EDITORIALE: La comunità mondiale dice no al nucleare

GINEVRA, 27 gennaio 2012 (IPS) – Una nuova e convincente storia sulle armi nucleari comincia a farsi strada nel mondo e a riscuotere un forte consenso, perché è una storia in cui molti si riconoscono. La realtà del nucleare ha sostituito la finzione sul nucleare. Il 2012 è cominciato con una dimostrazione di forza in Medio Oriente e si concluderà con una nuova leadership tra i cinque stati dotati di armi nucleari. Di cosa parla questa nuova storia, e quali possono essere le sue conseguenze?

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La versione più breve è quella raccontata dalla recente Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari (ICAN). Se chiedi a chiunque “riesci a immaginare un mondo senza armi nucleari?”, la risposta sarà “sì”.

Una versione un po’ più lunga è stata presentata al seminario internazionale di fine anno dei sostenitori della chiesa, tenutosi in Scozia, un paese in cui gran parte della popolazione è favorevole al disarmo nucleare.

Viviamo sotto un “ombrello nucleare” obsoleto, inefficiente, estremamente costoso, e che per di più non funziona. Oggi le persone si sentono parte di una comunità globale. Vogliono vivere proteggendo la vita e non mettendola a rischio. Le armi nucleari sono un errore che deve essere cancellato. Ognuno di noi può contribuire, e insieme si può fare la differenza.

La nuova storia comincia a rendere le armi nucleari più vulnerabili. Esiste un nuovo livello di pressione politica e sociale tra i corridoi del potere: ora 130 governi appoggiano la Convenzione sulle armi nucleari delle Nazioni Unite, mentre 5mila sindaci e migliaia di parlamentari e cittadini illustri partecipano alle iniziative contro il nucleare. Le contestazioni hanno motivazioni geografiche (zone libere da armi nucleari), giuridiche (diritto umanitario) e finanziarie (deficit nazionale, debito sovrano e privazione dei diritti dei cittadini).

I leader politici e militari ridimensionano le strategie nucleari; la scienza del clima mette sotto accusa le armi nucleari per i danni provocati all’ambiente; fisici, scienziati e avvocati le delegittimano; film, siti web e libri hanno generato un dibattito pubblico; le religioni di tutto il mondo condannano le armi nucleari sotto il profilo etico, morale e spirituale. Un disastro come quello di Fukushima ci ricorda che persino l’utilizzo pacifico dell’energia nucleare è letale e provoca danni permanenti.

La teoria internazionale che difende le armi nucleari comincia a sgretolarsi. Sempre più persone sono convinte che non ci sia più spazio per queste armi nelle vicende umane, ecologiche e planetarie.

Eppure coloro che sfidano l’attuale regime nucleare sono tutt’altro che ottimisti. È allarmante constatare che il 5 per cento dei governi in possesso di armi nucleari rifiutano l’obbligo di disarmo, incuranti del bene comune, mentre il 95 per cento dei governi non dotati di armi nucleari non riescono ad attuare il volere della maggioranza che vorrebbe vederle abolite.

La nuova e l’antica “storia sul nucleare” prospettano scenari diversi per il 2012. Di seguito tre esempi:

Primo: la zona asiatica nord-orientale, dove l’ombrello della dissuasione nucleare è vecchio e bucato e dove possiamo osservare come il traballante status quo, il Trattato di Non Proliferazione (TNP), sia prossimo al crollo. Sebbene la “sicurezza nucleare” nell’Asia nord-orientale sia una contraddizione in termini, quest’anno il Vertice sulla sicurezza nucleare si terrà a Seul.

La nuova storia del nucleare trarrà insegnamento da quello che il Segretario Generale coreano dell’Onu ha definito ‘la dottrina contagiosa della dissuasione’. Otto dei nove stati che attuano la dissuasione nucleare sono stati invitati al vertice e il nono stato sarà il prossimo. Il contagio richiede una cura, ad esempio un impegno costante su un obiettivo regionale comune, come la denuclearizzazione della penisola coreana. Il seminario ecumenico in Scozia ha preso in esame le misure adottate da cristiani e buddisti per rafforzare la fiducia e contribuire a portare l’obiettivo ai primi posti dell’agenda pubblica. Da 25 anni le chiese contestano lo status quo da entrambi i lati della zona demilitarizzata (DMZ).

Secondo: il Medio Oriente, un’altra regione in cui l’ombrello nucleare non funziona, è talmente pronto alla proliferazione, che il vero futuro del TNP è legato all’istituzione di una zona libera da armi nucleari in questa regione. Un conferenza Onu su questo obiettivo è prevista per il 2012 dopo un ritardo di 17 giorni.

Eppure la vecchia storia sul nucleare incombe sull’incontro. La retorica irresponsabile incoraggia ancora la visione miope secondo cui imporre lo standard nucleare sarebbe la soluzione per il Medio Oriente, non il problema. Sebbene Israele non faccia parte del TNP, ci si aspetta che i paesi confinanti, che invece ne sono membri, convivano con le sue armi nucleari come se fosse uno stato del TNP. È una ricetta improbabile per qualsiasi tipo di sicurezza. È una ricetta per la proliferazione, in Medio Oriente e altrove.

La nuova storia del nucleare parla del benessere di tutti gli stati mediorientali, compreso Israele. Una zona libera dalle armi di distruzione di massa, di cui il nucleare è, sin dal principio, parte dello scenario. Un processo regionale degli anni ’90 ha creato un precedente utile attraverso incentivi, solidarietà e un mutuo impegno per risolvere la delicata questione della sicurezza.

Terzo, la NATO è un’alleanza le cui armi nucleari sono inutilizzabili e uno spreco di denaro. Le 200 armi nucleari tattiche dell’organizzazione sono un emblema del fatto che i vecchi giganti della guerra fredda possiedano ancora i loro arsenali nucleari e di quanto questo abbia poco senso. Abolire queste mortali reliquie ridurrebbe il numero di paesi che possiedono armi nucleari da 14 a 9. Ridurrebbe anche il principale ostacolo ai nuovi accordi di sicurezza tra NATO e Russia.

Nel 2010 la NATO e la Russia concordarono la “creazione di uno spazio comune di pace, sicurezza e stabilità nell’area Euro – atlantica”. Il vertice NATO di Chicago del 2012 seguirà la vecchia storia, o la nuova?

Nella nuova storia del nucleare, gli archeologi nucleari comprendono il passato e gli architetti della sicurezza umana propongono il futuro. L’Asia nord-orientale, il Medio Oriente e la Nato sono terreni critici. Il compito spaventa e serve aiuto, ma un precedente che lascia vedere progressi c’è già stato. Ogni nuovo anno può diventare parte di un futuro più sicuro, piuttosto che un monumento del passato nucleare. © IPS