CINA: Lezioni di storia su misura

Pechino, 20 dicembre 2006 (IPS) – Certa di essere la superpotenza mondiale del futuro, la Cina ha iniziato ad esaminare ascesa e declino di altre grandi nazioni, nella speranza di apprendere qualcosa dalla loro storia; ma c'è un capitolo che viene sistematicamente dimenticato: quello della stessa Cina.

Malgrado l’economia del paese sia cresciuta velocemente negli ultimi 20 anni di riforme del mercato e si collochi oggi tra le prime quattro del mondo, la storia ufficiale della Cina moderna – insegnata a più di un miliardo di persone – rimane assolutamente non rivista e ancora dominata dal dogma comunista. Mentre l’influenza globale della Cina cresce, gli esperti iniziano a meditare su cosa significhi far crescere una nazione sulla censura del suo stesso passato.

Una parte considerevole della storia cinese recente – come le ragioni dell’insurrezione e le conseguenze della grande rivoluzione proletaria, oppure la carestia di massa durante il Grande salto in avanti dove sarebbero morte circa 30 milioni di persone – rimangono censurati o sconosciuti alla comunità. Nonostante i ricercatori continuino ad indagare, la maggior parte del loro lavoro viene diffuso solo a Hong Kong e Taiwan, o non viene mai pubblicato.

Temendo l’esame dei propri errori politici, il Partito Comunista al governo preferisce far riflettere la gente sulla futura grandezza della Cina anziché sulle tragedie del passato. Questo è anche l’obiettivo di un nuovo documentario, trasmesso recentemente dalla Televisione Centrale Cinese (CCTV), dal titolo “L’ascesa delle grandi nazioni”.

Il film analizza la crescita di nove potenze mondiali – dall’impero portoghese nel XV secolo all’attuale predominio mondiale degli Stati Uniti – nella speranza di stabilire cosa ne rese possibile il successo. La Cina non è inclusa tra queste potenze, ma il documentario promuove tematiche legate al potere oltre ad esaltare l’importanza del “soft power”, che i leader cinesi sperano di divulgare all’interno del paese.

Sebbene il documentario sia stato commissionato dal Comitato Centrale e dal Partito Comunista Cinese, la visione storica che insinua prescinde dalla prospettiva marxista e si concentra sul ruolo costitutivo del soft power per le grandi potenze mondiali.

Piuttosto che enfatizzare la pura coercizione dei poteri imperiali come fanno i libri di storia cinesi ortodossi, il programma si concentra sulle capacità dei paesi di influenzare gli altri con il fascino delle idee, dei sistemi e della cultura.

La Cina si sta aprendo al mondo esterno, ed è pertanto necessaria una maggiore comprensione globale, ha detto Ren Xue'an, responsabile della produzione del documentario, in un’intervista al China Daily.

Presentando la Gran Bretagna e la sua rivoluzione industriale, il film dedica molto spazio a grandi scienziati del paese come Newton e Watt, e al genio dell’economia inglese Adam Smith, con un chiaro omaggio al progresso economico. La parte che riguarda gli Usa evidenzia i grandi risultati del presidente Franklin Roosevelt nel suo intento di preservare l’unità nazionale – dogma fondamentale dello stesso Partito Comunista Cinese, che vorrebbe la riunificazione con l’isola di Taiwan.

Il documentario in 12 puntate si è rivelato talmente popolare che, dopo averlo trasmesso due volte consecutive sulla Televisione Centrale Cinese, ora viene passato anche su reti locali.

È interessante vedere quanto siano importanti idee, filosofia e cultura per la crescita delle potenze mondiali, ha scritto un inter-nauta anonimo su Internet, ma è un errore pensare che sarebbero divenute così forti senza una grande forza militare alle spalle.

Dobbiamo liberarci dell’eredità di Confucio che considera la conoscenza come il fondamento unico, scrive un altro. Gli esempi di Usa e Giappone dimostrano che un paese può diventare una grande potenza solo abbracciando tecnologia e scienza.

La formula televisiva di mostrare possibili scenari relativi alla futura ascesa della Cina ha provocato un dibattito abbastanza interessante sul ruolo del soft power per un paese, o se sia possibile la forza economica senza il potere militare. Tuttavia, il film evita di sollevare questioni controverse sulla mancanza – o l’importanza – di una lettura onesta della storia.

L’ultimo tentativo di ricerca spirituale in Cina risale a 18 anni fa, con una serie trasmessa sulla TV di stato; era un programma in sei puntate dal titolo He Shang, ovvero l’Elegia del Fiume Giallo, che nel 1988 aveva provocato una scandalo nazionale ed era stato immediatamente censurato.

Questa controversa trasmissione suggeriva che la civilizzazione cinese, formatasi con il lento, immutabile corso del Fiume Giallo, aveva prodotto una cultura politica feudale estremamente statica e oppressiva. L’Occidente veniva invece presentato come illuminato da scienza e democrazia,e si optava dunque per il cambiamento.

I conservatori ritengono che i roventi dibattiti seguiti alla censura di He Shang avrebbero influenzato gli studenti che chiedevano la democrazia, inducendoli a marciare su piazza Tiananmen per chiedere una riforma politica. Pare che uno dei vecchi leader del partito, Wang Zhen, abbia definito il documentario un esempio di nichilismo culturale, accusandolo di appoggiare una occidentalizzazione all’ingrosso.

”L’ascesa delle grandi nazioni” non arriva certo in territori così oscuri. Secondo Ren, il produttore, il documentario è semplicemente alla ricerca di qualche risposta su come una paese può trasformarsi in una grande potenza.

Esorcizzare i fantasmi del passato o passare a una resa dei conti sui periodi storici critici non sono proprio gli strumenti utilizzati dal film. Secondo gli intellettuali cinesi, il Partito Comunista ha ancora paura delle domande sul passato, che potrebbero riaprire vecchie ferrite o suggerire ulteriori richieste di riforma politica.

Quando si comincia a chiedere, dove si può arrivare? Le domande possono continuare all’infinito, come ricorda Li Datong, che all’inizio dell’anno è stato licenziato da redattore del settimanale Bingdian (Punto di congelamento) dopo aver scritto un saggio critico sui libri di storia cinesi.