DONNE-INDIA: Le donne ‘single’ rompono il silenzio e sfidano le norme sociali

NEW DELHI, 27 ottobre 2009 (IPS) – Sono passati oltre otto anni dal terremoto che nel gennaio 2001 colpì lo stato indiano del Gujarat; un passato non lontano ma indelebile nel ricordo di Hansa Rathore, che da quel giorno è rimasta vedova.

Le donne creano un fronte unito durante il forum nazionale per i diritti delle donne sole Nitin Jugran Bahuguna/IPS

Le donne creano un fronte unito durante il forum nazionale per i diritti delle donne sole
Nitin Jugran Bahuguna/IPS

Rathore ha 29 anni ed è una delle migliaia di donne rese vedove da quel terribile terremoto, uno dei peggiori nella storia dell’India. La catastrofe, che ha mietuto quasi 20 mila vittime, ha cambiato per sempre la sua vita.

“Anche mia madre è rimasta vedova nello stesso disastro; la mia casa è andata distrutta, e io non avevo nulla con cui sfamare il mio bambino di 9 mesi”, ricorda Rathore.

Ha imparato presto cosa significa sopravvivere in una piccola comunità conservatrice chiusa in se stessa, che ostracizza le donne vedove imponendo limitazioni crudeli. “Non ho ricevuto alcun aiuto dai parenti di mio marito e sono stata costretta a cercare riparo all’aperto – letteralmente, costruendomi da sola un riparo di fortuna con dei sacchi e un tetto di lamiera. Non potevo lavorare, né ricevere cibo o servizi sanitari per mio figlio, che si ammalò gravemente”, racconta.

Sudha Jha, 49 anni, del distretto di Katihar (stato settentrionale di Bihar), è rimasta vedova nel ‘98. Da allora lotta per crescere da sola tre figli maschi e una femmina.

“I miei parenti acquisiti non hanno voluto che andassi a vivere con loro dopo la morte di mio marito. È stata dura trovare lavoro per dar da mangiare ai miei figli e farli studiare”, dice Jha in tono asciutto, e aggiunge che una delle conseguenze immediate e più gravose della sua vedovanza è stato ritrovarsi con una mobilità ridotta, cosa che spesso rende le vedove “invisibili” e impossibilitate a lavorare fuori casa.

“Una vedova non viene trattata con rispetto. Talvolta ci si aspetta che si rada la testa, porti abiti bianchi e semplicissimi, le è vietato truccarsi e indossare gioielli, deve mangiare in disparte, e solo pietanze vegetariane molto frugali”, aggiunge Jha. “Perché le vedove devono sottostare a questa tortura? Gli uomini non vengono discriminati quando le loro mogli muoiono, e possono risposarsi!”.

Ricche o povere, quasi ovunque le vedove indiane combattono un pesante stigma sociale. Ancor più colpite sono le donne che vivono da sole, perché nubili o ripudiate dal marito. Peraltro, molte donne sposate sono intrappolate in situazioni famigliari degradanti, dove spesso subiscono percosse, umiliazioni, crudeltà fisica e psicologica, eppure sono incapaci di venirne fuori, o riluttanti.

Vedove, abbandonate e disagiate, Rathore e Jha hanno deciso di rovesciare la difficile situazione in cui vivono combattendo per i propri diritti umani fondamentali. Con l’aiuto di ActionAid, una Ong che dal 2002 opera nelle zone del Gujarat colpite dal terremoto, Rathore ha mobilitato donne sole per creare l’‘Ekal Nari Shakti Manch’ (associazione per l’affermazione delle donne sole). Jha, dal canto suo, è divenuta incrollabile fautrice di un gruppo di donne sole a Bihar, l’‘Ekal Nari Sangharsha Samiti’ (Comitato di lotta delle donne sole).

Insieme ad altre sei donne sole, Jha e Rathore rappresentano gli stati indiani dell’Himachal Pradesh, Jharkhand, Rajasthan, Orissa e Madhya Padesh, e all’inizio di ottobre si sono riunite nella capitale indiana per lanciare il “Forum nazionale per i diritti delle donne single”.

Tra le istanze presentate al governo: un sussidio mensile di 1.000 rupie (21,65 dollari), assistenza sanitaria gratuita per donne sole e i loro figli, diritto al lavoro e alla proprietà, sia della casa natale che del marito, oltre a un piccolo lotto di terreno edificabile.

Il censimento ufficiale 2001 (i dati più recenti disponibili) registra 36 milioni di donne sole in India. Secondo le attiviste, però, si tratta di cifre obsolete, che terrebbero conto solo delle donne separate e divorziate legalmente, e delle vedove. Le donne abbandonate, ripudiate e nubili restano escluse dalle politiche e dai piani assistenziali del governo.

