COMUNICAZIONE-CILE: Un nuovo giornale per dare voce a chi non ce l’ha

SANTIAGO, 29 marzo 2010 (IPS) – È nato ieri in Cile il nuovo settimanale “Diario Uno”, su iniziativa di un gruppo di giornalisti e accademici: un sistema commerciale innovativo e la promessa di dare voce a chi non si sente rappresentato né dal modello economico né dalla ristretta industria mediatica del paese.

Il nuovo giornale “vuole essere semplicemente una rappresentazione di quel settore della cittadinanza che è rimasto in silenzio negli ultimi 30 anni, con la complicità della Concertación (che ha governato il Cile dal 1990 fino a quest’anno) e dei mezzi di comunicazione della destra”, ha spiegato il direttore di Diario Uno, Marcel Claude.

Claude è un’economista e attivista, critico del modello di sviluppo capitalista, che nel 2006 ha vinto una causa contro lo Stato cileno presso la Corte interamericana dei diritti umani, per l’accesso all’informazione pubblica.

“Non vogliamo rappresentare nessun gruppo politico – spiega Claude -, nessun gruppo ideologico né religioso. Siamo cittadini, accademici, professionisti della stampa, che si sono prefissati l’obiettivo di rompere il circolo creato dal duopolio della stampa scritta”.

El Mercurio, e la sua ventina di pubblicazioni a diffusione nazionale e regionale, insieme al Consorcio Periodístico de Chile (Copesa), che controlla i quotidiani La Tercera, La Cuarta, La Hora, a un canale radio e alle riviste Qué Pasa e Paula, rappresentano il cosiddetto “duopolio” della stampa cilena.

Diario Uno uscirà in edicola tutte le domeniche, con una tiratura di 20mila esemplari e al prezzo di 600 pesos (poco più di un dollaro).

Per garantire la propria indipendenza e sopravvivere economicamente, Claude ha ideato un sistema commerciale partecipativo, sul modello della cooperativa, per cui ogni cittadino può essere azionista del giornale e votarne il direttivo in assemblea.

I soci sono finora 1.500 e il valore minimo di un’azione, “non trasferibile”, per evitare la concentrazione, è di 10mila pesos (circa 20 dollari). Si prevede di ricevere anche contributi solidali di organizzazioni sindacali, studentesche e comunitarie, “scontente” dell’attuale “modello politico e di sviluppo, di accumulazione del capitale e di concentrazione della ricchezza”.

L’idea è costituire un consiglio editoriale con rappresentanti di organizzazioni cittadine, professori e lavoratori di diversi settori.

Per ora sono stati finanziati i primi quattro numeri e, una volta raggiunti i 30mila lettori, la pubblicazione avrà assicurato la propria sopravvivenza, osserva Claude, riportando alla memoria la storia di tanti mezzi di comunicazione scomparsi dal ritorno della democrazia nel 1990, come le riviste Apsi e Análisis e i quotidiani La Época, El Metropolitano e Siete.

“Avremo pubblicità, ma non dipenderemo da essa, vogliamo sostenerci grazie all’impegno dei cittadini”, spiega Claude, osservando che l’elezione lo scorso gennaio dell’imprenditore di destra Sebastián Piñera alla presidenza del Cile ha in qualche modo stimolato il lancio del settimanale.

Piñera, che è entrato in carica l’11 di questo mese, ha messo fine a 20 anni di egemonia della Concertación de Partidos por la Democracia, di centrosinistra, costantemente criticata per la sua mancanza di una politica di promozione dei mezzi di comunicazione orientata a frenare la forte concentrazione e lo scarso pluralismo presente nel paese.

Lo stesso Piñera è proprietario del canale televisivo Chilevisión e, di fronte alle continue polemiche sollevate nei suoi confronti per questo motivo, il brillante presidente ha assicurato che una fondazione senza fini di lucro si occuperà della sua gestione.

“Terremo sotto controllo le azioni del governo, dei partiti politici e delle istituzioni dello Stato. Non ci definiamo un giornale d’opposizione né di sinistra. Vogliamo che i problemi che davvero colpiscono i cittadini vengano presentati nella loro dimensione reale” nel dibattito pubblico, ha detto Claude.

“Diario Uno” accompagnerà solitari progetti alternativi come El Ciudadano, un quotidiano nato nel 2005, la rivista mensile El Periodista, e il più satirico e contestatario quindicinale The Clinic. Un riferimento internazionale, per Claude, è il quotidiano “progressista” argentino Página 12.

Il nome della nuova pubblicazione ha tre spiegazioni, spiega: in Cile, i giornali vengono in genere “numerati”, come La Segunda, La Tercera e La Cuarta; in secondo luogo, la sua intenzione è di contendere lo scettro all’influente e centenario giornale El Mercurio; infine il suo logo, D1, si riferisce al fatto che le persone sentano che è il giornale di tutti, “Di ciascuno”.

“Al di là delle caratteristiche specifiche di Diario Uno, mi sembra che la sua creazione e circolazione, oltre all’impegno messo da tutti, siano una eccellente notizia per l’industria dei mezzi di comunicazione in Cile”, ha detto Claudia Lagos, coordinatrice del Programa de Libertad de Expresión del Instituto de la Comunicación e Imagen dell’Università del Cile.

“Benché non conosca nei dettagli il modello commerciale che propone, credo sia importante la scommessa di collettivizzare la proprietà del giornale, sperimentando altri cammini per aprire il dibattito pubblico, soprattutto in un contesto e in un mercato in cui i nuovi attori si trovano davanti a barriere d’accesso troppo alte”, ha aggiunto.

Per Claude, Diario Uno “è una proposta destinata a sopravvivere, se un gran numero di cileni si impegnerà nell’iniziativa e la sosterrà”. Se così non fosse, “abbiamo due strade: scomparire, oppure essere comprati o acquisiti”. ©IPS