IRAQ: Difficile vivere in una città morta

BAQUBA, 26 luglio 2007 (IPS) – La vita nella capitale irachena della provincia di Diyala, lacerata dalla violenza, è diventata una lotta quotidiana per la sopravvivenza.

Soldati americani a Baquba, Marzo 2007 US Air Force / Staff Sgt. Stacy L. Pearsall

Soldati americani a Baquba, Marzo 2007
US Air Force / Staff Sgt. Stacy L. Pearsall

Pesanti operazioni dell’esercito Usa, squadroni della morte settari e militanti di al-Qaeda; il tutto concorre a rendere la vita di tutti i giorni praticamente impossibile a Baquba, 50 chilometri a nordest di Baghdad.

Gli spostamenti dalla città verso qualsiasi altra destinazione sono diventati estremamente pericolosi. Dilagano i sequestri, in una città senza legge dove il controllo del governo è solo un miraggio.

La mancanza di sicurezza e mobilità comporta gravi carenze di carburante, di cibo, di forniture mediche e altre necessità. Il mercato centrale di questa città di circa 325.000 abitanti è svanito. Ma non è solo lo shopping ad essere scomparso: il mercato era un luogo di incontro per socializzare, e anche per fare affari.

La violenza diffusa ha messo fine a tutto questo. Il mercato si è disperso tra i diversi quartieri della città. Molti negozianti hanno riavviato attività più piccole in casa, abbandonando i loro punti vendita.

Nelle ultime settimane, nel mercato sono state uccise o sequestrate in media due o tre persone al giorno. E questo ancora prima che l’esercito Usa lanciasse l’operazione Arrowhead Ripper il mese scorso, con l’intento di colpire le forze di al-Qaeda. Gli abitanti riferiscono che adesso la situazione è anche peggiorata.

”Le truppe hanno chiuso tutti i centri commerciali in città, e non fanno passare le macchine”, ha raccontato all’IPS Amir Ayad, 51enne professore associato dell’università di Diyala. “Per arrivare al lavoro, devo prendere un carretto, come fanno molti altri. È a cinque minuti, ma è meglio che camminare”. ”Per gli esami di fine anno, che purtroppo hanno coinciso con questo periodo di operazioni militari, gli studenti hanno dovuto camminare ore per arrivare nei luoghi degli esami”, ha spiegato all’IPS il prof. Majeed Abid. “Arrivando esausti e tutti sudati”.

I carretti trainati da animali sono ormai diventati un business a Baquba. La maggior parte sono trainati da muli, e ognuno può trasportare 10-15 passeggeri, che pagano due o tre dollari a viaggio.

”Ogni giorno devo trasportare le verdure con il carretto per quattro chilometri, e pago 25-35 dollari ogni volta”, ha detto all’IPS il 29enne Adil Omran. “Per questo, i prezzi sono terribilmente aumentati”.

“Un pomodoro, che si coltiva comunemente in Iraq, di solito costa intorno ai sei centesimi”, riferisce Mahmood Ali, un insegnante in pensione. “Oggi, è salito a 1,25 dollari. Ora le famiglie tendono a comprare uno o due sacchi di patate (di 30 chili ognuno), perché non possono permettersi le altre verdure, che costano sempre di più”.

A complicare le cose, i pagamenti degli stipendi, già instabili, a causa dell'insicurezza.

”Gli impiegati prima ricevevano lo stipendio ogni mese, ma già da un anno e mezzo li riceviamo solo ogni 50-70 giorni”, ha riferito all’IPS Kadhim Raad, 44enne impiegato del comune di Baquba.

”Il personale del Ministero dell’educazione non riceve lo stipendio da tre mesi, perché nelle banche mancano i soldi”, ha detto all’IPS Sara Latif, impiegata alla divisione finanziaria della Direzione generale dell’educazione.

La gente adesso cerca il modo di lasciare questa città di violenza continuata, stipendi in ritardo, mancanza di posti di lavoro, mancanza di mercati aperti, fabbriche chiuse, attività comunale ferma, e pochissima agricoltura, per la mancanza di acqua e elettricità.

Una casa a Baquba riceve in media una o due ore di elettricità al giorno, e non è insolito che manchi l’elettricità per tre o quattro giorni di seguito.

La maggior parte della popolazione ha comprato piccoli generatori, ma per la mancanza di carburante spesso è impossibile farli funzionare. Prima dell’invasione guidata dagli Usa, un litro di benzina in Iraq costava cinque centesimi; oggi, a Baquba, si aggira intorno ai due dollari.

Non ci sono pompe di benzina in funzione, e bisogna comprare dei contenitori da 20 litri.

“La gente ha dimenticato che esiste una cosa chiamata distributore di benzina”, ha commentato all’IPS Hamid Alwan, un autista di taxi di 46 anni. “I proprietari dei distributori vendono le loro cisterne di carburante prima che vengano portate a Baquba per fare più soldi”.

E tutto questo non è niente in confronto alla principale preoccupazione: trovare un modo per sentirsi al sicuro.