MESSICO-AMERICA CENTRALE: Omicidi di genere a Ciudad Juárez, solo una goccia in un oceano di sangue

CITTÀ DEL MESSICO, 29 novembre 2006 (IPS) – Ciudad Juárez è stata definita dalle organizzazioni per la difesa dei diritti umani “capitale dei crimini contro le donne”. Sono state 400 le donne assassinate in questa città messicana negli ultimi 13 anni. Ma gli assassini di donne sono frequenti anche nel resto del Messico, così come in Guatemala e El Salvador, anche se fin'ora il dibattito pubblico su questo tema è stato pressoché inesistente.

Secondo i dati ufficiali, tra il 1995 e il 2005, sarebbero state uccise in media circa 1.000 donne ogni anno in Messico, paese con una popolazione di 103 milioni di abitanti. Nella lista dei paesi che registrano il maggior numero di questi omicidi non compare però Ciudad Juárez, ma Toluca, una città vicina alla capitale, e Guadalajara, nello stato centrale di Jalisco.

Oltreconfine, in Guatemala, 13 milioni di abitanti, sono state uccise 566 donne nei primi 10 mesi del 2006, mentre in El Salvador, 6,9 milioni di abitanti, tra gennaio e agosto ne sono state uccise 286.

Nonostante queste alte percentuali, solo Ciudad Juárez, al confine messicano con gli Stati Uniti, è riuscita ad attrarre l'attenzione sul problema, grazie a diverse denunce mosse dai gruppi in difesa dei diritti umani, alle inchieste aperte dalle Nazioni Unite, oltre che da film, documentari e libri.

“Juárez è diventata un simbolo, a seguito di tutte le denunce e mobilitazioni che questi omicidi hanno suscitato qui, ma adesso la situazione in altre città messicane, e in particolare in Guatemala, è gravissima, anche peggiore”, ha detto all’IPS Teresa Rodríguez, direttrice del Fondo di sviluppo delle Nazioni Unite per le donne (Unifem) per il Messico, America Centrale, Cuba e Repubblica Dominicana.

“Siamo molto preoccupati per questi crimini, che nella maggior parte dei casi restano impuniti”, ha detto Rodríguez in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, che dal 1999 viene celebrata ogni 25 novembre.

“C’è una cultura diffusa che continua a ignorare questa situazione, e non possiamo più tollerarlo – ha affermato la funzionaria. Per questo bisogna combatterla e prevenirla con delle politiche pubbliche, ma anche, come è avvenuto a Ciudad Juárez, bisogna denunciarla, e chiarire che questi omicidi non sono normali, come non è normale la violenza contro le donne e le ragazze in genere”.

Il termine 'donnicidio' – o 'omicidio di genere' – è stato coniato di recente proprio per descrivere gli omicidi alimentati da una motivazione misogina, o legata al genere, e talvolta accompagnati dalla violenza sessuale.

A Ciudad Juárez, che si trova vicino alla città di confine Usa El Paso, sono state uccise circa 400 donne dal 1993. Secondo i dati ufficiali, la violenza sessuale avrebbe riguardato 78 di questi crimini.

Il dipartimento speciale di indagine sui crimini connessi alla violenza contro le donne, creato dal governo uscente di Vicente Fox, lo scorso febbraio aveva riportato che non ci sono prove per parlare di omicidi seriali a Ciudad Juárez, contrariamente a quanto sostengono le denunce delle organizzazioni per i diritti umani.

Nel rapporto si affermava che 125 donne sarebbero morte nella propria casa, per mano di familiari o conoscenti.

Secondo l’Unifem, tra il 20 e il 30 per cento delle donne uccise in Messico e in America Centrale sarebbero state uccise dai loro partner o da familiari.

A Ciudad Juárez, l’età della maggior parte delle donne uccise risulta compresa tra i 15 e i 30 anni, e molte di esse proverrebbero da famiglie a basso reddito e sarebbero impiegate nelle “maquiladoras”, fabbriche d’assemblaggio di prodotti per l’esportazione, che utilizzano materiali importati.

Queste fabbriche sono concentrate a Ciudad Juárez, e in altre città messicane lungo il confine con gli Usa, e la loro forza lavoro è rappresentata soprattutto da ragazze giovani, che spesso vivono lontane dalle loro famiglie.

In Guatemala, nonostante il diverso contesto, gli omicidi presentano caratteristiche simili. La deputata Nineth Montenegro, presidente della Commissione legislativa della donna, ha confermato che tra gennaio e ottobre, nel suo paese sarebbero state uccise 566 donne.

Gli omicidi di genere in Guatemala vengono attribuiti prevalentemente al traffico di droga, al crimine organizzato e alle bande giovanili.

Montenegro ha segnalato che nella maggior parte di questi casi il motivo dell’omicidio rimane sconosciuto, ed evidentemente a questi crimini non è stata data grande importanza, mentre si diffondevano e prendevano piede nella società.

Secondo la direttrice regionale dell’Unifem c’è ancora molta strada da fare, per frenare gli omicidi di donne e prevenirli.

“È necessaria una migliore formazione della polizia e del sistema giudiziario. Questi settori sono piuttosto in ritardo in America Centrale, ma adesso si stanno discutendo progetti di legge al riguardo”, ha osservato.

In uno studio delle Nazioni Unite su tutte le forme di violenza contro le donne, pubblicato a luglio, il caso di Ciudad Juárez viene citato per l’ennesima volta, ma questa volta compare anche il Guatemala.

“Gli omicidi di genere si verificano ovunque, ma sono state le dimensioni di questi casi in contesti comunitari, come a Ciudad Juárez, Messico, e Guatemala, ad attrarre l’attenzione su questo aspetto della violenza contro le donne”, si legge nel documento.

In linea con le proteste dei gruppi di difesa dei diritti umani e di organizzazioni delle donne, l’Onu sostiene nel dossier che “l’impunità per questi crimini è uno dei fattori chiave degli episodi di violenza”.

Il rapporto non menziona El Salvador, ma anche qui la situazione è molto grave.

Tra gennaio e agosto, in questo paese sono stati riportati 286 casi di omicidi di donne, il che indica un aumento della media annuale del fenomeno. Dal 2001 alla fine del 2005, secondo uno studio della Commissione per i diritti umani (Procuraduría para la Defensa de los Derechos Humanos, PDDH), sarebbero state uccise 1.320 donne.

Il sessanta per cento di questi omicidi, commessi per la maggior parte in ambito domestico, rimangono impuniti.

Rodríguez spera che le denunce in Guatemala, El Salvador e diverse città del Messico, incoraggino la società civile e i governi a creare nuovi programmi e azioni per combattere questo fenomeno, dal momento che ciò che sta accadendo è “assolutamente inaccettabile”.