SVILUPPO: Le donne fanno di più, col minimo di aiuti

ROMA, 18 luglio 2008 (IPS) – Il dibattito internazionale sull’efficacia degli aiuti – modellati sui bisogni dei paesi in via di sviluppo piuttosto che sulle priorità dei donatori – riprenderà quando i ministri di oltre cento paesi e i membri delle agenzie per lo sviluppo, delle organizzazioni dei donatori e della società civile si riuniranno per il terzo Forum di alto livello sull’efficacia degli aiuti ad Accra, dal 2 a 4 settembre.


Obiettivo del Forum, esaminare i progressi compiuti nell’attuazione della Dichiarazione di Parigi del 2005 sull’efficacia degli aiuti e concordare una nuova agenda per migliorare l’efficacia delle iniziative per lo sviluppo globale. Il processo avviato tre anni fa, dopo l’accordo di Parigi, è stato “solido ma lento”, afferma Lennart Båge, presidente del Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (IFAD, International Fund for Agricultural Development), in un’intervista con la corrispondente dell’IPS Sabina Zaccaro.

Dal 2001 a capo dell’organismo dell’ONU che finanzia i progetti di sviluppo agricolo, Båge lavora nella cooperazione internazionale allo sviluppo da venticinque anni, con un'attenzione particolare alla riduzione della povertà e allo sviluppo rurale.

“La Dichiarazione di Parigi ha contribuito a modellare gli aiuti internazionali e lo sviluppo negli ultimi tre anni; si è dimostrata estremamente utile per conciliare l'esigenza di un maggiore coinvolgimento da parte dei paesi in via di sviluppo con la richiesta dei donatori di una migliore affidabilità sul terreno”, spiega. “Ma il ritmo del progresso rimane troppo lento. Ormai è tempo che i paesi in via di sviluppo e i donatori si assumano la responsabilità di accelerare il passo”.

IPS: I gruppi della società civile sono preoccupati per la mancanza di impegni con scadenze precise nell’agenda di Accra. Come si può evitare che questo meeting si risolva nell’ennesima promessa vaga? Quali sono i passi concreti da fare?

LB: La società civile terrà un suo evento ad Accra alla vigilia del Forum di alto livello. Per quanto riguarda il forum in sé, sono stati invitati a prendere parte ai dibattiti anche ottanta membri di organizzazioni della società civile. Il Comitato consultivo sulla società civile è stato coinvolto attivamente e ha avviato larghe consultazioni. Inoltre, il ruolo della società civile nell’efficacia degli aiuti è anche il tema di una delle tavole rotonde. Le conclusioni dei dibattiti dovrebbero risultare nelle conclusioni del forum di alto livello, e dovrebbero portare a ulteriori passi concreti.

IPS: Le preoccupazioni degli agricoltori più poveri ricevono la giusta attenzione da parte della comunità internazionale dei donatori?

LB: La domanda principale è se le preoccupazioni degli agricoltori poveri vengono ascoltate dai rispettivi governi. Parigi è un processo collaborativo. Uno dei motivi per cui noi, all’IFAD, ci battiamo tanto per il coinvolgimento e la corresponsabilità dei paesi nello sviluppo è perché le voci degli agricoltori poveri vengano effettivamente ascoltate dai governi e quelle preoccupazioni siano parte degli interventi per lo sviluppo.

Ma anche i donatori devono ascoltare quello che gli agricoltori poveri hanno da dire. E per ascoltare, servono le orecchie. Per migliorare la capacità di ascolto dell’IFAD abbiamo creato il Forum degli Agricoltori, una consulta permanente e orizzontale tra i piccoli agricoltori, le organizzazioni di produttori agricoli, l’IFAD e i governi. Si riunisce ogni due anni e si concentra sullo sviluppo rurale e sulla riduzione della povertà.

Al livello di singoli paesi, l’IFAD possiede uno strumento di pianificazione e monitoraggio – i programmi per le opportunità strategiche nazionali – e lo usa per allineare il suo piano di lavoro con le attività operative di altri donatori e con le strategie di sviluppo nazionali, nonché per la formazione e la responsabilità all’interno dei rispettivi paesi.

IPS: Nonostante il Segretario generale delle Nazioni Unite abbia insistito sulla necessità di investire fino a venti miliardi di dollari all’anno nell'agricoltura, la proporzione degli aiuti pubblici allo sviluppo per l’agricoltura è solamente una frazione di quanto ammontavano nel 1979. In che modo l'Agenda for Action che dovrebbe essere il risultato del meeting di Accra può condurre a investimenti più efficaci per ridurre la povertà rurale e la fame, e aiutare i piccoli proprietari terrieri a giocare un ruolo attivo nella la crisi attuale?