“In India ci sono oltre 36 milioni di donne sole, ma non c’è attenzione verso i temi che le riguardano”, ha dichiarato al forum Ginny Shrivastava, un’attivista del Rajasthan, India nordoccidentale.

Saraswati Singh, una 30enne dell’‘Ekta Mahila Manch’ (Associazione per l’emancipazione delle donne sole) dello stato orientale di Jharkhand, promessa in sposa dalla famiglia a un giovane del villaggio, ha deciso di rompere il fidanzamento per proseguire gli studi. Non solo perché per lei sono più importanti del matrimonio: la decisione ha motivi profondi.

“Dopo aver assistito alla tortura fisica e psicologica inflitta da mio cognato a mia sorella maggiore per la sua dote insufficiente, ho deciso di non sposarmi”, rivela Singh. Ironia vuole che la sua decisione abbia scatenato un’ulteriore discriminazione, nella sua famiglia.

“Sono doppiamente stigmatizzata: perché non sono sposata, e perché spesso sono fuori casa per le attività dell’associazione. Per la mia famiglia ho perso l’appartenenza alla nostra casta, e mi hanno proibito di entrare in cucina [che nelle comunità indiane conservatrici è ritenuta la stanza più pulita e sacra della casa, dove le donne possono entrare solo dopo le abluzioni mattutine]”, ha raccontato. “Infine, mio fratello ha cominciato a temere che avrei avanzato delle pretese sulla proprietà di nostro padre, e lo ha convinto a firmare una cessione della pensione solo a lui”, ha aggiunto Singh.

Nel 2005 il governo ha varato un ambizioso programma per l’occupazione, volto a garantire a tutti i poveri almeno 100 giorni di lavoro all’anno. Inizialmente chiamato “Legge nazionale di garanzia dell’occupazione rurale” (NREGA nell’acronimo inglese), in occasione dell’anniversario della nascita di Gandhi (22 ott.) è stato rinominato “Legge nazionale Mahatma Gandhi di garanzia dell’occupazione rurale”.

È ironico che gruppi come le donne sole, la cui emancipazione era uno dei temi che più stava a cuore a Gandhi, si ritrovino esclusi dal programma, osservano Singh e altre attiviste.

Avengillista (non ha voluto rivelare il cognome), rappresentante del Jharkhand nel comitato organizzativo del forum, sottolinea che programmi come il NREGA le escludono per vari motivi. “In alcuni casi, ci viene detto che siamo troppo giovani per lavorare. In altri, che non possono assumerci perché abbiamo dei figli piccoli, mentre le donne meno giovani non vengono neppure considerate”, spiega.

Durante il forum il governo ha assicurato che si muoverà per sanare queste ingiustizie.

“Escludere le donne sole da uno dei principali programmi nazionali di lotta alla povertà (il NREGA) significa minare l’obiettivo dell’undicesimo Piano quinquennale del governo per la crescita inclusiva”, ha affermato Syeda Hameed, membro della Commissione di pianificazione dell’India, incaricata di formulare e approvare il piano. “Raccomanderemo l’adozione di nuove linee guida per garantire che le donne abbiano il diritto di usufruire del programma a tutti gli effetti “. Girija Vyas, presidente della Commissione nazionale delle donne (NCW nell’acronimo inglese), ritiene che tutto dimostra come le donne sole siano socialmente svantaggiate su molti fronti. “Le vedove sono il 33 per cento delle vittime di molestie sessuali, ma se analizziamo indicatori di base come l’accesso al cibo e alla sanità, i dati sono ancora più allarmanti”, ha evidenziato Vyas nel corso del summit.

Vyas ha inoltre dichiarato che la NCW si farà portavoce presso il governo della richiesta di introdurre specifici piani e programmi per le donne sole e di trovare il modo per dare loro un’occupazione. “La NCW si impegna a rivedere e ampliare la legislazione sul diritto delle donne alla proprietà e garantire che le donne possano ereditare da genitori e parenti acquisiti ciò che spetta loro”, ha ribadito.

Nonostante le molte difficoltà che restano da superare, le donne del forum e di iniziative correlate si sono impegnate fermamente ad affrontare le ingiustizie di genere.

“Siamo qui per spezzare un silenzio lungo decenni, e per ridefinire le prospettive sociali inerenti le donne sole”, ha affermato Singh, dell’Association of Empowered Single Women.

“Vogliamo sincerarci che le lotte quotidiane condotte dalle donne sole contro costumi sociali ingiusti, la negazione di diritti sociali e le varie forme di violenza perpetrate contro di esse emergano alla luce del giorno e siano rese note a tutti” ha poi concluso.