EGITTO: Nuovi passi avanti nella parità di genere

NAZIONI UNITE, 28 febbraio 2011 (IPS) – I recenti avvenimenti epocali di piazza Tahrir in Egitto significano anche enormi passi avanti per la parità di genere nella regione, secondo quanto affermano le attiviste per i diritti delle donne presenti agli incontri della Commissione Onu sullo status delle donne attualmente in corso a New York.

Nora Rafeh Refa Tahtawi, una giovane attivista che ha preso parte alle proteste di piazza Tahrir e sta partecipando alle due settimane di meeting presso il Palazzo di vetro, ha ricordato che le donne hanno protestato fianco a fianco con gli uomini, condividendo un senso di appartenenza allo stesso movimento e agli stessi obiettivi.

Anche Azza Kamel, una nota attivista egiziana che si batte per i diritti delle donne, ha partecipato al movimento che ha rovesciato il presidente Hosni Mubarak all’inizio di febbraio. Il popolo egiziano vuole solo “libertà, giustizia e dignità”, ha detto Kamel, e “questa è la prima volta che le donne chiedono la stessa dignità al pari degli uomini”. “Non c’è spazio per le rivalità etniche”, ha aggiunto, esprimendo lo stesso concetto di “famiglia” definito da Tahtawi con la formula “un cuore, una mano, un cervello”.

“Adesso nessuno riuscirà più a dividerlo [il popolo egiziano]”, ha commentato Kamel.

La parola dignità – karama in arabo – è stata ripresa in molti dei canti intonati durante le proteste. È anche il nome di un’organizzazione internazionale della società civile fondata nel 2005, con sede in Egitto ma che prevede programmi per tutto il mondo arabo, e ha uffici in Sudan, Libano, Marocco, Tunisia, Algeria, Siria e Giordania.

Hibaaq Othman, fondatrice e direttrice esecutiva di Karama, ha sottolineato che “questa rivoluzione ha riunito persone completamente diverse tra loro per ceto, educazione, orientamento politico, in tutti i sensi”.

“Hanno sentito di appartenere ad un’unica comunità”, ha detto. “Hanno unificato le loro visioni, le loro energie, si trattava di loro e lo hanno fatto per loro. Le donne hanno sofferto nello stesso modo”.

“Quando il popolo si unisce… niente lo ferma più”, ha detto. “Diventa un bulldozer. Rompe i muri della paura, delle diversità di genere, delle differenze tra ricchi e poveri… tutti erano uguali nelle proteste”.

Secondo Kamel, mentre le donne tunisine sono state un “catalizzatore” per le donne egiziane, adesso anche le donne del Bahrein, pur vivendo in una società più conservatrice, cominciano a rompere le barriere.

“Stiamo scrivendo la nostra storia adesso, solo il cielo è il nostro limite”, ha detto Tahtawi, lanciando una promessa al popolo libico: “vincerete”.

Nihad Abou El Komsan, direttrice del Centro egiziano per i diritti delle donne, concorda che “quando sono le donne a decidere, non esistono barriere”. E aggiunge che la libertà può essere per alcuni versi più difficile della schiavitù, perché implica maggiori responsabilità. “Il futuro non è garantito”, dice.

Othman intravede “moltissime opportunità” per le donne. Hanno avuto un ruolo molto importante nelle proteste, e adesso devono continuare a darsi da fare per “partecipare ai lavori sulla nuova bozza di costituzione; devono assicurarsi di far parte di tutte le commissioni principali”, ha detto all’IPS – in particolare laddove nella commissione costituzionale “non c’è ancora nessuna donna”.

“Adesso saranno tempi duri” per stabilire la democrazia, ha ammesso. Il popolo deve rimanere unito, chiedere dignità, rispetto e libertà – sul piano politico, sociale e religioso. “Solo così si può avere la democrazia”, ha concluso.

La commissione Onu sulle donne (UN Women), formata recentemente, ha un ruolo fondamentale nel garantire che le donne occupino un posto al tavolo delle decisioni. L’agenzia sta riformulando i suoi programmi in Tunisia e nelle altre regioni di Nord Africa e Medioriente per includere queste nuove opportunità, spiega Moez Doraid, vice direttrice esecutiva di UN Women.

“A livello politico, sociale e di genere sono state vinte diverse battaglie”, ha affermato. “Dobbiamo fare in modo che i benefici siano duraturi… e stare attenti ai rischi di inversioni di rotta”. Ad esempio, ha proseguito, attraverso iniziative e azioni affermative, e con il sistema delle quote.

Secondo Othman, UN Women deve puntare alle organizzazioni di donne della società civile, “riflettendo le loro aspirazioni, i loro argomenti, e la bellezza delle donne, in senso politico”.

Adesso la vera sfida, ha sottolineato, è assicurare che questa nuova entità delle Nazioni Unite realizzi davvero ciò che ha promesso: dare priorità alle donne. È stata “portata dalle donne, e deve essere per le donne”, ha detto. © IPS