FAO: Meno affamati, ma la fame persiste

ROMA, 15 settembre 2010 (IPS) – Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), nel 2010 il numero di affamati nel mondo è diminuito per la prima volta dopo 15 anni. Sembrerebbe un buon motivo per festeggiare, ma di fatto non è così.

Non che il calo sia insignificante perché troppo limitato. Al contrario, le agenzie delle Nazioni Unite stimano quest’anno 925 milioni di persone denutrite, circa 98 milioni in meno rispetto ai 1.023 milioni del 2009, ossia una riduzione di quasi il 10 per cento.

A questo ritmo, il primo obiettivo del Millennio (MDG1), che si prefigge di dimezzare la percentuale di affamati dal 20 per cento del 1992 al 10 per cento entro il 2015, sembrerebbe quasi raggiungibile.

Purtroppo, però, la riduzione è più legata ai miglioramenti del clima economico mondiale sul breve periodo, che a progressi reali nella lotta contro gli affamati nel mondo.

La ripresa e il calo dei prezzi del cibo hanno alleviato la situazione, dopo che gli effetti della crisi finanziaria e l’impennata dei prezzi del 2008 avevano spinto milioni di persone tra le fila degli affamati. Ma il problema della fame resta al di sopra dei livelli pre-crisi e dei problemi strutturali, per cui quasi un miliardo di persone – circa il 16 per cento – non hanno cibo a sufficienza per soddisfare i loro bisogni.

“È una cifra ancora troppo alta. Gli effetti peggiori della crisi si sono in parte diradati, ma non c'è nessun motivo per festeggiare”, dice Alex Rees, a capo della divisione Hunger Reduction di Save the Children UK. “Il numero è molto elevato, bisogna muoversi in fretta. Ci sono ancora tante emergenze nel mondo”.

Il raggiungimento dell'MDG1 è quindi ancora lontano, nonostante la presenza di ampie scorte complessive di cibo, e la popolazione povera dei paesi in via di sviluppo è ancora vulnerabile ai colpi duri e improvvisi delle fluttuazioni economiche e del fallimento dei raccolti.

La recente impennata dei prezzi delle materie prime, che ha spinto la Russia ad estendere il divieto di esportazioni del grano fino al 2011, ha riacceso i timori di un aumento dei prezzi ai livelli del 2008. La FAO, e altri organismi come il Food Policy Research Institution (IFPRI) rassicurano che non è questo il caso, sottolineando che i livelli delle scorte alimentari rimangono positivi, anche se riconoscono che la situazione è instabile.

“La crisi alimentare non è finita, 925 milioni di affamati sono ancora uno scandalo”, ha dichiarato Jeremy Hobbs, Direttore esecutivo di Oxfam International. La riduzione del numero di affamati è più una questione di fortuna che di valutazione obiettiva.

“Una nuova crisi alimentare mondiale potrebbe esplodere in qualsiasi momento se i governi non cominceranno ad affrontare le cause profonde della fame, la volatilità dei prezzi alimentari, decenni di investimenti insufficienti nell'agricoltura e il problema del cambiamento climatico”.

Il problema persiste anche se la FAO, il Programma alimentare mondiale (WFP/PAM) e il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (IFAD) con sede a Roma, dicono che le soluzioni non sono un mistero. Secondo le tre agenzie delle Nazioni Unite, l'esperienza di paesi come la Nigeria, l'Armenia e il Brasile dimostra che la fame può essere ridotta drasticamente investendo nel sostegno ai piccoli coltivatori, per aiutare le popolazioni rurali a garantire da sé la propria sopravvivenza sul lungo periodo, e offrendo reti di sicurezza a chi ne ha più bisogno, per sopravvivere durante le crisi di breve termine.

“Il mondo ha il cibo e ha il know-how, per questo molti sottolineano che ciò che manca è la forza di volontà”.

“Il fatto che ci siano così tante persone affamate nel mondo è una sfida all'idea stessa di progresso umano”, dice Tony P. Hall, Direttore della Alliance to End Hunger ed ex ambasciatore degli Stati Uniti presso le agenzie alimentari delle Nazioni Unite a Roma.

“Avremmo la possibilità di mettere fine al problema della fame nel mondo, ma ne abbiamo la volontà? È solo una questione di volontà economica, politica e spirituale. Finora non abbiamo dimostrato di possederla”.

Gli attivisti che combattono contro la povertà sperano che durante il vertice Onu indetto a New York la prossima settimana per riprendere la battaglia verso il raggiungimento degli otto obiettivi del Millennio, si riuscirà dare un rinnovato impulso alla lotta contro la fame.

Ma questi incontri servono a poco quando si tratta di garantire aiuti e investimenti da parte dei governi, ma i politici non sono gli unici responsabili. La popolazione sia dei paesi ricchi che di quelli in via di sviluppo è complice del fallimento degli impegni, poiché reagisce con indifferenza, piuttosto che con indignazione.

All'inizio di quest’anno, ad esempio, la FAO ha lanciato una campagna online per risvegliare tra la gente una vera e propria rabbia (‘mad as hell’) di fronte alle ingiustizie della fame, e per incoraggiarla a fare pressione sui propri governi.

Migliaia di persone hanno firmato la petizione – non male per una campagna online, ma è solo una minima parte su milioni di persone che ogni giorno fanno shopping nei centri commerciali, guardano le soap opera o la Champions League, o la sera vanno a mangiare fuori.

“Con un bambino che muore ogni sei secondi per problemi legati alla sottonutrizione, la fame resta il più grande dramma e il maggiore scandalo del mondo”, ha denunciato il Direttore generale della FAO Jacques Diouf in conferenza stampa questa settimana. ” È una cosa totalmente inaccettabile”.© IPS