GENDER-SUD AFRICA: ‘Avverto un senso di rivalsa’

ROMA, 2 dicembre 2009 (IPS) – É nata in un campo abusivo nella parte orientale di Orlando ed è stata cresciuta da una madre single; ha lavorato in fabbrica mentre studiava per diplomarsi, per corrispondenza; arrestata e messa al bando dal governo dell'apartheid: l'ambasciatrice del Sud Africa in Italia incarna il lungo cammino percorso dal suo paese.

Victor Sokolowicz/ IPS Victor Sokolowicz/ IPS

Victor Sokolowicz/ IPS
Victor Sokolowicz/ IPS

Nell’ambito di una conferenza internazionale sulla violenza di genere e il ruolo dei media organizzata a Roma da Inter Press Service con il patrocinio del Ministero degli Esteri italiano e del Comune di Roma, Thenjiwe Mtintso, attivista di genere ed ex giornalista, racconta i retroscena della lotta per la parità di genere in Sud Africa.

D: Il Sud Africa è il sesto paese nell'Indice mondiale per la parità di genere stilato dal Forum economico mondiale (WEF nell'acronimo inglese). “Secondo le ultime rilevazioni, il Sud Africa ha migliorato notevolmente il livello di partecipazione femminile alla forza lavoro, e con il nuovo governo è aumentato il numero di donne in parlamento e in posizioni ministeriali. Il Sud Africa è leader nel continente per quanto riguarda l'empowerment politico”. Avverte un senso di rivalsa?

THENJIWE MTINTSO: Sì, e di consapevolezza, nel senso che quando ero giornalista,negli anni '70, la questione della discriminazione delle donne talvolta era ritenuta fuori luogo (nel contesto della lotta anti-apartheid), al punto che alcune donne si chiedevano se ‘stessimo dicendo delle fesserie’. In genere, chi lottava contro il regime dell'apartheid riteneva che le donne, facendo parte del paese, non dovessero costituire un gruppo a parte.

Per me, il successo di oggi è diretta conseguenza della lotta per l'uguaglianza delle donne (di allora). Se siamo qui oggi, è grazie alle donne che hanno lottato per la liberazione nazionale e la parità di genere, alle donne che hanno fondato il movimento e creato un'unità trasversale alle razze.

Intendo dire che in quel particolare ambiente politico, in cui le donne si sentivano sotto pressione su diversi fronti, è stato possibile unire bianche e nere. Le donne bianche erano mogli; le donne nere colf: in sostanza, gli uomini avevano due mogli.

Questo ha fatto avvicinare le donne prima delle prime elezioni (1994). Le donne si sono unite e hanno deciso che non avrebbero permesso agli uomini di farsi loro portavoce.

D: Ha evidenziato che il Sud Africa è posizionato meglio dell'Italia (72° posto) nell'Indice mondiale per la parità di genere (GGG nell'acronimo inglese).

TM: C'è una differenza storica: noi abbiamo vissuto una crisi enorme. La battaglia che abbiamo condotto ha creato dinamiche diverse, che hanno reso possibile questo risultato.

D: Sì, ma stiamo parlando di un paese che detiene il record negativo mondiale degli stupri pro capite (1,19 ogni 1000 persone), stando alla settima indagine Onu sul crimine (U.N. Survey of Crime Trends and Operations of Criminal Justice Systems), per il periodo 1998-2000. Secondo un recente studio dell'ufficio governativo sudafricano per la ricerca medica, oltre il 25 per cento degli uomini sudafricani intervistati ha ammesso di aver violentato qualcuno. Dov'è più pervasiva la discriminazione oggi?

TM: È un problema molto grave. I miglioramenti hanno avuto dei contraccolpi: quanto più è stato veloce il cambiamento (in termini di parità di genere), tanto più sono cresciute le sfide poste agli uomini; alcuni non erano pronti a farsi guidare dalle donne, né al fatto che le loro donne guadagnassero di più, né tanto meno a trasferire alle donne ruoli di leadership.

Purtroppo, la reazione maschile è stata la violenza. Ancora adesso uomini giovani picchiano donne giovani, e le difficoltà economiche peggiorano le cose. Ci si aspetta che siano gli uomini a mantenere la famiglia (ma la crisi sta minando la loro possibilità di farlo), e la frustrazione degli uomini sfocia in violenza contro le donne.

Anche se le statistiche sono corrette, oggi le denunce di violenze contro le donne sono più diffuse, e le statistiche cominciano a riflettore questi dati.

D: Il Lesotho, un altro paese africano, ha guadagnato sei posizioni – passando dalla 16° alla 10°, collocandosi tra i dieci paesi del mondo con il minor divario di genere. Le primi dieci posizioni sono occupate da sei paesi europei, due africani e due della regione Asia-Pacifico. La Liberia è il primo paese africano con un capo di stato donna, Ellen Johnson-Sirleaf; peraltro, le donne occupano posizioni di rilievo in diversi altri paesi, in qualità di presidenti della camera bassa del parlamento, primi ministri e vice presidenti). L'attuale legislatura del Ruanda ha la percentuale più alta di donne nel mondo: in parlamento le donne sono il 56 per cento… Ritiene che questi progressi siano indicativi per tutta l'Africa?

TM: Questo è il nostro momento. Il Sud Africa, e l'Africa in genere, possono evitare di ripetere gli stessi errori, perché possiamo imparare dalle esperienze altrui. La nostra liberazione è recente: risale agli anni '90, e adesso stiamo percorrendo insieme il cammino della democrazia e l'uguaglianza.

La Tanzania sta introducendo un sistema di quote rosa; il partito al governo in Sud Africa le ha già. Altri paesi stanno attuando meccanismi che favoriscono la parità. Sono tutte misure che incidono anche sui numeri. Senza la loro diffusione, non c'è qualità.

D: Ha menzionato la crisi economica. La relazione del GGG suggerisce un legame diretto tra un basso tasso di gap/divario di genere e risultati economici positivi. É il caso del Ciad, in Africa, che al si trova al 133° posto nell'indice GGG, superando solo lo Yemen, e che si colloca in una posizione molto bassa anche nel Report sulla competitività mondiale. All'estremo opposto troviamo il Sud Africa, che si colloca piuttosto bene, al sesto posto nella graduatoria del divario di genere e al 45° posto nella classifica della competitività mondiale del WEF.

TM: C'è una lezione da imparare. Il contesto economico e politico è cruciale per l'evoluzione della parità di genere.

La parità di genere è maggiore quando lo sviluppo consente di fare progressi in questo campo; naturalmente ci possono essere delle eccezioni, come il Ruanda (con un ristretto divario di genere e un basso tasso di sviluppo).

Ma è vero anche il contrario: liberare il potenziale femminile, tuttora bloccato da limiti e discriminazioni, fa crescere più in fretta.

E fa crescere in modo diverso. Le donne possono innovare e stimolare l'imprenditoria. Le donne coinvolte in piccole imprese hanno esperienze diverse, che possono rivelarsi preziose per lo sviluppo. Probabilmente coinvolgere sempre più donne porta a migliorare lo sviluppo economico e sociale. © IPS

*Miren Gutierrez è caporedattrice di IPS.