COMMERCIO-AFRICA: L’Ue usa la tattica del più forte per far passare gli EPA

CITTÀ DEL CAPO, 19 dicembre 2007 (IPS) – “Abbiamo ceduto”, ha lamentato un diplomatico della Namibia. “Abbiamo firmato il 12 dicembre. Le pressioni erano troppe. Il settore privato ha avuto paura di rimanere troppo colpito. In termini di mercato, avrebbero perso l’accesso al manzo, all’uva, al pesce e ai prodotti ittici”.

”La forza politica ed economica della Commissione europea (CE) costituisce già di per sé una minaccia e un elemento di pressione nei negoziati”, ha spiegato all’IPS, chiedendo di mantenere l’anonimato.

”Quando si negozia con un partner forte, si finisce sempre per stare nella posizione più svantaggiata. La strategia del più forte viene esercitata con la minaccia ‘o firmi, oppure non avrai il mercato’”, ha osservato.

Fino all’ultimo momento, il governo della Namibia ha cercato di resistere alle pressioni provenienti sia dal suo stesso settore privato che dall’Ue. Fino alla fine della settimana scorsa, il ministro del commercio Immanuel Ngatjizeko aveva categoricamente affermato che le condizioni che gli EPA ponevano alla Namibia erano “inaccettabili”.

Ha aggiunto che gli EPA dovrebbero servire “all’integrazione regionale, e non a disintegrare” la regione.

”Abbiamo commesso moltissimi errori”, ha detto il diplomatico all’IPS. “Non c’è stato un coordinamento adeguato tra i paesi di Africa, Caraibi e Pacifico (ACP). La CE è riuscita a dividere gli ACP, non solo come regioni, ma anche al loro interno”.

La Comunità per lo sviluppo dell’Africa australe (SADC) è composta da 15 paesi. “Mentre prima prendevamo gli aiuti allo sviluppo dall’Ue per l’intera regione, adesso solo sette paesi SADC (quelli che fanno parte dell’EPA SADC) otterranno aiuti allo sviluppo legati agli EPA. Questo avrà delle conseguenze”.

Anche l’area di libero scambio “intra-SADC” dovrebbe essere aperta ufficialmente nel 2008. Ma quali saranno gli sviluppi, laddove alcuni paesi hanno firmato gli EPA mentre una nazione come l’Angola ha deciso di non firmarli, resta ancora da vedere.

Il diplomatico della Namibia si è affrettato a precisare che benché il paese avesse firmato provvisoriamente gli EPA il 12 dicembre, lo aveva fatto con evidenti riserve su alcune clausole: “Se questi problemi non verranno affrontati in modo soddisfacente nella prossima fase dei negoziati, allora possiamo dire di non essere nella posizione per ratificare l’accordo definitivo e rinunciare. Ma nel frattempo, dobbiamo fare altre cose, come ad esempio trovare mercati alternativi”.

Il problema è che Namibia, Lesotho, Botswana, Swaziland e Sud Africa hanno un’unione doganale comune – l'Unione doganale dell’Africa australe (SACU) – istituita nel 1910. Ma Lesotho, Botswana e Swaziland hanno firmato l’EPA SADC, che contiene alcune clausole con cui la Namibia non si sente a suo agio.

Una di queste limita i requisiti di contenuto locale nel settore manifatturiero. Per poter sostenere le industrie locali, la Namibia non vuole abolire nessuna legislazione che chieda agli investitori di usare elementi prodotti localmente. Un’altra clausola riguarda il congelamento delle tasse di esportazione. La CE non vuole che i paesi ACP applichino questo tipo di dazi, ma la Namibia vuole essere libera di usarli per scoraggiare l’esportazione di materie prime e per incoraggiare le industrie locali a dare un valore aggiunto ai loro prodotti prima di esportarli.

La CE ha chiesto ai paesi SADC di fornirle lo stesso livello di accesso al mercato concesso ad altri partner commerciali importanti. I SADC stanno attualmente negoziando accordi di libero scambio con l’India e con il Mercosur, l’area del Mercato comune del Sud che comprende Brasile, Paraguay, Argentina e Uruguay.

Se in questi ed altri futuri accordi di scambio verranno fornite condizioni di accesso al mercato più favorevoli, lo stesso livello di liberalizzazione dovrà essere esteso anche all’Unione europea (Ue).