LB: Concordo pienamente con il Segretario generale: c’è urgente bisogno di un cambio di passo nel livello degli aiuti all’agricoltura. I piccoli proprietari terrieri hanno enormi potenzialità per aumentare la produzione e di conseguenza sfamare le proprie famiglie e aumentare la fornitura di cibo.

L’AAA (Accra Agenda for Action) può portare a investimenti più efficaci contribuendo a far sì che i governi abbiano piani e budget per investimenti nell’agricoltura rurale che si concentrano sul conseguimento di risultati, e concentrando i fondi dei donatori per sostenere questi piani in modo prevedibile e ben coordinato. Lo sviluppo sostenibile per l’agricoltura produce risultati misurabili. Ma per aumentare la produzione, gli agricoltori poveri hanno bisogno di accedere al microcredito per pagare fertilizzanti, semi e attrezzi, hanno bisogno di accedere alla tecnologia per incrementare la produzione, e hanno bisogno di un chiaro titolo sulla terra che coltivano.

L’AAA mira a far sì che tutte le parti in causa siano adeguatamente rappresentate nei processi decisionali, compresi i piccoli proprietari terrieri e le loro organizzazioni. In questo contesto, è particolarmente importante il riconoscimento nell’AAA che la proprietà terriera comporti la proprietà da parte dei poveri stessi.

IPS: Le donne sono le più colpite dagli effetti della crisi attuale. La dimensione di genere è integrata nelle politiche per la sicurezza alimentare, in termini di risorse economiche? C’è una voce di budget specifica dedicata alle donne all’interno dei programmi per la sicurezza alimentare?

LB: Le donne svolgono ruoli cruciali nelle società agricole. Nella maggior parte dei paesi in via di sviluppo, eseguono gran parte del lavoro agricolo e producono la maggior parte dei raccolti alimentari mondiali. In alcune zone dell’Africa sub sahariana, le donne contribuiscono quasi all’80 per cento della produzione alimentare complessiva, e il loro contributo è circa del 65 per cento in Asia e 45 per cento in America Latina. Nelle comunità rurali in particolare, le donne hanno un ruolo centrale nel garantire la sicurezza alimentare; quando le donne hanno accesso a un reddito tendono a spendere una percentuale maggiore in cibo per la famiglia, mentre gli uomini tendono a spendere più per se stessi. Quando ci sono meno soldi per il cibo, le donne soffrono la fame.

Nonostante il loro ruolo cruciale, le donne hanno meno possibilità di accedere alle risorse, ai servizi e ai saperi che permetterebbero loro di svolgere questi ruoli con maggior efficacia. Il ruolo delle donne in agricoltura resta largamente ignorato dalla politica e dalla distribuzione delle risorse; solo una minima proporzione dell'APS (aiuto pubblico allo sviluppo) per l’agricoltura arriva alle donne. Lo sviluppo sostenibile dell’agricoltura deve prendere in considerazione il ruolo e i bisogni delle donne.

L’IFAD si è sempre concentrato sull'agricoltura familiare. Dato che spesso le donne sono la maggioranza dei piccoli agricoltori e produttori di raccolti alimentari, sono state loro le principali beneficiarie dei progetti dell’IFAD. Lo stesso vale per i progetti di microfinanza dell’IFAD. Se la produttività delle coltivatrici donne e delle produttrici di cibo non verrà nettamente incrementata, non saremo in grado di aumentare la sicurezza alimentare e proteggere l’ambiente.

IPS: Cosa fa l’IFAD per migliorare l'efficacia dei propri aiuti per lo sviluppo?

LB: Con l'ambizioso “Piano d’azione per migliorare l’efficacia dello sviluppo”, l’IFAD ha attuato importanti riforme per migliorare la qualità, la rilevanza e l’efficacia del suo lavoro e per far sì che gli investimenti fatti portino risultati concreti. Queste riforme hanno apportato cambiamenti radicali allo sviluppo delle strategie nazionali per renderle più orientate al risultato e più sensibili alle esigenze dei paesi in cui operiamo, e al modo in cui i progetti finanziati dall’IFAD vengono elaborati e supervisionati. Questo comporta anche nuovi approcci all’innovazione, alla gestione delle conoscenze, alle partnership e ai miglioramenti nella gestione della risorsa chiave dell’IFAD: le persone.

Secondo l’ultima Inchiesta di Controllo sulla Dichiarazione di Parigi, svolta dall’ODSE-DAC (Development Action Committee dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, che raggruppa trenta paesi ricchi), l’IFAD sta operando bene su diversi punti della dichiarazione, tra cui l’uso dei sistemi paese. Ci stiamo sforzando di fare ancora meglio, e ho ragione di credere che ulteriori attuazioni e consolidamenti delle nostre riforme ci consentiranno di farlo.