EDITORIALE: Il Giappone risponde in modo creativo alla crisi

TOKYO, 25 luglio 2011 (IPS) – Dopo il terremoto e lo tsunami, le popolazioni di tutto il mondo hanno dato una risposta straordinaria, inviando aiuti e soccorsi, e un incredibile sostegno materiale e psicologico. Il popolo giapponese non dimenticherà mai questa risposta sincera: il lungo percorso di recupero avverrà nella consapevolezza del nostro importante debito verso l'illimitata benevolenza di persone da tutto il mondo.

Daisaku Ikeda SGI

Daisaku Ikeda
SGI

Lo storico britannico Arnold J. Toynbee è noto per la sua teoria di sfida e risposta. “Le civiltà – scrive – nascono e si sviluppano affrontando con successo le sfide che si presentano”. Questa lotta a far fronte a nuove sfide è certamente destinata a persistere finché la storia umana continuerà.

Di fronte a un disastro di proporzioni inimmaginabili, i giapponesi stanno cercando un modo per rimettersi in piedi e trovare risposte adeguate a una serie di problemi interconnessi. Infatti, più grandi sono queste sfide e maggiori sono le possibilità di trovare risposte creative che ispireranno i popoli di tutto il mondo e contribuiranno alla somma della saggezza umana.

In definitiva, l'efficacia di queste risposte è radicata nella forza della comunità umana.

Molti dei racconti di miracolosa sopravvivenza al terremoto e allo tsunami sono state possibili solo grazie al sostegno ricevuto. Inoltre, nelle settimane e nei giorni successivi al disastro, quando le principali linee di comunicazione, l’acqua, l’elettricità e il gas sono stati interrotti, il reciproco aiuto delle comunità locali e delle associazioni di quartiere ha permesso di soddisfare le esigenze basilari e di offrire un legame umano vitale ai sopravvissuti.

Conosco personalmente molti degli individui che si sono dedicati agli altri con nobiltà d'animo e hanno lavorato per il recupero delle loro comunità, condividendo spontaneamente le scarse risorse che avevano e investendo le proprie energie nell'assistenza agli altri, nonostante loro stessi avessero perso tutto: parenti, case e mezzi di sostentamento. Si può solo provare ammirazione davanti a un cuore splendente di umanità che brilla in questi tempi di crisi.

C'è stata una grande e spontanea collaborazione nelle zone colpite di Soka Gakkai, dove sono stati aperti centri di evacuazione subito dopo il terremoto.

Subito dopo il disastro, con i gravi danni subiti dalla rete dei trasporti che collegava Tokyo alla zona colpita, i volontari di Niigata, sulla costa nord-occidentale del Giappone, hanno provveduto ai soccorsi utilizzando le strade secondarie. I volontari provenivano da aree già colpite dai forti terremoti del 2004 e del 2007 e, quindi, conoscevano in profondità le pene e le necessità dei sopravvissuti. Hanno lavorato a tempo pieno per portare in tempi brevissimi i rifornimenti essenziali come acqua potabile, il riso e altri viveri di emergenza, generatori di corrente, carburante e bagni chimici. Mi è stato detto che quei volontari erano mossi da un senso di gratitudine per l'assistenza ricevuta al tempo del terremoto di Niigata: “Molte persone ci hanno aiutato, e ora tocca a noi fare ciò che possiamo”.

Le sofferenze causate da una forte terremoto possono essere davvero sconvolgenti. Ma in tutte le aree sulle quali queste tragedie si sono abbattute negli ultimi anni – il terremoto di Sumatra e lo tsunami nell'Oceano Indiano del 2004, il terremoto del Sichuan in Cina nel 2008 e quello di Haiti nel 2010 – è emerso un profondo senso di solidarietà verso il prossimo, una comunità di cittadini coraggiosi e altruisti che si sono aiutati l’un l’altro. Tali azioni, e lo spirito che le ha animate, sono davvero straordinari. So di non essere l’unico a vedere in questo una sincera bontà che viene dalle profondità del cuore umano.

Chiaramente gli interventi delle autorità con le loro azioni di soccorso e ricostruzione sono fondamentali. Ma al tempo stesso è evidente che la collaborazione delle comunità locali è spesso un'ancora di salvezza per le persone vulnerabili e maggiormente coinvolte nei disastri.

Mentre procedono gli sforzi della ricostruzione, l'aspetto spirituale di cura e assistenza diventa sempre più cruciale e la rete degli individui che interagiscono e si incoraggiano reciprocamente ogni giorno a livello della base gioca un ruolo chiave. In questo senso, la genuina solidarietà tra gli uomini può costituire le fondamenta per una sicurezza umana che non potrà essere distrutta nemmeno dalle più atroci calamità. La nostra risposta al disastro deve essere quella di far emergere i valori dalla tragedia, comprendere il lato più profondo della natura della felicità umana e ridisegnare il futuro immaginato dagli uomini in tutti i suoi aspetti, compreso quello della controversa politica energetica.

Così come il disastro nucleare di Chernobyl nel 1986 ha costretto alla riflessione su molti temi, gli incidenti nella centrale nucleare di Fukushima stanno avendo un profondo impatto sulle opinioni e le diverse posizioni della comunità internazionale.

Sebbene ogni paese abbia diverse opzioni possibili, è certo che sta nascendo un nuovo orientamento nella storia dell'umanità. Si può vedere nella forte promozione per le fonti di energia rinnovabili, nello sviluppo delle tecnologie ad efficienza energetica e nella gestione più attenta delle risorse in generale.

Per raggiungere l'obiettivo di una società sostenibile è necessario un nuovo modo di guardare il mondo – un nuovo sistema di valori – che possa frenare gli eccessi dell'avidità umana e reindirizzare saggiamente questi impulsi verso scopi più elevati.

Spero che riusciremo a trovare una risposta a questa catastrofe, in modo che la saggezza dell'umanità possa contribuire a ritrovare i nostri mezzi di sussistenza, la nostra società e la nostra civiltà, ma soprattutto a ritrovare il cuore umano. © IPS

Daisaku Ikeda, filosofo buddista giapponese, promotore di pace e presidente di Soka Gakkai International (SGI). Per vedere la risposta di Soka Gakkai al terremoto 11 marzo, visita il sito www.sgi.org