L’EPA SADC stabilisce poi che le merci in entrata in uno qualsiasi dei paesi firmatari dell’EPA SADC devono potersi muovere liberamente verso gli altri paesi firmatari; ma i SADC devono ancora formalizzare la loro unione doganale regionale. Ci sono ancora delle questioni che dovranno essere risolte internamente.

In contrasto con i paesi che hanno ceduto, firmando gli EPA provvisori, il Senegal in Africa occidentale resta fermamente contrario. Un esperto di questo paese, che non ha voluto rivelare il nome, ha commentato la ferma posizione presa dal presidente Abdoulaye Wade la settimana scorsa al vertice Africa/Ue a Lisbona.

”Stava solo riflettendo sulla posizione nazionale. Settore privato, società civile, parlamento e opposizione sono tutti contrari agli EPA. Avere questi accordi proprio adesso creerà tantissimi problemi alla nostra economia. Aprirà i nostri mercati ai prodotti dall’Ue, alcuni dei quali ricevono sussidi”, ha detto l’esperto di commercio senegalese.

”Il Senegal è tra i paesi meno sviluppati. L’industria e il settore agricolo non sono pronti a competere con l’Ue su uno stesso livello. Nella prossima fase dei negoziati EPA, dovremmo anche portare investimenti, concorrenza e appalti pubblici, tutti temi che sono stati respinti all’OMC (Organizzazione mondiale del commercio).

”Quindi, gli EPA sono un surplus rispetto all’OMC. D’altra parte, nella cooperazione allo sviluppo, non siamo sicuri che ciò che abbiamo sul tavolo possa compensare un qualsiasi impatto negativo della liberalizzazione”, ha proseguito l’esperto.

Ha poi evidenziato i problemi che gli EPA rappresentano per la regione dell’Africa occidentale, in particolare per l’Unione economica e monetaria dell’Africa occidentale (Uemoa). L’unione monetaria comprende otto membri: Senegal, Benin, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Mali, Niger, Togo e Guinea-Bissau.

Di questi, la Costa d’Avorio è l’unico paese ad aver firmato l’EPA provvisorio, nell’intento di tutelare le sue esportazioni di banane verso l’Ue. La Costa d’Avorio è il paese economicamente più dinamico tra tutti i membri Uemoa, contribuendo per il 40 per cento al prodotto interno lordo dell’unione.

Secondo l’esperto senegalese, “la firma da parte della Costa d’Avorio dell’EPA provvisorio avrà certamente un impatto sull’Uemoa”. Dato l’alto livello di integrazione economica della regione, i prodotti Ue che entrano in Costa d’Avorio possono farsi strada facilmente verso gli altri paesi Uemoa.

”Non credo che (l’Ue) abbia fatto una valutazione d’impatto sull’integrazione regionale”, ha sostenuto.

Ha poi sottolineato le tensioni che le trattative per gli EPA hanno creato nei negoziati dell’OMC. “Hanno messo i PMS (paesi meno sviluppati) in una posizione molto scomoda nell’OMC. Sin dall’incontro interministeriale a Hong Kong del 2005, i PMS chiedono un accesso al mercato libero da dazi e quote in tutti i paesi sviluppati.

”Con gli EPA, il libero accesso al mercato senza dazi e quote è reciproco. Adesso altri paesi diranno: ‘L’avete concesso all’Ue, adesso dovrete anche darmi qualcosa in cambio’”.

”Quindi restano ancora molte domande senza risposta, e moltissima incertezza”, ha concluso.

Anche il Kenya ha firmato gli accordi, insieme ad altri paesi della Comunità dell’Africa orientale. Un diplomatico per il commercio di Nairobi, riferendosi alle minacce che gli EPA rappresentano per l’Africa, ha sintetizzato la sua posizione osservando: “Dicono che l’amore è cieco. Allora questo dev’essere vero amore, visto che andiamo avanti senza sapere dove stiamo andando”.

La società civile del Kenya sta lavorando molto per fare degli EPA un tema centrale nelle elezioni nazionali che si terranno alla fine di questo mese. Secondo Ezekiel Mpapale, di Initiatives for Community and Enterprise Development, “una delle cose che stiamo facendo è assicurarci che Mukhisa Kituyi (l’attuale ministro di commercio e industria) non venga rieletto. Noi in Kenya pensiamo che ci abbia tradito”.