INTERVISTA: "Nel 2020 sarà troppo tardi"

DURBAN, Sudafrica, 16 dicembre 2011 (IPS) – È ancora molto difficile convincere i governi, nonostante i rischi ormai elevati, ad intervenire nella lotta contro i cambiamenti climatici mettendo a disposizione i fondi necessari. Gli scienziati hanno lanciato ripetuti allarmi sugli effetti del cambio climatico e se i governi non agiranno rapidamente, si verificherà una catastrofe irreversibile.

Regina Gunther, esperta del clima e della politica energetica del WWF Kristin Palitza/IPS

Regina Gunther, esperta del clima e della politica energetica del WWF
Kristin Palitza/IPS

IPS ha intervistato Regine Günther, responsabile per la politica energetica e la tutela del clima del WWF (World Wide Fund for Nature), sui rischi che i cambiamenti climatici pongono alla sicurezza e al sostentamento.

D: Quali saranno le conseguenze dopo che il 17esimo vertice delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici a Durban si è concluso senza risultati concreti, anche se con degli obiettivi?

R: Si prospettano diversi scenari. Se i paesi non cominceranno al più presto ad adeguarsi gli impegni presi nei due ultimi vertici a Cancun e Copenhagen di riduzione delle emissioni di CO2, la temperatura media subirà un aumento tra i tre e i quattro gradi Celsius. Se non si riuscirà ad avviare un vero processo efficace per ridurre le emissioni entro il 2020, potremmo riuscire a non superare i due gradi di aumento della temperatura.

Ma la situazione attuale non promette niente di buono. Se continuiamo così e non rispettiamo nemmeno gli impegni presi volontariamente, rischiamo un pericoloso aumento della temperatura di sei o sette gradi Celsius.

D: Cosa accadrà se la temperatura aumenterà di più di due gradi Celsius?

R: Un aumento di due gradi ha già effetti negativi. Se lo supereremo, il cambio climatico diventerà pericoloso: scioglimento dei ghiacciai, scarsità di acqua per tre miliardi di persone, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, perdita del 30 per cento della biodiversità, insicurezza alimentare causata dalla siccità, regioni costantemente inondate, comprese le piccole isole, e così via. Questo è il motivo per cui i cambiamenti climatici non sono solo un problema ambientale, ma riguardano l’economia e il sostentamento.

D:Tutti parlano dei drastici effetti dei cambiamenti climatici nei paesi in via di sviluppo. Quali saranno gli effetti sul Nord?

R: Pensiamo alla grande ondata di caldo del 2003 in Europa: abbiamo avuto un’estate torrida, e diversi morti. Se non teniamo sotto controllo i cambiamenti del clima, un’estate come quella del 2003 diventerà una cosa normale nel 2040. E nel 2060 sarà considerata addirittura un’estate fresca. Quest’anno anche gli Stati Uniti hanno sentito l’impatto dei cambiamenti climatici, registrando un record di temporali e uragani. Perciò, anche i paesi industrializzati subiranno una serie di cambiamenti e dovranno adattarsi.

D: È vero, come sostengono gli scienziati, che le popolazioni dei paesi in via di sviluppo dovranno migrare in massa?

R: È molto probabile. E questo avrà un impatto anche sul Nord. Se nel Sud aumenteranno siccità e carestia, le persone non potranno più vivere in quelle zone. E con diverse migliaia di migranti in movimento, il problema è chi li ospiterà. Molti guarderanno speranzosi al Nord.

D: Quando sarà ormai tardi per agire?

R: Se misuriamo i pericoli dei cambiamenti climatici sul limite dei due gradi, dovremmo raggiungere il picco di emissioni di CO2 nell’arco di un decennio. Gli scienziati sostengono che una drastica riduzione delle emissioni di CO2 entro il 2020 potrebbe essere ancora possibile, ma è l’ultima chance. Credo che nel 2020 sia già troppo tardi. Ma dobbiamo continuare a rendere possibile ogni sforzo, perché vivere in un mondo con una temperatura di due, cinque o sei gradi più alta, fa la differenza.

D: Perché crede che nel 2020 sarà troppo tardi?

R: Più ritarderemo sul picco di emissioni di CO2, più rapida dovrà essere la tendenza verso la riduzione. E riuscirci non solo sarà molto costoso, ma anche estremamente difficile. Si arriverà a un punto in cui ciò che possiamo fare per non superare il limite dei due gradi non sarà mai abbastanza. Una volta raggiunto quel limite, il che significa la presenza di una certa quantità di gas serra nell’atmosfera, l’abbassamento della temperatura richiederà decenni, perché i tempi di reazione dell’atmosfera sono lenti.

D: Perché è così difficile convincere i politici ad intervenire, nonostante il terribile scenario che si prospetta?

R: Le principali forze motrici dei cambiamenti climatici, le industrie del carbone, petrolio e gas, sono anche i maggiori beneficiari delle attuali economie industrializzate. Grazie a potenti lobby e ingenti capitali riescono a frenare la tendenza a ridurre la loro partecipazione nell’economia.

È anche importante sottolineare che i politici rimangono in carica per quattro o cinque anni, non fino al 2040. In quattro anni, non si avvertono pesantemente gli effetti dei cambiamenti climatici. I grandi cambiamenti avvengono lentamente ed emergeranno in futuro. Il risultato è che c’è un divario tra la realtà attuale e la conoscenza scientifica degli effetti che si avranno se non si interveniamo subito.

D:Gli scettici del clima hanno un peso sulla riluttanza dei governi ad assumere impegni concreti?

R: Negli Usa, gli scettici del clima influenzano enormemente il dibattito. In Europa, si mette in primo piano la scienza. La teoria secondo cui l’uomo è responsabile dei cambiamenti climatici, è largamente condivisa. Le persone hanno capito che si può fare qualcosa e vogliono intervenire. Purtroppo non è il caso di altri paesi.

D: Quanto costerà lottare contro i cambiamenti climatici se i governi continuano a posticipare le misure di mitigazione e adattamento?

R: Secondo l’economista britannico Nicholas Stern, non intervenire costerà 20 volte di più. L’anno scorso, paesi come la Germania e gli Usa sono riusciti a mobilitare miliardi di dollari per salvare le banche.

Ora ci dicono che la comunità internazionale non è in grado di mobilitare 100 miliardi di dollari nell’arco di un decennio per finanziare l’adattamento ai cambiamenti climatici nei paesi in via di sviluppo. Se i cambiamenti climatici fossero considerati prioritari al pari del sistema finanziario, i paesi ridurrebbero altre spese per raccogliere i fondi necessari. Esattamente come è successo durante la crisi economica. © IPS