AFRICA: Il momento dell’Africa è arrivato

MADRID, 26 novembre 2010 (IPS) – C'è l’immagine dell’Africa, e poi c’è l’Africa vera, infinitamente migliore di quell’immagine. Il momento di questo continente è arrivato, hanno sottolineato i leader della società civile africana ieri a Madrid.

Bambini della scuola elementare in classe a Harar, Etiopia UN Photo / Eskinder Debebe

Bambini della scuola elementare in classe a Harar, Etiopia
UN Photo / Eskinder Debebe

L'immagine comune di un' Africa dilaniata dalla povertà, malattie e privazioni di ogni genere, rispecchia certo una indubbia verità, ma nasconde anche la reale crescita di un' Africa che cresce ad una media di più del cinque per cento, capace di accrescere le risorse senza aiuti esterni, e di svilupparsi. Quella nascosta è l'immagine di una realtà ancora poco conosciuta, e accettata.

Il Malawi oggi è diventato donatore di mais per i paesi che ne hanno bisogno, e vende quello in eccedenza ai mercati mondiali, ha detto l'arcivescovo Njongonkulu Ndungane, presidente dell'organizzazione non governativa African Monitor con sede a Cape Town, durante l’incontro organizzato dalla Agencia Española de Cooperación Internacional para el Desarrollo (AECID), l'agenzia governativa spagnola per lo sviluppo, e dall'Inter Press Service (IPS).

“Questo, dopo che il governo del Malawi ha ignorato le raccomandazioni di alcune agenzie di finanziamento che chiedevano di non sovvenzionare fertilizzanti e prodotti agricoli” ha aggiunto Ndungane.

Questo è solo uno dei tanti successi. Le molte storie di fallimento sono diventate storie di successo, dice Ndungane. L'Africa ha ancora le più basse speranze di vita e il più alto tasso di povertà, ma “la buona notizia è che stiamo invertendo molte di queste tendenze. Questo è il motivo per cui osiamo dire che il momento dell' Africa è arrivato”.

Ndungane ha sottolineato diversi aspetti positivi. Il tasso di povertà estrema ha raggiunto, alla fine del 1990, oltre il 58 per cento, ma nel 2005 era sceso a meno del 50 per cento. L' Africa sub-sahariana contrasta le tendenze globali spingendo la crescita dal 5,3 per cento di quest'anno, al 6,0 per cento del 2011.

Entro il prossimo anno la Banca di Sviluppo africana investirà 10 miliardi di dollari in progetti infrastrutturali, anche se la Banca Mondiale sostiene che l'Africa ha bisogno di 93 miliardi di dollari l'anno per strade, acqua ed elettricità. Sebbene riceva 40 miliardi di dollari l'anno in aiuti, ne sta guadagnando 400 attraverso obbligazioni, rimesse e altri meccanismi finanziari.

Questa è la parte migliore, ma non è tutto. Torniamo all'immagine più comune dell'Africa, e ai fatti tragici che la alimentano. Ndungane li conosce bene.

La corruzione potrebbe essere il più grave. “Nel 2008 le uscite illecite provenienti dall'Africa sub-sahariana ammontavano a 96 miliardi dollari”, dice Ndungane. “E' scandaloso”.

Se da un lato le nazioni africane si sono impegnate a spendere il 10 per cento del loro bilancio nell'agricoltura, solo 10 hanno mantenuto il loro impegno. Non ha aiutato il fatto che i donatori abbiano consegnato solo il 60 per cento di quanto promesso.

Ma sono in molti a pensare che i vecchi equilibri si romperanno – anche se i media sono lontani dal segnalare questo nuovo equilibrio. “E’ necessario cambiare il paradigma nei mezzi di informazione, perchè i progressi in Africa non vengono riportati”, ha detto Themba James Maseko, CEO del Sistema di Comunicazione e Informazione del Governo (GCIS) in Sud Africa.

Molti paesi europei hanno pochi emigranti provenienti dall' Africa, e l'unica immagine che i bambini cresciuti in questi paesi hanno è di un continente povero e in conflitto. D'altra parte l'Africa deve fare la sua parte: rafforzare la leadership, costruire industrie anziché esportare materie prime, controllare la fuga di cervelli, garantire la sostenibilità ambientale, e combattere la corruzione.

Inevitabilmente, un incontro sull'Africa in Spagna non poteva non affrontare la questione dei migranti clandestini che arrivano in Europa.

“Il fenomeno delle migrazioni è parte della storia dell’uomo”, ha detto Cheriff Sy, presidente della forum degli editori africani. “Le persone sono sempre emigrate in cerca di una vita più felice. E c'è migrazione anche all'interno dell'Africa”.

“Per favore non parliamo di loro come se fossero bestiame”.

Piuttosto che dipendere dai media, sarebbe meglio fare a meno di essi, ha suggerito Javier Bauluz, fotoreporter e vincitore del premio Pulitzer. La gente non si conosce, non sa nulla degli altri, piuttosto che fare affidamento sui media si dovrebbero privilegiare gli scambi culturali. L’incontro fra Africa e Europa, favorito dalle scuole, potrebbe aiutare la ‘comprensione’ reciproca’.

Trasmettere queste idee era l'obiettivo dell'incontro, ha detto il direttore generale dell' IPS Mario Lubetkin in chiusura. “Ascoltare la nuova realtà africana, quella che può essere intesa in un modo nuovo, con la sua dignità, senza paura di sbagliare, nè di essere sbagliati”.

Stiamo parlando di “un’Africa emergente in un Sud emergente, non è il futuro, ma il presente in cui questo continente si sta unendo al dinamismo di Cina, India e Brasile”.

Le capacità dell'Africa e del Sud Africa, sono state dimostrate nei mondiali di calcio. “Molti dicevano che sarebbe stato un fallimento, ma le cose sono andate diversamente. I media, troppo concentrati sul calcio, non sono riusciti a far emergere l'abilità di Africa e Sud Africa nell'organizzazione del campionato. E' stata una svolta”.

Secondo Lubetkin spesso i media contribuiscono ad aggravare un certo “afro-pessimismo”. Questo genere di dibattiti invece, ha aggiunto, inverte la tendenza verso un nuovo “afro-ottimismo” non inteso come mero esercizio di pubbliche relazioni, ma come possibilità reale di capire l'Africa. ©IPS