ENERGIA-SUD AMERICA: In stallo il progetto per il mega gasdotto

CARACAS, 7 agosto 2007 (IPS) – Il progetto sudamericano di un mega-gasdotto per il trasporto di gas naturale dai Caraibi al Rio de la Plata, destinato a rifornire anche gran parte del Brasile, “si è raffreddato grazie agli attacchi da parte dello stesso Sud America”, e ai tentativi degli Stati Uniti di ritardare i piani, denuncia il presidente venezuelano Hugo Chávez.

Il gigantesco progetto era stato presentato a Rio de Janeiro nell’aprile 2006 da Chávez, dal presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva e da Néstor Kirchner, presidente argentino. Le spese per coprire gli 8.000 chilometri di gasdotto e collegare i tre paesi oltre a Paraguay, Uruguay, Perù ed Ecuador, si aggirerebbero intorno ai 25 miliardi di dollari.

Il gasdotto dovrebbe attraversare la regione brasiliana oppure aggirarla dal lato orientale, trasportando fino a 150 milioni di metri cubi di gas naturale al giorno – l’equivalente di circa metà dell’attuale consumo venezuelano – dal nord-est del Venezuela ai principali centri urbani e industriali dei paesi a sud.

”Fortunatamente per l’America Latina, il Venezuela ha una delle più grandi riserve di gas del mondo. Qui il gas durerà un secolo”, ha dichiarato Chávez la settimana scorsa in un incontro con alcuni suoi sostenitori, ad ovest di Caracas.

Le riserve di gas del Venezuela sono stimate intorno ai 150 trilioni di piedi cubici, al nono posto nel mondo, ma la maggior parte di questo gas è associato al petrolio grezzo, che deve essere pompato per l’estrazione del gas. La Bolivia è la seconda riserva di gas naturale del Sud America, con 52 trilioni di piedi cubici, ma qui il gas è non associato, è gas libero.

L’entusiasmo iniziale per il gasdotto, che secondo l’accordo raggiunto a Rio de Janeiro doveva essere presentato agli altri governi sudamericani a settembre, è stato frenato da lunghi intervalli tra gli incontri, tempi dilatati per approfondire le ricerche sul progetto, e un silenzio ufficiale sul tema.

”Non possiamo costringere nessuno” a partecipare al progetto del gasdotto, ha dichiarato Chávez, aggiungendo che la proposta è motivata da un desiderio di cooperazione regionale, perché “se avessi pensato solo ai soldi, avremmo venduto (il gas) al Nord America”.

L’organizzazione ambientalista Friends of the Great Savannah (AMIGRANSA), un enorme parco nazionale nel sud-est del Venezuela, era entusiasta. “Per fortuna tutto ciò che è stato detto su questo ammirevole piano titanico è stato confermato dagli esperti sudamericani e dai loro studi di fattibilità”, ha dichiarato il gruppo.

Alicia García di AMIGRANSA ha detto all’IPS che “da un punto di vista ottimistico, il presidente Chávez potrebbe essere in possesso di informazioni sull’impraticabilità del gasdotto; ma volendo essere pessimisti, forse sta facendo pressioni sui suoi alleati per ricevere pieno appoggio”.

Chávez dovrebbe incontrare Kirchner la settimana prossima, ma le sue dichiarazioni sul presunto “raffreddamento” del progetto sul mega-gasdotto sono giunte dopo l’incontro del ministro per l’energia venezuelano Rafael Ramírez con il presidente argentino.

Secondo i resoconti dei governi sudamericani interessati, sette gruppi di esperti, in totale circa 50 persone, stavano studiando la fattibilità economica e tecnica del gasdotto, oltre agli aspetti ingegneristici, al tragitto previsto, ai fattori finanziari, ambientali e sociali.

Il disappunto di Chávez riflette la fase di stallo negli incontri e negli studi per trasformare il progetto in realtà, e sembra dimostrare la legittimità delle critiche al gasdotto.

”Anche senza considerare le questioni ambientali o di profitto, il progetto è impraticabile perché il Venezuela oggi non possiede il gas per alimentarlo”, ha detto all’IPS Luis Giusti, ex presidente della compagnia petrolifera di stato (PDVSA), poche ore prima che Chávez annunciasse le nuove difficoltà.

Nell’ultimo anno, il progetto è stato aspramente criticato, anche da chi era destinato a beneficiarne.

”Non ha senso in termini economici: attraversa molti fiumi e foreste, per questo è impossibile calcolarne i costi; e trasportare il gas venezuelano in Argentina sarebbe troppo caro”, ha detto il segretario per l’energia dello stato brasiliano di Rio de Janeiro, Wagner Victer.

A dispetto dell’alleanza politica tra La Paz e Caracas, il vice ministro degli idrocarburi boliviano, Julio Gómez, aveva detto nell’aprile 2006 che il gasdotto “è un progetto assurdo, pura follia”. Il parlamento boliviano l’ha definita “concorrenza sleale”, o dumping del Venezuela contro i tentativi della Bolivia di far salire i prezzi del proprio gas.

Ma la battaglia più violenta è stata condotta dagli ambientalisti, che hanno raccolto le firme in quattro continenti perché i governi annullassero il progetto. Lettere ai presidenti firmate da AMIGRANSA sono state consegnate in occasione del Vertice sudamericano sull’energia tenutosi ad aprile in Venezuela.

”L’integrazione dei nostri popoli richiede uno spostamento di paradigma dal modello di sviluppo subordinato ai combustibili fossili che è stato imposto alla nostra civiltà”, dice la lettera di AMIGRANSA, che denuncia il progetto perché “aumenterebbe il nostro debito ambientale e sociale, e quindi la povertà”.

Costruire il gasdotto e creare le strade e le attrezzature necessarie per la sua manutenzione “sarebbe l’ultimo passo verso la distruzione della giungla amazzonica, della regione venezuelana della Guayana, e di molti ecosistemi delle coste caraibica e atlantica, con il rischio imminente nella regione di conseguenze devastanti per il pianeta”, secondo gli ambientalisti.

Le proteste di Chávez sul gasdotto potrebbero portare a nuovi attriti, poiché le accuse sono divise tra Brasile e Venezuela.

”Niente e nessuno riuscirà a separarci”; ha più volte ripetuto Chávez, riferendosi all’alleanza politica con Lula, nonostante le evidenti divergenze mostrate quest’anno da Caracas e Brasilia.

La prima – altra questione legata all’energia – riguarda l’accordo tra Stati Uniti e Brasile per sviluppare la produzione e il mercato globale dell’etanolo come combustibile alternativo alla benzina, una scelta criticata da Chávez e dal presidente cubano Fidel Castro poiché andrebbe contro gli interessi dell’umanità che, sostengono, ha più bisogno di raccolti che di biocombustibili.

I due presidenti si sono scontrati anche sulle procedure di ingresso a pieno titolo del Venezuela nel Mercato Comune dell’America del Sud (Mercosur), nato come associazione tra Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay.

Lula ha rimproverato Chávez per aver definito il parlamento brasiliano “pappagalli dell’impero (Usa)”, dopo le critiche mosse da alcuni parlamentari a Caracas per non aver rinnovato la licenza ad una stazione televisiva privata ostile al suo governo. Il Brasile non ha ancora ratificato l’ingresso del Venezuela nel Mercosur.