi agricoli dei paesi più vulnerabili è una delle più importanti politiche per la sicurezza alimentare che i governi e le agenzie di cooperazione internazionale dovrebbero attuare.

Rendere consapevoli gli stati del ruolo fondamentale che le donne rivestono nello sviluppo economico e sociale e creare un consenso politico per fornire loro i mezzi e riconoscere i diritti che il loro ruolo richiede sarà un passo avanti fondamentale per sconfiggere la fame nel mondo.

E non solo la fame.

In quanto madri, sorelle, figlie, mogli e, spesso, unico sostegno della famiglia, le donne sono spesso in prima linea nella lotta per la giustizia sociale.