POLITICA-MALI: Elezioni parlamentari, "tra zero e sei" le donne elette

BAMAKO, 24 luglio 2007 (IPS) – C’è chi teme che il numero delle donne nel Parlamento del Mali possa risultare più che dimezzato dopo le ultime elezioni legislative, conclusesi domenica scorsa.

Le elezioni parlamentari chiedono agli elettori maliani di votare per le liste di partito formate dai candidati nominati nei diversi collegi. Se una lista non ottiene la maggioranza dei voti, si va al ballottaggio tra le due liste che hanno totalizzato più voti. Il partito la cui lista ottiene la maggioranza dei voti al secondo turno occuperà tutti i seggi del rispettivo collegio, con le persone della propria lista.

I candidati indipendenti possono concorrere per i seggi dei collegi con un solo parlamentare, dove è anche previsto il ballottaggio se non si ottiene la maggioranza al primo turno.

Nessuna delle 227 candidate donne che si sono presentate alle elezioni di quest’anno ha vinto un seggio al primo turno, il 1 luglio, e solo 26 erano in lista alle votazioni di domenica (in tutto, 1.408 candidati erano in corsa nelle legislative).

“Abbiamo fatto un passo indietro”, ha ammesso Korotoumou Mariko-Thera, portavoce dell’“Organismo per la cooperazione delle donne nei partiti politici”, e tra le candidate non elette al primo turno. “Nel migliore dei casi, avremo 13 donne elette con questo numero (26). Nel peggiore dei casi, potremmo essere tra 0 e 6 donne”, ha detto all’IPS.

Nel parlamento uscente, composto di 147 seggi, c’erano 14 donne. Alle elezioni democratiche del Mali del 1992, dopo anni con un solo partito al governo, solo due donne sono state elette in parlamento. Nel 1997, il loro numero è salito a 18, ma è di nuovo sceso nel 2002.

Il sociologo Soumalia Sagara attribuisce gli scarsi risultati delle donne quest’anno a tre fattori in particolare:

“Il primo aspetto è sociologico, ed è legato alle idee sulla leadership delle donne nella società maliana. In nessuno dei nostri villaggi si vede mai una donna a capo del villaggio”, ha segnalato.

Il secondo fattore riguarda ciò che Sagara definisce il debole spirito combattivo delle donne alle elezioni. In terzo luogo, “le donne non hanno abbastanza fiducia in sé, in generale”, ha commentato, aggiungendo che questo le priva della capacità di comando.

Anche Bocary Daou, giornalista e analista politico, è dello stesso parere, e evidenzia il ruolo degli uomini nell’emarginazione politica delle donne: “I politici uomini… non vogliono cedere niente alle donne in termini di responsabilità. L’altro aspetto è culturale… Nell’immaginario popolare, il potere delle donne è il male”.

Secondo uno studio governativo del 2006 sull’accesso delle donne agli organismi decisionali in Mali, in questi raggruppamenti le donne hanno una rappresentatività complessiva di appena il 10,79 per cento: il 9,52 per cento in parlamento; il 18,5 nel consiglio dei ministri, meno dell’uno per cento negli incarichi di sindaco, e meno del sette per cento come consiglieri comunali.

Uno degli otto candidati in corsa per le presidenziali tenutesi ad aprile e maggio era una donna (si veda: 'POLITICS-MALI: A Presidential Election That Breaks With Tradition' su www.ipsnews.net), mentre alle legislative di quest’anno poco più del 16 per cento dei candidati erano donne.

Grazie alle pressioni di associazioni e movimenti di donne, il governo aveva cercato di includere una clausola nella legislazione elettorale per quest’anno, per impedire che più del 70 per cento dei candidati nelle liste di partito fosse dello stesso sesso. Ma dopo un acceso dibattito nell’agosto 2006, la legge è stata approvata senza quella clausola.

Quanto a lei, Mariko-Thera punta il dito contro la mancanza di fondi disponibili per le candidate donne.

“La gente non vota per convinzione. A tutti i livelli, devi produrre denaro… Siamo in un sistema in cui il candidato che ha più mezzi, vince”, ha osservato, aggiungendo che le donne devono anche ottenere il sostegno dei principali partiti. “Le donne non sono sulle liste più serie, cioè quelle dei grandi partiti che offrirebbero maggiori opportunità di essere elette. Più spesso, sono sulle liste indipendenti, o su quelle di piccoli partiti politici”.

È stato per aumentare la partecipazione delle donne nella vita legislativa e nelle elezioni amministrative, che tutte le donne appartenenti ai raggruppamenti politici si sono riunite quattro anni fa per creare l’Organismo per la cooperazione delle donne nei partiti politici.

Secondo Bintou Sanankoua, segretaria generale della “Rete delle donne africane nei ministeri e nei parlamenti”, ed ex legislatrice maliana, “Le donne sono preziose in politica, e la loro presenza può moralizzare la vita pubblica in quanto sono madri, guardiane della tradizione, e sono molto scrupolose. La loro presenza può anche contribuire a riabilitare la politica che oggi la gente ha la tendenza a banalizzare”

“In sostanza, la presenza delle donne può cambiare tutto”, ha osservato Sanankoua, durante una recente tavola rotonda tenutasi nella capitale maliana Bamako.

Alle elezioni di domenica, sono stati registrati poco più di sei milioni di votanti, su una popolazione di 13,8 milioni di abitanti.

Il Mali è uno degli stati più poveri al mondo, con il 72,3 per cento della popolazione che vive con meno di un dollaro al giorno, e il 90,6 per cento con meno di due dollari al giorno, secondo il Rapporto Onu 2006 sullo sviluppo umano.