Accordo Ue-India, a rischio l’accesso ai farmaci generici

BRUXELLES, 28 aprile 2010 (IPS) – I farmaci salvavita potrebbero diventare troppo costosi per i poveri del mondo se andrà in porto il nuovo accordo commerciale tra India e Unione europea, avvertono gli attivisti che si battono per una sanità pubblica.

Questa settimana, nel corso dei negoziati per concludere l’accordo di libero scambio, i funzionari della Commissione Europea cercheranno di far approvare all’India rigide norme sulla proprietà intellettuale.

Almeno tre delle disposizioni contenute nella versione dell’accordo trapelata in questi giorni potrebbero minacciare la posizione dell’India di maggiore produttore ed esportatore di farmaci generici.

Una di queste clausole dovrebbe introdurre il cosiddetto regime di ‘esclusività dei dati’, secondo cui un’azienda Indiana produttrice di farmaci generici non può servirsi di formule utilizzate per sviluppare un medicinale già brevettato, per un periodo che va dai cinque ai nove anni.

Un’altra norma estenderebbe la durata dei brevetti oltre i 20 anni standard, includendo il tempo impiegato dall’ufficio di controllo per esaminare la richiesta, una procedura che spesso richiede anni. La terza norma, poi, introdurrebbe nella legislazione indiana alcune controverse misure di “protezione di frontiera”, come quelle applicate ai farmaci generici sequestrati nei porti europei.

Michelle Childs, un’attivista di Medici Senza Frontiere, ha affermato che con questi negoziati “sono in gioco milioni di vite”, visto che l’80 per cento delle medicine impiegate dalla sua organizzazione per gli aiuti umanitari proviene dall’India.

Fino al 2005, l’India non rilasciava alcun brevetto per i farmaci. La sua esenzione dalle norme in materia di proprietà intellettuale, applicate invece ai paesi più ricchi, ha consentito ai produttori indiani di farmaci generici di abbassare il prezzo dei più comuni trattamenti per l’Aids, da 10mila dollari a paziente nel 2000 a meno di 80 dollari a paziente dopo soli dieci anni.

Michelle Childs ha usato toni ironici riferendosi alla richiesta dell’Unione europea di includere nell’accordo la clausola della ‘protezione di frontiera’. Tra il 2008 e il 2009, sono state sequestrate 18 spedizioni di farmaci generici in transito per l’Europa provenienti dall’India e diretti verso paesi terzi, a quanto pare dopo che alcune multinazionali avevano denunciato una violazione dei loro brevetti. Le autorità di frontiera olandesi, per esempio, hanno sequestrato un carico di 49 chilogrammi di abacavir solfato, un farmaco per la cura dell’Aids, mentre era in transito dall’India alla Nigeria, dove avrebbe dovuto essere impiegato in un progetto coordinato dalla Fondazione Clinton, un’iniziativa di beneficenza dell’ex presidente statunitense Bill Clinton.

In seguito ai sequestri, la Commissione europea ha annunciato che riesaminerà l’efficacia delle leggi doganali risalenti al 2003.

Secondo i funzionari europei, le nuove leggi servirebbero a contrastare solo il commercio di beni contraffatti e non quello dei farmaci generici autentici. Michelle Childs però sostiene che l’Ue non dovrebbe spingere l’India ad adottare queste norme, soprattutto in un momento in cui non è stata completata nemmeno la revisione degli stessi regolamenti comunitari.

“La verità è che le normative che stanno cercando di inserire nell’accordo di libero scambio si sono già dimostrate dannose per i farmaci generici”, ha dichiarato l’attivista all’IPS. “Cercare di esportare quelle che noi sappiamo essere leggi viziate, nella migliore delle ipotesi è una scelta irresponsabile e nella peggiore avrà veri e propri effetti negativi”.

John Clancy, portavoce della Commissione europea per il commercio, ha dichiarato che è “raro” utilizzare le norme doganali per bloccare il trasporto dei farmaci generici, e che i suoi colleghi stanno cercando di risolvere la questione.

“La Commissione è impegnata al 100 per cento per assicurare l’accesso a farmaci che sono fondamentali per salvare la vita delle popolazioni povere nei paesi in via di sviluppo”, ha detto Clancy. “In nessun modo questo accordo limiterà la flessibilità dell’India nel produrre i farmaci destinati alle esportazioni essenziali per salvare vite umane”.

Ma un cittadino indiano che nel 1997 era stato dichiarato sieropositivo, ha commentato che l’Unione europea starebbe “minando il nostro diritto alla vita”.

“Stanno interferendo con il nostro sistema immunitario” ha detto Loon Gangte, presidente del Delhi Network of Positive People. “Hanno detto tante volte che l’accesso ai farmaci non verrà ostacolato, ma il testo che è trapelato contiene tutte le leggi di cui hanno bisogno per toglierci i nostri medicinali”.

Sia l’Unione europea che l’India vorrebbero raggiungere un accordo definitivo prima del summit previsto per il prossimo ottobre. BusinessEurope, la confederazione delle più grandi imprese europee, ha identificato l’India come uno dei mercati più interessanti sia per vendere le proprie merci che per effettuare investimenti.

Dave Tucker del War on Want, un gruppo contro la povertà con sede a Londra, ha denunciato che le multinazionali stanno spingendo per ottenere un accordo commerciale che impedirebbe all’India di appaltare i lavori pubblici alle sole ditte nazionali. A suo parere, gli appalti pubblici sono sempre stati usati per aiutare lo sviluppo delle economie più arretrate senza l’interferenza esterna, ma adesso le imprese europee starebbero cercando di negare all’India questa possibilità.

Ha poi aggiunto che per gli imprenditori indiani sarà difficile competere con le importazioni europee quando, con l’attuazione dell’accordo, verranno eliminate le tariffe imposte sulle importazioni. “Sarà un disastro per il settore manifatturiero indiano, che ha bisogno di essere tutelato”, ha aggiunto. “La parola tutela non deve essere considerata negativamente. Si è dimostrata fondamentale nelle strategie di sviluppo, anche per la nostra economia in passato”. © IPS