INTERVISTA: Aumentano i donatori di UN Women

NAZIONI UNITE, 22 agosto 2011 (IPS) – Il numero di finanziatori di UN Women si è esteso a 95 paesi da quando la nuova entità delle Nazioni Unite è stata creata all'inizio di quest'anno, dice Lakshmi Puri, vice segretario generale e vice direttore esecutivo di UN Women.

Lakshmi Puri Courtesy of UN Women

Lakshmi Puri
Courtesy of UN Women

Puri, responsabile della direzione e la gestione dell'ufficio per gli organismi intergovernativi, delle relazioni esterne e del coordinamento con l'Onu, ha spiegato che la Spagna rimane il principale donatore sul totale dei fondi, seguita dalla Norvegia. Il Regno Unito ha recentemente annunciato un aumento, da tre a dieci milioni di sterline, diventando così il secondo maggiore donatore.

Altri finanziatori che hanno incrementato in modo significativo il sostegno sono il Canada (di otto volte), Svezia (contributo raddoppiato), Australia, Danimarca, Olanda, Finlandia e Repubblica di Corea.

“Abbiamo anche ricevuto un maggiore sostegno dai donatori non OCSE-DAC come l'India (un milione di dollari) e la Nigeria (500mila dollari). Sono tendenze molto incoraggianti e speriamo di vederle replicate da molti Stati membri”, ha detto. Nel suo dialogo con IPS, Puri ha parlato del budget, degli obiettivi, dei progressi di UN Women e delle sfide che deve ancora affrontare. Alcuni estratti dell'intervista :

D: UN Women è presente attualmente in decine di paesi, e si pensa che continuerà a crescere. Quanto rapidamente pensa che si diffonderà anche in altri paesi che hanno bisogno di aiuti?

R: UN Women è un organismo delle Nazioni Unite per l’uguaglianza di genere e l'empowerment femminile e rappresenta un passo avanti storico per le donne. Siamo il più grande organismo che si occupa di promozione della parità di genere. Abbiamo un programma ambizioso, ma anche concreto che mira a costruire un' organizzazione in grado di cambiare definitivamente la vita delle donne.

La Field Capacity Assessment (FCA), che UN Women ha completato a febbraio 2011, ha registrato la nostra presenza, che varia per dimensioni e complessità, in 75 paesi. Il primo piano strategico per l'organizzazione è stato approvato dal Consiglio d’amministrazione a giugno 2011. Nei primi anni, proponiamo un focus particolare sui paesi meno sviluppati (PMS), paesi a medio reddito con grandi disuguaglianze e paesi in situazioni di conflitto e post-conflitto particolarmente a rischio per le donne.

D: Le donne nei paesi in via di sviluppo rischiano spesso la propria vita per fornire le cure necessarie alle loro famiglie dopo una situazione di crisi. In che modo UN Women spera di coinvolgere le donne nella preparazione e prevenzione di stati di crisi?

R: Sì, le disuguaglianze di genere spesso aumentano la vulnerabilità delle donne durante i disastri naturali e gli stress ambientali. Dal problema dell'alfabetizzazione, che spesso limita l'accesso delle donne alle informazioni sulle previsioni dei disastri naturali e i servizi di soccorso, al loro abbigliamento o alla mancanza di capacità come nuotare o riuscire a salire sugli alberi, che contribuisce al tasso di mortalità delle donne – soprattutto se confrontato con quello degli uomini – in caso di tifoni, tsunami e inondazioni.

L'empowerment femminile è la prima forma di prevenzione ai maggiori rischi cui sono sottoposte le donne durante e dopo i disastri. Le donne con un lavoro e uno stile di vita al pari degli uomini sono a minor rischio di mortalità in caso di disastri. Hanno più possibilità di essere economicamente autosufficienti e quindi hanno maggiori capacità di recupero; hanno più potere politico, perciò i loro bisogni vengono presi in considerazione nei processi decisionali; e hanno più potere sociale, sono istruite e possono mobilitarsi per prepararsi e rispondere in modo adeguato.

D: Qual è l'attuale budget di UN Women, oltre ai 500 milioni di dollari di minimo annuale? Come riuscite a soddisfare, con un budget così limitato, le esigenze di tutti i programmi di UN Women, e di obiettivi così ambiziosi?

R: Per UN Women, l'obiettivo finanziario dei contributi volontari annui è di 300 milioni di dollari nel 2011, 400 milioni nel 2012 e 500 milioni nel 2013. In termini di composizione delle risorse, l'obiettivo è fare in modo che il 50 per cento dei contributi totali provenga dal nucleo dei donatori e che il restante 50 per cento da altre fonti, come il Fondo per le pari opportunità e il Fondo Onu per porre fine alla violenza contro le donne.

Attraverso la creazione di UN Women, i diversi paesi si sono impegnati a sostenere con forza e ad investire nella parità di genere. Ci auguriamo che continueranno a farlo.

D: L'Assemblea generale dell'Onu aveva adottato una risoluzione che prevedeva parità di genere al 50 percento nei ruoli decisionali a partire dal 2000, con l'obiettivo finale del 50 percento all'interno delle Nazioni Unite. In che misura questo obiettivo è stato raggiunto?

A: Secondo il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon, in merito alla rappresentanza delle donne, le Nazioni Unite hanno registrato un aumento senza precedenti della partecipazione delle donne ai livelli più alti. In più di tre anni (2007-2009), il numero delle donne al livello del sottosegretariato generale è aumentato del 12 per cento, dal 17 al 29 per cento; e sul piano delle assistenti del segretario generale Unite è aumentato del cinque per cento, dal 20 al 25.

Sono cifre significative se si considera che i progressi degli ultimi tre anni sono maggiori di quelli registrati nell'intero decennio. Nel sistema delle Nazioni Unite, questa tendenza è dimostrata dal fatto che 20 entità hanno aumentato la presenza femminile tra il 2007 e il 2009, e che il 45,2 per cento di tutti i nuovi assunti erano donne.

Quanto ai ruoli decisionali, c'è stato un aumento della percentuale di donne a tutti i livelli (da D-1 a ASG / USG) tra il 2007 e il 2009, rispettivamente dell'1,2 per cento, l' uno per cento e il 3,5 per cento. Ma nessuno di questi livelli ha ancora raggiunto la parità di genere e tutti i livelli riportano meno del 30 per cento di personale femminile.

Per i livelli che vanno dal P-1 al P-5, tra il 2000 e il 2009 l'Onu ha raggiunto o superato la parità nei livelli P-1 e P-2, e al livello P-1 ha mantenuto l'equilibrio di genere per tutto il decennio. Ai livelli di General Service e Field Service, la presenza di donne su tutti i tipi di contratto nella sede centrale ha superato in modo significativo l'obiettivo di parità di genere: il 63,3 per cento per il General Service e il 72,7 per cento per il Field Service, rispecchiando il modello tradizionale di prevalenza di donne nei ranghi minori.

In sostanza, mentre da un lato è evidente l'aumento della presenza femminile nei ruoli decisionali, molto resta ancora da fare, e UN Women continuerà a battersi in tal senso. © IPS