GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DONNA: L’Iran annuncia manifestazioni nonostante la repressione

NEW YORK, 7 marzo 2011 (IPS) – I difensori dei diritti delle donne sperano in una forte partecipazione alle manifestazioni pubbliche programmate per martedì 8 marzo in tutta la Repubblica islamica dell’Iran, nonostante la repressione governativa delle ultime settimane contro i manifestanti dell’opposizione.

Le dimostrazioni, che segneranno ufficialmente la giornata internazionale della donna, sono state organizzate sulla scia dell’appello all’azione lanciato dalla nota attivista iraniana vincitrice del Premio Nobel per la pace 2003 Shirin Ebadi.

Ebadi, direttrice del Centro per la difesa dei diritti umani, starebbe cercando di cavalcare l’onda delle rivolte popolari nel mondo arabo, secondo quanto affermano i sostenitori dei diritti umani negli Stati Uniti.

Ma in una recente dichiarazione rilasciata la scorsa settimana, Ebadi, che attualmente si trova in esilio in Gran Bretagna, ha definito le manifestazioni previste come “l’inizio di un vero e proprio movimento per i diritti civili”, piuttosto che “una richiesta politica”.

“Quel giorno, fianco a fianco con i nostri fratelli, scenderemo in strada per avanzare richieste democratiche popolari e diffuse, perché raggiungere ‘pari diritti’ è possibile solo se ci si può esprimere in un sistema democratico”, ha detto.

“Ma non dobbiamo permettere a nessuno di ignorare le nostre richieste con la motivazione di prevenire la crisi o evitare le divisioni”.

Ebadi ha sottolineato che i dimostranti chiederanno al governo teocratico e integralista di Mahmoud Ahmadinejad di attuare riforme costituzionali fondamentali, per raggiungere una parità di genere che dovrebbe essere da tempo una realtà per i 36 milioni donne del paese.

“Per anni, la domanda di giustizia delle donne è stata messa sotto silenzio con diversi pretesti: con la scusa di abusi da parte degli oppositori della Rivoluzione, oppure dando la colpa alla guerra contro l’Iraq, o ancora per la difesa della sicurezza nazionale, o con la giustificazione di combattere l’arroganza della comunità internazionale”, ha commentato.

In Iran, la supremazia maschile è radicata nello stesso ordinamento giuridico, dove alle donne vengono concessi minori diritti sulle questioni legate al divorzio, alla custodia dei figli, alla previdenza o all’immunità giudiziaria.

E nonostante gli alti livelli di istruzione universitaria femminile che si registrano nel paese, le donne continuano a essere vittime di disoccupazione, discriminazione e sottorappresentatività nel mercato del lavoro.

Secondo Hadi Ghaemi, direttore esecutivo della Campagna internazionale per i diritti umani in Iran (ICHRI), le proteste della giornata internazionale della donna permetteranno di mettere in evidenza queste ingiustizie.

“Le donne iraniane stanno chiedendo una riforma del sistema giuridico, per il quale sono considerate cittadini di serie B”, dice Ghaemi.

“La vita e il corpo delle donne sono letteralmente valutati la metà rispetto agli uomini. Ad esempio, se sono vittima di un incidente stradale in compagnia di una donna e rimango ferito, per la legge iraniana io, in quanto uomo, riceverò il doppio in termini di risarcimento economico. Le donne inoltre non hanno diritto al divorzio, la legge dichiara il marito unico capofamiglia e la donna deve solo eseguire i suoi ordini”, ha spiegato.

“Con le recenti agitazioni politiche in tutta la regione, le donne cercano di sfruttare l’occasione dell’8 marzo per ribadire che la questione della parità di genere non deve essere tralasciata, oppure si tornerà indietro”, dice.

Il governo di Ahmadinejad ha represso velocemente i dimostranti che in Iran avevano cercato di approfittare delle esplosioni di malcontento che hanno investito Nord Africa e Medio Oriente.

Le manifestazioni di febbraio sono state represse con i metodi violenti dalle forze di sicurezza, che hanno provocato almeno tre morti. E la scorsa settimana sembra che quattro dei principali oppositori del paese – Zahra Rahnavard, Fatemeh Karroubi, Mir Hossein Mousavi and Mehdi Karroubi – siano scomparsi nel nulla.

Secondo l’ICHRI, il gruppo era stato messo illecitamente agli “arresti domiciliari”, senza mandato di arresto, senza nessuna accusa o mandato di comparizione dal 14 febbraio scorso, subito dopo la loro richiesta di manifestare pubblicamente per esprimere solidarietà agli attivisti che in Egitto e Tunisia si battevano per la democrazia.

Ma secondo alcune fonti iraniane, i quattro dissidenti politici sarebbero stati portati in centri di detenzione segreti, noti come “case di sicurezza”, fuori dalla giurisdizione delle corti e controllati dalle guardie rivoluzionarie.

Ghaemi ha affermato che nonostante i tentativi del governo di neutralizzare le rivolte, l’ICHRI spera in una partecipazione significativa alle proteste di martedì.

“Ciò che vediamo è una forte presenza di forze di sicurezza, polizia e reparti antisommossa, per impedire che la gente esca di casa. Adesso c’è tolleranza zero nei confronti degli assembramenti, ma c’è chi malgrado tutto vuole uscire per far sentire la propria voce”, ha detto.

“È impossibile sapere quante persone ci saranno, ma ci sono le basi per supporre che la gente scenderà in piazza”, ha osservato Ghaemi.

Ebadi ha ammesso che ci sono dei rischi nel chiedere una riforma, ma ha incoraggiato le “donne audaci” dell’Iran a combattere le ineguaglianze per costruire un mondo migliore per sé e per i loro figli.

“Alla fine… quando un giorno celebreremo la libertà degli esseri umani e non solo degli uomini, la storia che i nostri figli scriveranno sarà diversa”, ha dichiarato.

“Le donne iraniane non vogliono il potere politico, né chiedono la sua decadenza. Sono solo stufe di dover sopportare ancora crudeltà e denigrazione. Chiedono uguaglianza e giustizia sociale”. © IPS

* Questo articolo fa parte della serie di IPS dedicata alla giornata internazionale della donna (8 marzo), il cui filo conduttore è “parità di accesso all’istruzione, alla formazione, alla scienza e alla tecnologia: il cammino verso un lavoro dignitoso per tutte le donne”.