TUNISIA: Le donne temono l’ascesa islamica

TUNISI, 15 novembre 2011 (IPS) – Le donne tunisine sono accorse in massa a votare nelle prime elezioni democratiche dopo la caduta del regime di Zine Abidine Ben Ali, spodestato dalla rivolta popolare dopo 27 anni di regime. Ma adesso la loro speranza si è trasformata in paura.

Tunisi: le donne protestano per rivendicare i loro diritti Giuliana Sgrena/IPS

Tunisi: le donne protestano per rivendicare i loro diritti
Giuliana Sgrena/IPS

La schiacciante vittoria del partito islamico moderato Ennahda il 23 ottobre ha sollevato gravi preoccupazioni per moltissime donne tunisine, che vedono nell’ascesa di una forza politica religiosa una possibile minaccia alle conquiste raggiunte nella loro amara battaglia per la liberazione.

La paura, alimentata dai recenti attacchi dei gruppi ultraconservatori dei Salafiti contro cinema ed emittenti televisive che trasmettevano pellicole di registe donne si è intensificata dopo le aggressioni subite da studenti e insegnanti nelle università di tutto il paese.

Ennahda ha preso le distanze dagli attacchi degli estremisti, assicurando che la linea politica del partito è molto più moderata.

“Rispetteremo lo stile di vita dei tunisini e intendiamo tutelare i diritti delle donne”, ha dichiarato a IPS Souad Abdelrahim, rappresentante del partito Ennahda eletta nell’assemblea costituente.

Abdelrahim, l’unica delle 42 rappresentanti di Ennahda a non indossare il velo, è diventata il simbolo dell’immagine “moderata” di Ennahda e della sua presunta accettazione e tolleranza verso le donne, indipendentemente dalla religione o dall'abito che indossa.

Ma i componenti più conservatori di Ennahda, come i Salafiti estremisti che si sono rifiutati di votare nelle elezioni, sono contrari a quest’approccio moderato ed esortano il partito ad assumere una posizione religiosa più inflessibile.

La scorsa settimana decine di donne, tra cui insegnanti, studentesse e attiviste, si sono riunite fuori dall’università Cité des Sciences, ad Ariana, Tunisi, per richiamare l’attenzione sulle aggressioni fisiche e verbali contro le donne da parte dei conservatori in diversi spazi sociali.

Lungo le mura della Cité des Sciences, proprio davanti a una moschea, un gruppo di Salafiti urlava alle dimostranti: “Dégage, dégage” (vai via), lo slogan utilizzato durante la rivoluzione contro Ben Ali.

Normalmente insulti e aggressioni sono rivolti contro le donne che non indossano gli abiti tradizionali, violando i codici previsti in molti paesi islamici.

Nessun partito o organizzazione ha rilasciato dichiarazioni per condannare l’aggressione, costringendo le donne a ricorrere ai social media: una strategia molto diffusa durante la rivoluzione per ottenere appoggio nelle proteste contro il regime.

L’appello ad una grande manifestazione davanti al palazzo del governo in piazza della Kasbah è stato lanciato non dai blogger o dagli attivisti più noti, ma dalle donne comuni che rivendicano la loro non appartenenza a partiti o ideologie.

L’appello è stato accolto da moltissime donne, sia religiose che laiche, da sostenitrici di Ennahda e da altre non affiliate alla politica, tutte determinate ad affermare i propri diritti nella nuova costituzione.

“Insegno storia islamica all’università, e se durante la lezione dico qualcosa che non corrisponde al pensiero islamico conservatore, so di correre grossi rischi”, ha dichiarato a IPS Latifa Bekky, membro dell’Associazione Donne Democratiche di Tunisia (ATFD, nell’acronimo francese). L’organizzazione è una delle poche che si batte per tutelare i diritti delle donne nella nuova Tunisia.

Diverse associazioni di donne diffidano di questo gruppo, perché si pensa che abbia legami con il Raggruppamento Costituzionale Democratico (RCD), il partito di Ben Ali.

Le femministe laiche cercano di mantenere la calma in questo periodo di transizione, considerato un momento critico per il futuro della Tunisia. “Come femminista laica e progressista, considero automaticamente Ennahda il mio antagonista politico”, ha dichiarato a IPS Sana Ben Achour, ex presidente di ATFD. “I leader di Ennahda assicurano il rispetto dei diritti delle donne tunisine ma queste promesse devono trasformarsi in azione”, ha aggiunto.

“Molte delle donne impegnate in attività politiche hanno subito gravi minacce su Internet”, ha detto Souad Rejeb, psicologa e attivista di ATFD. “Su facebook è stata pubblicata un’immagine di (Sana) Ben Achour cancellata con una croce, simbolo che rappresenta una minaccia di morte”.

Nonostante molte donne avessero dei timori anche prima delle elezioni, nessuna ha voluto disertare le urne per non rinunciare al diritto di voto appena acquisito.

“Volevamo difendere il diritto di votare liberamente per la prima volta nella vita, abbiamo notato delle irregolarità, che però non ci hanno impedito di votare”, afferma Samira Hizaoui, candidata elettorale per il nuovo partito dei lavoratori creato di recente dall’Unione Generale dei Lavoratori Tunisini (UGTT), che rivendica anche la parità delle donne.

La maggior parte di queste donne si mostrano coraggiose e pronte alla lunga e difficile battaglia che le aspetta. Salma Beccar, famosa regista e rappresentate del Polo democratico Modernista (MDP), è una di loro.

“Non ho paura di Ennahda: il loro successo è dovuto principalmente all’efficace campagna di propaganda sostenuta da TV satellitari come Al Jazeera. Senza questo supporto, gli islamisti non avrebbero ottenuto una vittoria così schiacciante”, ha dichiarato a IPS.

“Hanno promesso di salvaguardare il codice della famiglia tunisino (la “legge della famiglia” più moderna del mondo arabo), ma hanno già cominciato a dire che le leggi sull’adozione sono contrarie alla legge islamica”, ha detto Beccar.

“Su facebook girano voci sull’intenzione del partito di attuare una separazione basata sul genere nelle scuole, sui mezzi di trasporto e in altri ambiti. Dobbiamo essere consapevoli di questi cambiamenti e pronte ad opporci”, ha aggiunto.

“Sebbene all’inizio Ennahda abbia mostrato il suo volto ‘moderato’, dubito che gli islamisti riusciranno a mantenersi moderati sul lungo periodo”, ha dichiarato Chakras Balhaj Yahya, sindacalista di UGTT.

“Le mie sei sorelle hanno scelto di indossare il velo, una cosa che io non capisco. Continuo ad indossare la minigonna, ma ora la gente mi guarda in modo diverso”, ha aggiunto.

Anche Wissal Kassraoui, giovane giornalista di Radio Shams, indossa abiti occidentali e confessa di temere ciò che potrebbe accadere nei prossimi anni, o persino nei prossimi mesi.

“I sostenitori di Ennahda aspetteranno, forse un anno, forse meno, per mostrare il loro vero volto; ma la realtà è che hanno già cominciato a minacciare le donne”, ha sottolineato. © IPS