Donne di tutto il mondo unite per i diritti

ISTANBUL, 7 maggio 2012 (IPS) – I recenti sconvolgimenti politici e finanziari a livello mondiale non sono stati clementi con le donne. A Tripoli, in Libia, il tasso di suicidi femminili è aumentato di dieci volte durante la rivoluzione, mentre le cupe prospettive di lavoro in Grecia hanno portato giovani donne ad abbandonare le loro aspirazioni professionali. Se ne è discusso nel corso di forum mondiale sui diritti delle donne tenutosi ad aprile a Istanbul.

In tempi di crisi politica ed economica, i diritti che le donne credevano di aver ormai conquistato da decenni sono messi di nuovo in discussione Karlos Zurutuza/IPS

In tempi di crisi politica ed economica, i diritti che le donne credevano di aver ormai conquistato da decenni sono messi di nuovo in discussione
Karlos Zurutuza/IPS

“Sono in molti a dire che è tempo di cambiare e di andare avanti ma sappiamo dal nostro lavoro che è anche tempo di instabilità e incertezza”, ha detto l’attivista giamaicana Mariama Williams, alto responsabile del programma nel South Centre, durante la sessione conclusiva della dodicesima edizione del International Forum on Women’s Rights and Development a Istanbul.

“Nei momenti di crisi, la solidarietà che pensavamo di avere, i diritti che credevamo di aver ormai conquistato sono messi di nuovo in discussione. Se una cosa non è conveniente per la crescita, viene messa in discussione,” ha dichiarato Williams.

I partecipanti al forum organizzato dalla Association for Women’s Rights in Development (AWID) incentrato sul tema di trasformare il potere economico, si sono chiesti, tra le altre cose, come dovrebbero essere misurati e determinati crescita economica e sviluppo.

“Se dovessimo tener conto della disuguaglianza, l’indice medio di Sviluppo Umano sarebbe del 23 per cento inferiore a quello attuale,” ha dichiarato agli oltre 2mila partecipanti provenienti da 140 paesi Rebeca Grynspan, Amministratore associato del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP) ed ex vice-presidente del Costa Rica,

Dal bilancio nazionale ai pacchetti di stimolo economico, la politica economica normalmente tende a trascurare i temi legati ai bisogni delle donne e a non riconoscere il contributo dato attraverso il loro lavoro non retribuito, si è ricordato all’incontro.

Ma è stato espresso anche ottimismo per il fatto che nell’insieme, il clima generale stia diventando più recettivo a livello mondiale alle richieste di giustizia di genere e sociale per cui gli attivisti si sono battuti per decenni.

“Ciò a cui ha portato la crisi finanziaria è un (clima) in cui persino gli attori principali hanno iniziato a mettere in dubbio il modello economico dominante, (chiedendosi) se ci sia un modo per regolamentare il settore finanziario in modo che sia al servizio di un qualunque altro modello”, ha detto a IPS Lydia Alpízar Durán, direttore esecutivo di AWID.

“Prima, gli insuccessi del sistema venivano percepiti solo da chi era molto povero. Adesso si stanno creando dei nuovi poveri, ad essere colpita è la classe media, e le persone cominciano a svegliarsi”, ha dichiarato a IPS Lina Abou-Habib, presidente del consiglio di AWID e direttrice del Collective for Research and Training on Development-Action in Libano.

Durán ha avvertito che le donne, in particolare le attiviste, devono affrontare un alto rischio di reazioni violente in diverse parti del mondo.

“Una delle sfide più grandi è rappresentata dalla crescente violenza e repressione; coloro che si battono per il cambiamento stanno diventando dei bersagli”, ha detto a IPS.

Una zona della sede della conferenza era decorata con decine di fotografie che immortalavano donne che il movimento ha perso nel corso degli anni: alcune morte per cause naturali, molte altre misteriosamente scomparse o assassinate in modo violento.

Tra i diversi volti, c’era quello di Galila Khamis Toto, un’attivista sudanese della regione dei monti Nuba. Un testo spiegava che la donna avrebbe dovuto essere lì con loro ma era invece detenuta nel suo paese in condizioni inumane.

Attiviste Diverse attiviste provenienti da Egitto, Tunisia, Siria, Marocco, Libia, e altri paesi del Medio Oriente e Nord Africa (MENA) hanno parlato delle loro continue battaglie per preservare i diritti delle donne attraverso nuove costituzioni e aumentare la partecipazione femminile nei nuovi sistemi politici, laddove spesso devono affrontare rinnovate minacce alle loro libertà personali.

“La poligamia è stata abolita da più di 50 anni in Tunisia, ma adesso si è tornato a parlarne. I matrimoni tradizionali, il modo in cui le donne vestono, le limitazioni sull’aborto, persino la circoncisione femminile, che non abbiamo mai avuto prima, si stanno ridiscutendo in questo periodo” ha detto Ahlem Belhadj, presidente dell’Associazione tunisina delle donne democratiche. “Queste sono tutte cose che succedono da dopo la rivoluzione”.

Creare solidarietà attraverso i movimenti femminili della regione del MENA era uno dei motivi per cui AWID ha scelto Istanbul come sede dell’edizione 2012 del suo forum triennale, ha spiegato Durán.

“Dopo la Primavera Araba, è evidente che ciò che accade ora in questa regione ha forti implicazioni per le donne di tutto il mondo”, ha detto rivolgendosi ai partecipanti. “Il relativismo culturale è in crescita e non possiamo permettere che il rispetto delle tradizioni culturali giustifichi la violazione dei diritti delle donne”.

Le donne che hanno partecipato al ribaltamento dei regimi arabi a volte pensano che le loro lotte in tutto il territorio nazionale debbano avere la priorità sulle campagne per i diritti delle donne, ammettono i portavoce della regione, aggiungendo che non ci può essere democrazia senza uguaglianza tra uomini e donne.

Non ci possono essere nemmeno “diritti economici senza considerare anche i diritti fisici e politici”, ha detto Durán a IPS. “Le realtà delle donne sono determinate dalla loro capacità di prendere decisioni”.

Legare tutti questi fili insieme a formare un movimento coeso non è cosa da poco. “Ciò che vediamo intorno a noi in questa conferenza, la società civile, il movimento femminile, queste risorse devono essere promosse e incrementate”. ha detto a IPS Lakshmi Puri, vicedirettrice esecutiva di UN Women. “Stiamo cercando di far arrivare le risorse direttamente nelle mani delle donne che lavorano per attuare dei cambiamenti nelle loro aree”.

Nel forum di AWID, si è parlato di diversi temi, dalla demilitarizzazione ai diritti delle lavoratrici domestiche, dal fondamentalismo religioso ai cambiamenti climatici.

L’incontro di quello che uno dei relatori ha definito “il più vario gruppo di donne al di fuori delle Nazioni Unite” è stato il risultato più importante del forum, ha detto la Abou-Habib a IPS. “L’idea dell’‘1 per cento’ è molto forte perché il resto di noi lascia che certe cose accadano. Siamo noi a dar loro il potere, non resistendo”, ha affermato.

“C’è una grande quantità di analisi economiche femministe ma dobbiamo fare in modo che escano dai giornali e dalle scuole e arrivino nelle strade”, ha detto in conclusione Radhika Balakrishnan, direttore esecutivo del Centre for Women’s Global Leadership.

Terminata la conferenza, i partecipanti hanno fatto proprie le sue parole, riversandosi nella centrale piazza Taksim per una marcia di protesta in solidarietà con i omologhi turchi. © IPS