EGITTO: La prima donna candidata alle presidenziali

IL CAIRO, 3 novembre 2011 (IPS) – Quando nell’Egitto post-rivoluzionario si terranno le elezioni presidenziali il prossimo anno, Buthaina Kamel sarà la prima donna nella storia del paese a candidarsi per la più alta carica dello stato. Anche se consapevole che le sue probabilità di vittoria sono quasi nulle, per lei è una questione di principio.

Buthaina Kamel ha iniziato la sua campagna elettorale per le presidenziali in Egitto Khaled Moussa al-Omrani/IPS

Buthaina Kamel ha iniziato la sua campagna elettorale per le presidenziali in Egitto
Khaled Moussa al-Omrani/IPS

“Intendo candidarmi alla presidenza per dimostrare al mondo che l’Egitto è un paese moderno, in cui le donne hanno il diritto di concorrere per le più alte cariche dello stato, e questo, come il diritto di voto, è un diritto umano fondamentale”, a dichiarato a IPS Kamel, 49 anni, conduttrice televisiva.

Mentre l’Egitto si prepara alle prime parlamentari dopo Mubarak prevista per la fine del mese, la data precisa delle presidenziali è ancora incerta. Ma il Consiglio Supremo delle Forze Armate (CSFA), che governa il paese dall’esilio di Mubarak lo scorso febbraio, ha promesso che le elezioni si terranno non oltre il 2013.

Dopo aver iniziato la sua carriera presso una radio statale, Kamel ha lavorato per gran parte degli anni ’90 come presentatrice nella televisione pubblica. Nel 2005, dopo un discusso referendum su alcune riforme costituzionali, ha deciso di entrare in politica.

Kamel è presto diventata un membro attivo del movimento di protesta Kefaya e voce critica del regime di Mubarak. “Ho partecipato a diverse manifestazioni e cortei, in particolare quelli contro la corruzione dello stato”, afferma.

Quando a gennaio è scoppiata la rivoluzione in Egitto, racconta Kamel, lei era in prima fila. “Ero in piazza Tahrir (l’epicentro della rivolta) il 25 gennaio, il giorno in cui è iniziata la rivoluzione”, ricorda.

Dopo la caduta del regime di Mubarak, Kamel è tornata a lavorare per la televisione statale, ma i suoi superiori la “emarginavano”, spiega, perché si rifiutava di leggere le notizie dal cartellone del gobbo. Da allora, è stata interrogata tre volte dalle autorità militari, l’ultima dopo aver criticato apertamente il consiglio militare che governa l’Egitto.

Kamel dice che l’idea di candidarsi alla presidenza le è venuta dai giovani e coraggiosi attivisti, tra cui molte donne, che ha conosciuto durante i 18 giorni delle sommosse culminate con la caduta del regime.

“Ho molta fiducia nei giovani egiziani, nella loro capacità di guidare il paese nell’imminente futuro”, sostiene. “Le donne sono state protagoniste della rivoluzione, e molte sono morte da martiri. Adesso speriamo che le donne svolgano un ruolo più attivo rispetto al passato nella politica nazionale”.

La costituzione egiziana del 1956 ha concesso alle donne il diritto di votare, e di candidarsi, nelle elezioni nazionali. Ma la partecipazione femminile sullo scenario politico egiziano è stata irrisoria nei 30 anni di mandato di Mubarak.

Stando alle cifre rese note dall’organizzazione non governativa (Ong) del Cairo Centro per lo sviluppo, la partecipazione delle donne egiziane alle elezioni politiche tra il 1981 e il 2010 è stata solo del 5 per cento. Nello stesso periodo, si è registrata una presenza femminile di appena il 2 per cento in parlamento, e inferiore al 5 per cento nei consigli municipali.

Nonostante la sua adesione ai principi liberali, Kamel non è affiliata a nessuno dei tanti partiti politici liberali emersi sulla scia della rivoluzione. Pensa piuttosto di candidarsi con una lista indipendente e, dice, la sua proposta politica punterà a garantire il diritto di voto a “tutti gli egiziani che ne sono privi”.

“Non mi candido solo per le donne, ma per tutte le persone emarginate dell’Alto Egitto (la zona meridionale), i Nubiani, le tribù beduine, i poveri, gli anziani, i disabili”, prosegue Kamel, sottolineando che il suo programma politico si incentrerà principalmente “nella lotta alla corruzione e alla disoccupazione”.

Il maggiore ostacolo alla presidenza di Kamel è il fatto che nel paese, a prevalenza musulmana, la maggioranza della popolazione, sia donne che uomini, non accetterebbe l’idea di un capo di stato donna. Alcuni partiti e gruppi islamici, in particolare l’influente Fratellanza Musulmana, rifiuta questa possibilità per motivi religiosi.

Secondo Essam al-Arian, vice presidente del Partito Libertà e Giustizia, braccio politico dei Fratelli Musulmani recentemente legalizzato, la legge islamica si divide in due scuole diverse su questo tema.

“Per alcuni giuristi, avere un capo di stato donna è consentito, mentre altri sono contrari. La Fratellanza non lo permette”, ha dichiarato al-Arian a IPS. “Sosteniamo il diritto delle donne all’istruzione, al lavoro e anche il diritto di diventare parlamentare o ministro di governo, ma non di rivestire un ruolo di sovranità nazionale”.

“Certo, questa è la nostra posizione, non quella dello stato”, ha aggiunto. “Lei gode del diritto costituzionale, al pari di tutti i cittadini egiziani, di concorrere alla presidenza. Questo significa che la Fratellanza potrà scegliere di non presentare una candidata alla presidenza, ma ciò non toglie che altri potranno farlo”.

Nonostante siano già pronti alla vittoria nelle imminenti elezioni parlamentari, il Partito Libertà e Giustizia ha deciso di non presentare candidati alle presidenziali del prossimo anno.

Nonostante le scarsissime possibilità di Kamel, Esmat al-Merghani, attivista politica e prima donna egiziana a capo di un partito (il Free Social Party) ha elogiato il suo coraggio.

“La candidatura di Buthaina promuoverà l’immagine di un paese moderno e civilizzato”, ha dichiarato al-Merghani a IPS. “Anche se non vincerà, aprirà nuove strade all’avanzamento delle donne, per non parlare del privilegio di essere stata la prima donna egiziana a correre per la presidenza”.

Da parte sua, Kamel si dice ottimista.

“Quando parlo con le persone, anche in zone considerate roccaforti delle tradizione, come l’Alto Egitto o il Delta del Nilo, il fatto di essere una donna fa poca differenza”, afferma. “L’importante è ascoltare il loro punto di vista e capire i loro problemi”.

“Sono pienamente consapevole della natura patriarcale della società egiziana”, aggiunge Kamel. “ Ma penso di essere in grado di guidare gli oltre 80milioni di persone che costituiscono la popolazione egiziana; e di guidare un paese che da tempi antichi ha un forte peso politico e culturale. © IPS