BOTSWANA: Legge sui media, profonde divisioni

GABORONE, 14 maggio 2009 (IPS) – Dopo la Giornata mondiale della libertà di stampa del 3 maggio scorso, il cui motto è stato “promuovere il dialogo, la comprensione reciproca e la riconciliazione”, il governo e i media del Botswana sembrano aver seguito il cammino opposto – snobbando i reciproci appelli al dialogo.

Ephraim Nsingo/IPS Ephraim Nsingo/IPS

Ephraim Nsingo/IPS
Ephraim Nsingo/IPS

Le speranze di un consenso sulla legge Media Practitioners Act (MPA) hanno cominciato a vacillare il 6 maggio, quando i professionisti dei media hanno presentato un’azione legale contro il governo. Le tensioni sono aumentate il giorno seguente, quando un alto funzionario di governo ha rifiutato di partecipare al dibattito aperto sulla nuova legge organizzato dalla sezione del Botswana del Media Institute of Southern Africa (MISA).

Dopo aver risposto all’invito ed essersi presentato puntuale, tutto sembrava indicare che il portavoce del governo Jeff Ramsay avrebbe preso parte all’incontro. E infatti, è stato il primo a salire sul podio. Ma quando è arrivato il suo turno, Ramsay ha sconcertato la platea dichiarando che non avrebbe partecipato.

”Il mese scorso avevo accettato con piacere l’invito del MISA-Botswana a partecipare al dibattito. E questo, per la volontà del governo di impegnarsi con tutte le parti e con la popolazione sulle questioni sollevate dall’MPA, così come era stata approvata dal parlamento lo scorso anno”, ha detto Ramsay ai presenti.

”Ma mi è giunta poi notizia che il Procuratore generale ha ricevuto un ricorso legale riguardante il dibattito di oggi… Viste le circostanze, e considerate altre informazioni apprese nelle ultime 24 ore, sono arrivato alla conclusione che sarebbe stato inappropriato prendere parte a questa iniziativa”.

La lobby dei media, sconcertata di fronte alla reazione di Ramsay, ha difeso il ricorso.

“Con questa azione si porta avanti la decisione degli editori del marzo 2009 di intraprendere le vie legali per cercare di respingere la legge”, si legge nella dichiarazione del MISA.

”Tra le altre cose, l’azione legale mette in questione le clausole di registrazione e accreditamento dei giornalisti, e del diritto di replica, così come le implicazioni sulla costituzione del paese e sui suoi impegni internazionali. Il ricorso arriva dopo i continui appelli per abrogare la legge”.

Anche gli attivisti della società civile si sono uniti all’iniziativa contro la legge sui media e il suo impatto sull’accesso all’informazione e alla libertà d’espressione.

”Questa legge è sostanzialmente draconiana ed estremamente limitante, e punta a chiudere ogni spazio per un dibattito significativo su temi fondamentali”, ha sostenuto Diana Moswele, consulente della Botswana Network on Ethics, Law and HIV/Aids (BONELA).

L’avvocato dei media del Sud Africa Lloyd Kuveya ha spiegato che la nuova legge potrebbe avere conseguenze negative sull’immagine internazionale del Botswana.

”Questi episodi hanno colpito molte persone che hanno sempre apprezzato il Botswana in quanto democrazia di successo”.

Ma non tutti sono favorevoli al rifiuto totale della legge. Il giornalista del Business Diary, Regis Maburutse, ha accusato i media di aver boicottato il dibattito sull’MPA quando era ancora un progetto di legge.

“La legge è stata approvata, e adesso ci lamentiamo. Adottare una posizione così radicale non funzionerà, dobbiamo essere diplomatici con il governo perché adesso è diventata una legge, e può essere applicata in ogni momento”.

Anche Mike Mothobi, docente di diritto dell’Università del Botswana, ha suggerito di adottare una posizione meno conflittuale. “Abbiamo bisogno di un sistema di auto-regolamentazione e di legalità. A mio parere è questo l’obiettivo della nuova legge”.

Società civile e media sono sostenuti dal principale partito d’opposizione del paese, il Botswana National Front (BNF). In una dichiarazione di solidarietà, il portavoce del BNF, Moeti Mohwasa, ha accusato il governo di aver “esagerato, e di voler tappare la bocca alla popolazione”, definendolo “un affronto alla democrazia”. Anche tra le fila del partito al governo c’è qualche dissapore sulla nuova legge.

Dopo diverse resistenze sulla MPA nel 2008, il 20 aprile il presidente Seretse Khama Ian Khama aveva incontrato una delegazione del Forum degli editori del Botswana. In quell’occasione, sembrò che le parti si stessero riconciliando per la prima volta dopo l’approvazione della legge. Anche al successivo incontro del 6 maggio le posizioni sembravano avvicinarsi ad un accordo. Ma l’azione legale degli editori ha aperto un nuovo round nello scontro, preparando il terreno per una battaglia sempre più violenta.

In un appello durante una marcia di protesta organizzata dai giornalisti nella capitale Gaborone il 9 maggio, il segretario generale della United Congregational Church dell’Africa meridionale, il rev. Prince Dibeela, ha definito “ironico” che il governo del Botswana “criticasse apertamente” lo Zimbabwe, mentre di fatto starebbe “copiando le sue stesse leggi”. © IPS