EDITORIALE: Microcredito, espansione e nuovi problemi

WASHINGTON, 19 ottobre 2011 (IPS) – Il primo Vertice sul Microcredito si è tenuto nel 1997. Nove anni dopo, quando i delegati si sono riuniti in occasione del Vertice Mondiale sul Microcredito a Halifax, in Canada, nel 2006, è stato annunciato che Muhammad Yunus avrebbe condiviso il premio Nobel per la pace con la Grameen Bank, l’istituto da lui fondato trent’anni prima.

Sam Daley-Harris, co-fondatore e direttore della Campagna per il microcredito (Microcredit Summit Campaign) IPS/MSC

Sam Daley-Harris, co-fondatore e direttore della Campagna per il microcredito (Microcredit Summit Campaign)
IPS/MSC

L’anno precedente, le Nazioni Unite celebravano l’Anno del Microcredito e, solo un anno dopo, la Microcredit Summit Campaign ha superato l’obiettivo che si era prefissata nel 1997: aiutare i 100 milioni di famiglie più povere al mondo attraverso crediti per avviare delle attività in proprio e altri servizi finanziari e commerciali. Erano anni di grande entusiasmo per la microfinanza.

Adesso, cinque anni dopo, 2.000 delegati si incontreranno a Valladolid, in Spagna (14-17 Novembre), in occasione del Vertice Mondiale sul Microcredito 2011. Questa volta però il summit si terrà in un clima più controverso rispetto ai precedenti. All’inizio di quest’anno, Muhammad Yunus ha dovuto rassegnare le dimissioni dalla Grameen Bank in seguito a una serie di violenti attacchi da parte del governo del Bangladesh, che molti temono possa cancellare le conquiste raggiunte nel paese nel campo dell’emancipazione femminile.

Per molti anni il microcredito è stato considerato un nuovo ed emozionante rimedio contro la povertà. Un caso che ne dimostra il potenziale in termini di capacità di trasformazione è quello osservato durante una visita in Bangladesh 15 anni fa. Un’amica statunitense stava intervistando la beneficiaria di un prestito in un villaggio rurale, quando l’interprete disse alla mia amica che l’intervistata ci teneva a farle sapere che il figlio avrebbe iniziato il college l’anno seguente. Anche il figlio della mia amica avrebbe iniziato il college l’anno seguente, così le fece le sue congratulazioni. Quando l’interprete tornò a interrompere il colloquio per ripetere la stessa notizia, la mia amica si rese conto che dietro quella storia doveva esserci qualcos’altro.

“Lei o suo marito sapete leggere o scrivere?” chiese la mia amica.

“No”, rispose lei.

“Suo padre o sua madre sanno leggere o scrivere?” proseguì la mia amica.

“No”, rispose la donna.

Quando l’intervistatrice chiese se la madre o il padre del marito sapessero leggere o scrivere e si sentì rispondere un altro “no”, cominciò ad avere un quadro completo della situazione e si profuse nei complimenti: stava assistendo alla rottura di un ciclo di analfabetismo intergenerazionale e anche probabilmente di povertà intergenerazionale.

Sono storie di trasformazioni che continuano anche oggi, cui però si aggiungono anche casi di indebitamenti e paure che una parte del settore della microfinanza lascia lungo il cammino. Un breve sguardo all’agenda del Vertice del microcredito del prossimo mese ci mostra un settore che comincia a fare i conti con qualche fallimento. In risposta alle accuse di usura e tassi di interesse poco trasparenti, Chuck Waterfield ha creato il sito Microfinance Transparency e ha preparato una relazione da presentare al summit. Beth Rhyane dirige il Centro per l’inclusione finanziaria presso l’organizzazione ACCION e ha redatto un rapporto incentrato sulla tutela dei clienti, un argomento di cui vent’anni fa nessuno avrebbe mai pensato di doversi occupare. Laura Foose, a capo della Social Performance Task Force, ha redatto un rapporto per il Vertice sulla necessità che un’organizzazione dedichi agli aspetti sociali la stessa importanza che dà ai profitti economici.

Ciò che è fondamentale considerare di queste iniziative è che non sono esperienze minori, ma stanno diventando sempre più cruciali. Ma al Vertice non si parlerà solo dei problemi della microfinanza. I delegati potranno conoscere gli enti che assegnano decine di migliaia di prestiti e borse di studio ai figli di famiglie analfabete. In altre sessioni verranno illustrati i programmi attivi nelle aree rurali e negli slum urbani più poveri. Ai delegati verrà spiegato come le organizzazioni collegano la microfinanza all’energia verde, all’agricoltura e all’acqua pulita. Ci si occuperà anche delle innovazioni nel campo dei risparmi e delle micro-assicurazioni, le operazioni bancarie via cellulare e la microfinanza islamica.

Molti potrebbero sostenere che, se si è arrivati a questo punto, la colpa è della spinta incontrollata a massimizzare i profitti di alcuni istituti. Anche questo tema verrà affrontato in una della sessioni del summit.

La voce discordante rispetto alla massimizzazione dei profitti ci riporta al premio Nobel per la pace Muhammad Yunus, e alle riflessioni sul primo Vertice del Microcredito nel 1997 tratte dal suo libro “Il banchiere dei poveri”:

“Insegnando economia ho imparato molto sul denaro e adesso, in qualità di direttore di banca, presto denaro, e il successo della nostra impresa dipende da quante cambiali sgualcite i nostri membri, un tempo vittime della fame, hanno oggi in mano. Ma il movimento del microcredito, costruito intorno, per e con il denaro, paradossalmente, per la sua natura e radici più profonde, non riguarda affatto il denaro. Riguarda la volontà di aiutare ogni singolo individuo a realizzare pienamente il proprio potenziale. Non riguarda il capitale monetario, ma il capitale umano. Il denaro è solo uno strumento che libera i sogni dell’uomo e aiuta anche le persone più povere e meno fortunate del pianeta a conquistare dignità, rispetto, e dare un senso alla loro vita”.

Forse queste parole sono rivolte a tutti noi, e non solo al settore delle microfinanza. © IPS