MEDIORIENTE: Bambini trovati in fin di vita

RAMALLAH, 9 gennaio 2009 (IPS) – Un coro mondiale di condanna si è levato contro Israele per gli abusi dei diritti umani commessi a Gaza. L’operazione Piombo fuso, giunta al suo tredicesimo giorno, ha già provocato oltre 700 vittime tra i palestinesi.

Il Comitato internazionale della Croce Rossa (ICRC) ha chiesto giovedì un accesso sicuro, in modo che i suoi operatori e le ambulanze della Croce Rossa palestinese (PRC) possano evacuare i feriti. La Croce Rossa ha accusato Israele di aver deliberatamente ritardato l’arrivo delle ambulanze.

Le squadre d’emergenza avrebbero già tentato in diverse occasioni di soccorrere i feriti e di recuperare i corpi in diverse aree di Gaza city, ma avrebbero visto negarsi l’accesso dai soldati delle Forze di Difesa israeliane (IDF).

Mercoledì scorso, dopo una settimana di intensi negoziati con i funzionari israeliani, gli operatori dell’ICRC e le ambulanze della PRC sarebbero comunque riusciti a raggiungere alcuni dei sopravvissuti nel quartiere di Zeitoun a Gaza.

L’ICRC avrebbe trovato quattro bambini piccoli accanto ai corpi delle madri morte in una delle case della zona. Sembra che i bambini fossero affamati e troppo deboli per tenersi in piedi. Un uomo è stato trovato in fin di vita, e sempre nella stessa casa sarebbero stati trovati anche dodici corpi senza vita distesi sui materassi.

In un altro edificio l’ICRC avrebbe invece soccorso quindici sopravvissuti. In una casa adiacente sono stati trovati tre corpi. Le squadre di soccorso continuano a cercare sopravvissuti, nonostante gli ordini ricevuti dai soldati israeliani di lasciare la zona.

”È sconvolgente”, ha commentato all’IPS Pierre Wettach, capo della delegazione dell’ICRC per Israele e i territori palestinesi occupati. “L’esercito israeliano deve essersi reso conto della situazione, ma non ha soccorso i feriti. Ed ha anche impedito a noi e alla PRC di assisterli”.

Secondo l’ICRC, Israele avrebbe violato il diritto umanitario internazionale.

Mercoledì scorso, Amnesty International ha accusato l’IDF e i cecchini palestinesi di aver utilizzato i civili palestinesi come scudi umani.

”Secondo le nostre fonti a Gaza, i soldati israeliani sarebbero entrati in alcune abitazioni palestinesi prendendo posizione, e costringendo le famiglie a rimanere nelle stanze a pianterreno per poter usare il resto della casa come base militare e per i loro cecchini”, ha denunciato Malcom Smart, direttore del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International.

“Questo ovviamente aumenta il rischio per le famiglie palestinesi coinvolte, e significa che di fatto vengono utilizzate come scudi umani”, ha aggiunto.

Anche i cecchini palestinesi avrebbero utilizzato le case dei civili come basi per attaccare le forze israeliane, ma le IDF starebbero impiegando questa tattica da diversi anni. È una tipica strategia delle IDF nella West Bank occupata installarsi nelle case dei palestinesi usandole come basi militari, e confinando le famiglie in un’unica stanza.

I soldati israeliani sono stati ripresi mentre costringevano alcuni giovani palestinesi a camminare di fronte alle jeep dell’esercito, o venivano mandati avanti nelle case dove si sospettava potessero nascondersi i cecchini o le trappole esplosive, per aprire la strada ai soldati.

Anche Amnesty International ha condannato la decisione di Israele di stabilire un cessate il fuoco di sole tre ore al giorno, giudicato insufficiente per fronteggiare l’escalation della crisi umanitaria.

“Un tregua di poche ore al giorno non basta. È troppo breve per risolvere i bisogni urgenti e massicci dei civili coinvolti nelle ostilità e tra cui si registrano enormi perdite umane”, spiega Curt Goering, vice direttore esecutivo di Amnesty per gli USA.

“Israele ha bloccato gli aiuti per quasi tutto il 2008. L’esercito israeliano non può lasciar entrare gli aiuti per tre ore e pensare che questo sia sufficiente. Una breve ‘pausa’ giornaliera non può garantire la sicurezza degli operatori umanitari”, ha osservato Goering.

Intanto, le Nazioni Unite hanno chiesto che Israele fornisca le prove delle sue affermazioni, secondo cui alcuni cecchini palestinesi avrebbero sparato contro le forze israeliane da una scuola dell’ONU nel nord di Gaza, prima che gli israeliani sferrassero il loro attacco sulla scuola uccidendo più di 40 civili palestinesi.

L’ONU ha categoricamente negato che vi fossero uomini armati nella scuola in quel momento.

“Non abbiamo niente da nascondere”, ha dichiarato alla CNN mercoledì scorso il portavoce dell’UNRWA Chris Gunness. “Vogliamo vedere le prove, per sgombrare ogni sospetto”.

Ci sono circa 14mila palestinesi rifugiati nelle scuole dell’UNRWA. L’ONU ribadisce che prima del lancio dell’offensiva militare di Israele a Gaza, aveva fornito ad Israele le coordinate satellitari GPS di tutte le sue strutture a Gaza.

Diversi anni fa Israele aveva suscitato scalpore con l’accusa rivolta all’UNRWA di trasportare cecchini nelle proprie ambulanze. Le IDF sostenevano di essere in possesso di foto satellitari di “checchini” che caricavano “razzi” nel retro di un ambulanza.

Una successiva indagine stabilì che il “razzo” era in realtà una barella, e i “cecchini” medici. L’UNRWA chiese delle scuse, che non ha mai ricevuto.

Dopo lo scoppio, nel 2000, della seconda rivolta palestinese, o Intifada, Israele accusò l’ICRC di trasportare in una delle sue ambulanze kamikaze con cinture di esplosivi intorno alla vita. L’ICRC negò fermamente l’accusa, e chiese di vedere le prove, che però non sono mai state fornite.

Nel frattempo, si starebbe preparando un nuovo confronto al largo delle coste di Gaza, dove una nave internazionale con a bordo aiuti umanitari, attivisti dei diritti umani, giornalisti e politici sarebbe pronta a rompere il blocco navale di Israele su Gaza.

Vi sono già stati diversi tentativi da parte di altre navi, conclusi senza successo; il più recente, quello della nave umanitaria Dignity, che è stata intercettata e speronata da una motovedetta israeliana e scortata fino al porto di Beirut.

A bordo, la rappresentante del Congresso USA Cynthia McKinney e una troupe della CNN, che ha ripreso l’episodio con le telecamere.