RUANDA: Per vincere, le donne regolarizzano le loro imprese

KIGALI, 21 giugno 2010 (IPS) – La stragrande maggioranza delle imprese in Ruanda, così come nel resto dell’Africa, è informale. Secondo il governo, la registrazione ufficiale delle 900mila aziende informali stimate permetterebbe sia di rafforzare le attività stesse che di incrementare il gettito fiscale.

Una imprenditrice ha trasformato la sua piccola impresa in un'azienda affermata. Pilirani Semu-Banda/IPS

Una imprenditrice ha trasformato la sua piccola impresa in un’azienda affermata.
Pilirani Semu-Banda/IPS

Françoise Muhorakeye, 32 anni, è uno dei primi esempi di successo. Inizialmente lavorava in proprio, vendendo frutta e verdura al mercato di Kamuhanda a circa mezz’ora di auto dalla capitale Kigali.

Guadagnava abbastanza per mantenere la sua famiglia, ma dopo aver partecipato ad un corso di formazione per l’imprenditoria ha deciso di mettere su una cooperativa.

Ora fa parte di una cooperativa di dieci donne e i suoi guadagni sono incredibilmente aumentati. Registrare la cooperativa rendendola un’attività riconosciuta formalmente ha aiutato le donne a ottenere un prestito di un milione di franchi ruandesi (circa 1.700 dollari Usa) con i quali vorrebbero espandere il loro business.

Anche Suzan Nyirangwije, che vende prodotti importati da Dubai, ha raggiunto risultati positivi registrando la sua attività, e anche lei ha ottenuto un prestito.

“Quando gestivo un’attività informale da sola”, ha dichiarato la donna, “il mio fatturato quotidiano era molto basso, ma adesso, insieme ai miei colleghi, il negozio fattura ogni giorno più di 300mila franchi ruandesi (500 dollari Usa)”.

Rafforzare le attività gestite dalle donne

Eraste Kabera, funzionaria del Rwanda Development Board, l’agenzia che si occupa della registrazione delle imprese, ha spiegato all’IPS che l’iscrizione nei registri ufficiali può aiutare non solo chi vuole accedere ai prestiti bancari e alla micro finanza, ma anche chi vuole proteggere la proprietà intellettuale.

“Abbiamo costatato che dopo aver ottenuto un discreto successo con il proprio business, chi si trova nel settore informale vuole quasi sempre estendere la proprie attività”, spiega Kabera.

Le donne rappresentano il 54 per cento dei nove milioni di abitanti del Ruanda. Anche se non esistono statistiche ufficiali sulle imprese a gestione femminile, il governo ruandese riconosce che la maggior parte dei lavoratori impiegati sia nel settore informale che in quello formale è composta donne.

Gli sforzi per la registrazione delle imprese si concentrano su quelle che guadagnano ogni giorno l’equivalente di 20 dollari, e rendono il processo di registrazione il più breve e semplice possibile. Anche i costi sono stati drasticamente ridotti, da circa 600 ad appena 43 dollari.

Uno degli obiettivi principali del Rwanda Development Board è la sensibilizzazione e la mobilitazione delle donne affinché decidano di investire nelle attività commerciali.

Ma la registrazione non garantisce automaticamente l’accesso ai prestiti per le attività a gestione femminile. Molte donne che vivono nelle zone rurali si lamentano delle difficoltà riscontrate per ottenere i prestiti dal Women’s Guarantee Fund, fondato l’anno scorso.

I funzionari però hanno rassicurato le donne. “Il governo ha stabilito i meccanismi necessari per i microprestiti per tutte le istituzioni finanziarie che emettono prestiti alle imprenditrici”, aveva dichiarato nel 2009 all’IPS il governatore della Banca Centrale François Kanimba.

Allora, secondo i calcoli della Banca Centrale, 6.568 donne avevano usufruito del piano di credito, ottenendo prestiti per 900mila dollari stanziati dal governo, dai donatori internazionali e dalle Ong.

Rafforzare l’economia nel suo complesso

Il governo prevede anche di utilizzare il piano di registrazione delle imprese per elaborare un database delle attività che contribuirà alla pianificazione economica. Un obiettivo chiave nel piano economico del governo ruandese, Vision 2020, è quello di ridurre la dipendenza del paese dagli aiuti aumentando le imposte fiscali.

Quando nel 2005 il Foreign Investment Advisory Service (Servizio di consulenza per gli investimenti esteri), un organismo collegato all’International Finance Corporation e alla Banca Mondiale, ha preso in esame il Ruanda, le 400 grandi imprese e le tremila piccole attività registrate ufficialmente nel paese erano in numero decisamente minore rispetto alle circa 900mila imprese stimate nel settore informale. Registrare queste attività per il governo significa anche poter aumentare l’imponibile.

Ma molti lavoratori del settore informale sono intimoriti di fronte alla prospettiva di pagare le tasse, e resta da vedere fino a che punto il piano di registrazione delle imprese convincerà le donne del settore informale a registrare le proprie attività. © IPS